“Caro papà ti scrivo perché”, Patrizia Itri e la scoperta di un passato mai conosciuto

di Chiara L'Abbate
29/10/2017

La reazione al dolore è strettamente personale e soggettiva, ognuno reagisce in maniera diversa e opposta. Patrizia Itri, cinquantenne di Messina e  attualmente insegnante di Latino e Greco al Liceo Sciascia- Fermi di Sant’Agata di Militello, lo affronta tramite la scrittura. Nella presentazione del libro “Caro papà ti scrivo perché…” tenutasi nell’Aula Consiliare del Comune di Acquedolci,  racconta il senso delle sue parole ad un pubblico appassionato e composto anche da suoi studenti, la sua forza, colleghi e amici. Patrizia concede a Nebrodi News un’intervista nella quale parla delle proprie emozioni provate durante il percorso che l’ha portata alla pubblicazione del libro e dei propri obiettivi.

Hai riscontrato molti ostacoli nel percorso editoriale fino alla pubblicazione del tuo libro?

“Le difficoltà ci sono perché sei un autore sconosciuto e non trovi la casa editrice che abbia voglia di leggerti. È stato complicato con la pubblicazione del mio primo libro “Acqua e Sapone” ed è stato ugualmente difficile per “Caro papà ti scrivo”, anche se sono dell’avviso che non bisogna scoraggiarsi perché dopo tante porte chiuse, se è destino che qualcosa accada, le porte si aprono. A Milazzo c’è una piccola tipografia “Lombardo” gestita da due fratelli,  Teresa e Antonio Lombardo   che da pochi anni è diventata anche casa editrice. Loro inizialmente più restii, ma più consapevoli dopo che hanno letto il libro mi hanno seguita in questa avventura”.

Quali sono state le tue emozioni durante la stesura della storia?

“Mille. È difficile definirle, sono state completamente diverse fra loro. Il libro nasce nel momento in cui mio padre sta per morire e soltanto le prime due pagine nelle quali fisso qualcosa che sto vivendo nel momento stesso  in cui accade  parlano di questa parte drammatica della malattia. Mio padre è morto a luglio. Ho iniziato a scrivere costantemente e diffusamente durante le vacanze di Natale e ho avuto la bozza del libro stampata fra le mani il 9 Aprile, giorno in cui mio padre avrebbe compiuto 80 anni. Posso affermare con certezza che  in questi  mesi di scrittura  ho superato il dolore e riacquistato la gioia di averlo avuto come padre. Per  scrivere la sua storia, come quando muore una persona cara, sono dovuta rientrare nella stanza dove trascorreva la maggior parte del suo tempo. Ho dovuto rimettere in ordine le sue carte, aprire cassetti, armadi, riscoprendo così parte della sua persona che neanche conoscevo. Ho provato emozioni fortissime: ho scoperto mio padre studente del liceo classico in un’epoca lontana dalla mia, ho trovato poesie scritte da lui conservate con grande cura e sono sicura che se non le ha distrutte è perché avevano per lui un grande valore. Non ci sono parole per descrivere  quello che ho provato. Quando si rielabora l’emozione viene modificata, sicuramente   è diversa rispetto a quella istantanea, ma in linea di massima sono state tutte emozioni molto belle. Ho  allontanato, forse per autodifesa, l’idea che lui sia morto e l’ho sentito vivo accanto a me anzi avevo la sensazione  fisica indescrivibile che lui scrivesse con me. Ciò ha scaturito un racconto molto fluido, come se fossi presente ad episodi che non potevo conoscere”.

Cosa ti aspetti dalla pubblicazione del libro?

“Non cerco la fama. Per me è molto importante scrivere, ma la mia non è una scrittura finalizzata al guadagno o alla gloria. Durante le presentazioni  sento di andare contro la mia natura essendo io molto timida ed introversa, tendo a nascondermi e a stare nell’ombra. Ma dico sempre ai miei alunni, anche e soprattutto ai più timidi, che bisogna avere la forza di superare la timidezza quando lo scopo che ci proponiamo è più importante di un’emozione personale che potrebbe impedire di raggiungere il proprio obiettivo, e la ricerca dell’AIRC lo è assolutamente. Proprio oggi, 28-10-2017,  inizia un mese di formazione portata avanti dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro nelle scuole e l’obiettivo  principale  è mandare aventi la ricerca e l’informazione”.

Che impatto ha avuto la pubblicazione del libro sugli studenti?

“Un riscontro sconvolgente. Pensavo che il libro fosse apprezzato e compreso dai genitori perché parla di una società e di un’epoca che è collegata all’infanzia di una persona che adesso avrebbe 83 anni e della mia infanzia legata a 50 anni  fa. Pensavo che un ragazzino si annoiasse durante la lettura. Ma devo ricredermi del tutto, mi ha sconvolto la reazione dei ragazzi durante la presentazione del libro nelle scuole, erano tutti molto coinvolti nell’ascolto e nelle domande che mi hanno posto. La storia che racconto   tocca determinate corde, soprattutto relative ai rapporti interni  alla famiglia stessa, diversa da quella attuale. Mi rendo conto di essermi sdoppiata: da un lato mi ritrovo scrittrice che descrive una società lontana dell’epoca dei miei figli e da madre cresciuta con una diversa formazione dai genitori  rispetto a quella che viene impartita oggi. Dall’altro mi ritrovo madre con dei figli che sono molto più liberi di quanto lo fossi io e con i quali cerco spesso  un dialogo, ma loro sono trascinati dagli impegni. Noto che chattano molto , ormai si parla quasi esclusivamente attraverso lo schermo di un telefono con un  linguaggio da sms sempre più breve e sterile . Per me comunicare è diverso, è guardarsi negli occhi, è osservare l’altro. Noto attraverso la lettura del libro una differenza generazionale   molto forte, ma nonostante questo la realtà diversa riproposta fa riscoprire ai ragazzi un nuovo mondo e provoca  forti reazioni emotive”.

Il ricavato del libro andrà all’AIRC, da cosa è dettata questa scelta?

“Mio padre era un donatore comune, faceva piccoli versamenti da dieci o venti euro. Credeva nella ricerca. È stato colpito da un linfoma ed ha combattuto subito, mentre io mi sono chiusa in me stessa e ho toccato con mano il dolore e il rischio di perderlo, lui ha reagito come un leone in gabbia andando avanti fino all’ultimo con grinta. Mi diceva sempre  che quando  lui era piccolo si moriva per un’influenza, ad oggi  non si muore più  né per questa né per tante altre malattie, ma non c’è ancora una cura al male del secolo: il tumore.. La speranza è che la ricerca torvi una soluzione e che sia debellato. Il ricavato del libro  è una goccia, ma ogni singola copia favorisce la ricerca. Non ho voluto copie omaggio per l’autore, ho imposto all’editore che tutti avrebbero dovuto comprare il libro allo stesso prezzo, compresi i soci AIRC, per donare il più possibile all’Associazione. Devo ringraziare la mia casa editrice: il costo del libro è di diciassette euro ed è alto, desideravo che ci fosse un costo di copertina inferiore, ma non ho la possibilità economica di partecipare alle spese di stampa, per cui queste sono state anticipate dall’editore. Una volta recuperato l’anticipo della casa editrice, il guadagno della stessa, la mia percentuale e quella delle librerie è totalmente devoluta al AIRC. Su 17 euro, 5.50 euro vanno all’AIRC e  11.50 euro  al rimborso spese. Nel momento in cui tutto il rimborso spese di 3.650 euro sarà estinto, tutto il ricavato sarà devoluto all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Un autore sconosciuto se non trova la strada giusta, può avere scritto parole meravigliose, ma rimangono nel cassetto e questo è un gran peccato. Ci vuole qualcuno che abbia voglia di leggere. Grandi case editrici come la Sellerio non investono su nomi non conosciuti. Io mi sono mossa in ambito locale perché ho trovato chi mi ha appoggiato in questa impresa e mi ritengo molto fortunata, ma so che non è facile”.

Come hai deciso di strutturare il tuo libro?

“ Spiegando ai ragazzi le tecniche di scrittura inevitabilmente le  fai tue. Quella della lettera è la struttura idonea per parlare con mio papà, la struttura, durante il corso della scrittura, subisce delle variazioni: diventa dialogo nei momenti in cui io parlo con mio padre o lui dice qualcosa a me. Sono presenti nelle pagine del libro momenti in cui io piccola lo ascolto e attimi in cui ci litigo. Nelle pagine è presente un continuo passaggio da un punto di vista all’altro con:  discorso diretto, indiretto ,indiretto libero, soliloquio e  monologo. Tecniche inserite non per fare sfoggio di ciò che so, ma perché nel momento nel quale le utilizzo le stavo vivendo in prima persona. Chi ha letto il libro afferma che  questo voler procedere in modo stilistico diverso rende più vivace la lettura stessa”.

Greco e latino hanno influito nel tuo modo di scrivere?

“Indubbiamente. La scelta del greco e del latino deriva da ciò che mio padre ha trasmesso a me non so se in maniera consapevole o inconsapevole e che io ,volente o nolente, ho trasmesso ai miei figli. Sono lingue che ti danno una forma mentis , un modo di procedere cercando sempre un incastro perfetto. Ti spingono a riflettere,  a valutare che ogni parola non ha un solo significato, ma una vasta gamma di sfumature e la lingua italiana offre opzioni di sinonimi tali da metterti in crisi. Questo  modo di procedere dal punto di vista tecnico ti porta sempre ad osservare e a riflettere,  a fare una scelta anche e soprattutto nella vita di ogni giorno. E poi ci sono i Classici che ti coinvolgono e ti portano a voler procedere nella conoscenza degli stessi dal momento nel quale  riesci a ritrovarti in parole  di  autori che, sebbene siano distanziati da te da tempi lunghissimi, riescono a dare parola ai tuoi pensieri. E poi lo studio della Letteratura Italiana che fa notare che dietro Foscolo c’è Catullo, dietro Leopardi ci sono i lirici greci. E ti ritrovi con la penna in mano a scrivere qualcosa  che hai rielaborato e fatto tuo, ma che, alla fine, non è tanto distante dal classico”.

Cosa diresti  a chi ha il sogno di raccontarsi attraverso la scrittura?

“Di scrivere sempre, di non avere vergogna, di non temere il giudizio degli altri. La vera scrittura non è scrivere per piacere ad altre persone, ma è scrivere per essere se stessi, per esprimersi, per raccontarsi. È chiaro che la critica può essere anche costruttiva e ascoltarla diventa utile per migliorare la propria condizione, d’altronde la scrittura come l’età negli anni cambia, c’è un’evoluzione. Si cambia, cambia il proprio  stile che diventa sempre più scorrevole. La mia scrittura  che è emotiva cambia in base al mio stato d’animo, ci sono giorni in cui quello che scrivo è razionale, altri in cui le mie parole sono dettate esclusivamente dal flusso di coscienza.  È certo che farsi scoraggiare da una critica negativa è sbagliato. Se  ci si scoraggia e non si scrive più resta il senso di sconfitta, ma  se la passione è reale bisogna andare avanti nonostante tutto”.

I tuoi progetti futuri?

“Non mi piace fare progetti a lungo termine perché, affrontando l’ennesimo cambiamento drastico nella mia vita, mi rendo conto che di certo c’è solo l’incerto. Adesso il mio capitolo si chiama Sant’Agata di Militello, sono stata trasferita qui quest’anno. Sarebbe troppo scontato citare il” Carpe diem”, ma vivo alla giornata. Ciò di cui sono sicura è che  e la voglia di scrivere in primis perché è una questione personale, ho in testa tante idee.  Voglio andare dovunque mi inviteranno a portare avanti il messaggio di speranza rappresentato dal libro, l’impegno deve  essere in prima linea da parte di tutti, me compresa. Sono cresciuta con il libro, sono cambiata e mi rendo conto che adesso vivo giorno per giorno godendomi il presente senza vivere in funzione di un passato che non può più tornare o di un futuro incognito. Mi affido a Seneca ricordando a me stessa e agli  altri che  sprechiamo il tempo quando invece dovremmo solo renderci  conto della brevità della vita e  vivere il nostro tempo nel modo migliore”.

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