Mafia, attentato ad Antoci: quattro uomini nel commando, uno ferito

di Salvo Lapietra
19/05/2016

Chi ha organizzato l’agguato al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci ha chiuso la strada provinciale con alcuni massi prima che sopraggiungesse la Lancia Thema blindata. L’obiettivo degli attentatori sembra fosse quello di far scendere dall’auto Antoci e poi sparare contro la vittima. Lo dicono gli investigatori che indagano. Gli uomini del commando sarebbero stati quattro e uno potrebbe essere rimasto ferito di striscio nel conflitto a fuoco con la polizia. E’ stato l’agente della scorta di Antoci a salvarlo poichè quando ha visto i massi sulla carreggiata e un’auto messa di traverso ha capito che qualcosa non andava e si è preparato rispondendo al fuoco. Tracce di sangue sono state trovate dagli investigatori nel luogo dell’agguato fallito nei confronti del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e della sua scorta. “Quello che emerge è che la mafia sta rialzando la testa la ‘terza mafia’ della provincia di Messina quella dei Nebrodi, una delle organizzazione criminale tra le più antiche e pericolose – dice il procuratore di Messina Guido Lo Forte parlando dell’agguato a Antoci -. Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia, i ‘Batanesi’ e i ‘Tortoriciani’ stanno cercando di recuperare terreno e spazi”.

Intanto sono in corso esami del Dna sulle tracce di sangue trovate vicino al luogo dell’agguato e rilievi scientifici sulle due bottiglie Molotov trovate nel bosco attraversato dalla strada statale che collega Cesarò e San Fratello, nel Messinese.
Antoci non si dà per vinto. Anzi. “Da oggi – va all’attacco – parte la fase due: è la mafia che deve avere paura, li colpiremo con legnate ancora più forti”. “Io non mi fermo – aggiunge – continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere. Ho riposato e dopo la fase 1, parte la fase due: andare avanti senza fermarsi con maggiore determinazione”.

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