A Troina si discute della riapertura del tribunale di Nicosia

di Redazione
15/01/2018

Lo scorso venerdì, 12 gennaio, si è tenuto presso l’aula consiliare del Palazzo Municipale della cittadina nebroidea un incontro dal tema “Riaprire il tribunale. Una possibilità prevista dalla legge”. L’argomento della discussione è stato la riapertura, in via sperimentale, del tribunale di Nicosia. Infatti, da tempo, i giuristi del comprensorio chiedono a gran voce la riapertura del Tribunale, chiuso nel 2013 a seguito della riforma giudiziaria.

Un primo passo per dare concretizzazione al progetto di riapertura è stato fatto lo scorso 28 dicembre, a Nicosia, con la riunione del comitato scientifico; composto dagli avvocati Pino Matarazzo, Maria Fiscella, Pino Mazzara, Piergiacomo La Via, Angela Anello, Maria La Ganga, Giusy Tumminaro, Gianfranco Castrogiovanni, Auguto Mongioj, Cristina Fiore, Salvatore Timpanaro e Maria Pia Aria; Luigi Bellettati, commercialista e Corrado Danti, luogotenente della Guardia di Finanza. In quell’occasione è stata, anche, approvata una bozza di progetto con le “funzioni giudiziarie” che si potrebbero esercitare nei locali dell’Ufficio soppresso-ex Palazzo di Giustizia di Nicosia.

Il documento, in sintesi, prevede tre tipi di funzioni giudiziarie: attività giudicante, attività inquirente e servizi di cancelleria o sportello di prossimità. Attività Giudicante si ipotizza con 100 udienze all’anno, all’incirca due la settimana, di cui 35 di ordine penali, 35 civili, 20 di comparizioni coniugi nei giudizi di separazione e divorzio, 10 udienze preliminari e/o camerali GIP/GUP. Attività Inquirente si propone con la presenza a Nicosia di un Magistrato inquirente per 2 o 3 giorni la settimana. Il sostituto procuratore potrebbe seguire le indagini sul territorio, interfacciandosi e coordinando l’attività investigativa delle forze dell’ordine: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza. Servizi di Cancelleria o “sportello di prossimità” potrebbe curare 2 o 3 giorni a settimana: il deposito di tutti gli atti civili e penali, non ricevibili dal Giudice di Pace; la gran parte dell’attività di volontaria giurisdizione, istanza per nomina di amministratore di sostegno o tutore, istanze al giudice tutelare, rinunce all’eredità, ecc.; e l’eventuale rilascio di certificazioni cartacee.

Si è anche ipotizzato che i costi presunti, a carico del “bilancio regionale”, sarebbero contenuti e si aggirerebbero tra i 50 ed i 70 mila euro all’anno. L’iniziativa della riapertura muove i suoi passi partendo dall’art. 8 comma 4 bis dlt 155/2012, il quale sancisce che “in via sperimentale, il Ministro della giustizia può disporre, nell’ambito di apposite convenzioni stipulate con le regioni e le province autonome, che vengono utilizzati, per il tempo necessario, gli immobili adibiti a servizio degli uffici giudiziari periferici e delle sezioni distaccate soppressi per l’esercizio di funzioni giudiziarie nelle relative sedi. Le spese di gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di servizio oggetto delle convenzioni sono integralmente a carico del bilancio della regione”.

All’incontro moderato da Alfio Giachino, presidente del Consiglio Comunale, sono intervenuti l’avvocato Piergiacomo La Via e il sindaco Sebastiano Fabio Venezia“Quando parliamo di tribunale parliamo di territorio – spiega l’avvocato La Via. Non si vuole riaprire il tribunale in quanto tale, poichè si deve pensare che la chiusura del tribunale è stato il più grande atto di macelleria sociale. Hanno portato via due tribunali Nicosia e Mistretta, con due Procure della Repubblica e due case circondariali, noi stiamo facendo una battaglia che va oltre la riapertura del tribunale. È una battaglia per questo territorio. Faccio un esempio, quando si toglie il tribunale di Sanremo e lo si porta ad Imperia, non è la stessa cosa che togliere il tribunale a Nicosia e portarlo a Enna perché qua si crea un vulnus, una ferita terribile, profonda, nel tessuto sociale, diversamente da Sanremo. Faccio l’esempio di Sanremo perchè è una zona altamente sviluppata, dove al commercio non succede nulla, le vie di comunicazione sono estremamente efficienti; adesso pensate questo, che è un caso veramente gravissimo, da Capizzi o da Castel di Lucio, Capizzi per raggiungere Enna, Castel di Lucio per raggiungere Patti dopo le soppressioni dei due tribunali, ci vogliono da due a tre giorni. Quindi un testimone che non ha una macchina deve perdere tre giorni per andare a fare una testimonianza, che è più un obbligo che un dovere. Quindi se noi riusciamo a pensare come soggetti, così, derubati di quello che era nostro, allora questa è una battaglia di civiltà, di progresso, di democrazia”.

Prosegue La Via “con la riforma è peggiorata la giustizia, il sistema giustizia, ed è aumentata la spesa pubblica e privata. Quello che la riforma si prometteva di risolvere, con una migliore razionalizzazione, non è avvenuto, anzi è successo il contrario, perché è una riforma che fa acqua da tutte le parti. Se noi riusciamo a riaprirlo in via sperimentale questo tribunale, con un’attività parziale, con un’attività sicuramente non completa, questo potrebbe essere il grimaldello, lo strumento, per poi pensare ad un tribunale effettivo. Un tribunale più grande di quello che era Nicosia, un tribunale delle montagne, un tribunale dei Nebrodi, che possibilmente possa ricomprendere Mistretta. Però questo oleificio, “stu trappitu”, come lo chiamo io, lo dobbiamo riaprire. Dobbiamo ricominciare a macinare un’altra volta”.

Il sindaco Venezia nel suo intervento ha detto “questa iniziativa, aldilà della questione concreta, credo che abbia anche un valore simbolico per questo territorio, che si può mettere bene in evidenza in due aspetti. Il primo è una mobilitazione dal basso, e quindi l’iniziativa che è stata mossa per la riapertura di un ufficio periferico a Nicosia segna da questo punto di vista anche, una mobilitazione che parte dai territori, dai cittadini e non solo dalla politica. In questo caso dalla politica, come strumento, che sta nella prima linea della trincea rispetto ad una delle tante decisioni dello Stato, di questi ultimi anni, che invece di ripensare ad una riorganizzazione dell’apparato burocratico sul territorio ha fatto delle scelte molto più semplicistiche, cioè quelle di tagliare i servizi in maniera indiscriminata, senza guardare alle esigenze, alle peculiarità, alle aree svantaggiate del territorio. Questo meccanismo di tagli indiscriminati, io, credo che debba avere una risposta che non può non partire dalla mobilitazione anche dei territori, che devono far capire a chi è nelle condizioni di legiferare che, ovviamente, non si può operare in una maniera così semplicistica senza tenere conto di tutto questo”.

“Il secondo aspetto – prosegue Venezia, – è invece un aspetto più simbolico. Noi, negli ultimi sei anni in particolare, abbiamo assistito a notizie sempre più ricorrenti in cui si parla di tagli, di chiusure, di soppressioni. L’idea stessa, dopo un periodo in cui questo territorio è stato mortificato sotto tanti punti di vista, di riaprire un presidio di legalità – aldilà mi sia consentito di dire della funzionalità che mi auguro sia concreta, importante e positiva – credo che rappresenti anche da una parte: un cambiamento di tendenza rispetto alla logica dei tagli delle soppressioni, delle chiusura; l’inizio di un cammino di speranza per un territorio che non può essere abbandonato dallo Stato. Anche perché uno Stato moderno, ci insegnano i manuali di storia, è fondato su quattro pilastri: sull’esercizio, sulla fiscalità, sull’apparato burocratico e sulla giustizia. Nel momento in cui viene meno uno di questi, quattro pilastri, la struttura inizia a vacillare e inizia a perdere quell’equilibrio, che può comportare anche dei problemi di natura sociale nei territori. Quindi nel momento in cui viene chiuso un presidio di legalità, in un territorio che purtroppo vive sempre di più un abbandono dello Stato, questo può, anche, comportare e significare nel medio-lungo periodo anche un’ulteriore mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni e dello Stato, rispetto ad uno dei grandi temi attuali del “bisogno di giustizia”.

Venezia conclude dicendo “l’adesione che abbiamo voluto dare noi come Amministrazione comunale e anche gli avvocati troinesi con la loro presenza qui stasera deve rappresentare, aldilà della riapertura che speriamo possa accadere presto e di cui ci faremo carico noi stessi di sensibilizzare anche il presidente Musumeci, un cambio di tendenza rispetto al passato. Sono ottimista, credo che ci siano tutte le condizioni per poter concretizzare un’operazione di questo genere, anche sotto il profilo finanziario; non dimentichiamo che la Regione elargisce ogni anno più di 100 milioni di euro di contributi per iniziative – per carità anche importanti – e non credo che si possa avere questa difficoltà estrema di non trovare qualche centinaio di migliaia di euro per aprire invece un presidio importante per un territorio importante e delicato”.

L’avvocatessa Monastra racconta le difficoltà che quotidianamente, lei ed i suoi colleghi, incontrano nello svolgimento del loro lavoro “i tempi si sono molto allungati, basti pensare che a Nicosia le sentenze di una causa si avevano dopo, massimo, quattro anni, ad Enna ci vuole “la grazia del Signore” per avere una sentenza. Si sono allungati di molto i tempi per via dei rinvii che sono ad un anno, quando poi il giudice non rinvia di un altro anno, perché ha il carico troppo pieno. Ad esempio per una rinuncia di eredità a Nicosia ci volevano uno, massino, due giorni, ad Enna ci vogliono sei mesi perché non si trova mai il cancelliere disponibile che accetti la dichiarazione”.

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