Caso Manca: 30.000 persone contro archiviazione. Domani se ne parla a Piraino

di Redazione
28/07/2017

Sono esattamente 30.917 firme quelle depositate oggi dal gruppo “Attilio Manca” (Agende Rosse – Rm) alla Procura di Roma contro la possibile archiviazione del caso Manca. Lo scorso 14 aprile era stata pubblicata sulla piattaforma change.org una specifica petizione rivolta al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, all’aggiunto Michele Prestipino e al sostituto Maria Cristina Palaia. Se ne parlerà domani sera alla Guardiola di Piraino  alle 20.  Sarà un momento straordinario di memoria in ricordo del giovane medico Attilio Manca, brillante umanità al servizio della medicina “soppressa” con violenza inaudita per mano criminale. Interverrà anche la mamma, Angela Manca, a dare il suo saluto a quanti ancora si uniscono alla sofferenza di questa famiglia. Al centro dell’incontro il racconto che della tragedia ha fatto Luciano Armeli Iapichino: parteciperanno Oriana Civile, Nino Amadore.

All’appello avevano risposto importanti personalità del mondo dell’antimafia, della politica, dell’arte e della cultura. Tra questi: il Presidente di Libera Don Luigi Ciotti; il fondatore del movimento delle Agende Rosse Salvatore Borsellino; la Redazione di Antimafia Duemila; gli ex colleghi di Attilio Manca Simone Maurelli, Domenico Luigi Paternico e Antonio Caporaso; i deputati: Luigi Di Maio (Vicepresidente Camera dei Deputati), Alessandro Di Battista, Claudio Fava (Vicepresidente Commissione antimafia), Giulia SartiFrancesco D’Uva, Davide Mattiello, Rosanna Scopelliti, Giuseppe Civati, Paolo Bolognesi (componente Commissione parlamentare sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, presidente ass. familiari strage di Bologna); I senatori: Luigi Gaetti (Vicepresidente Commissione antimafia),Mario Michele Giarrusso, Giuseppe Lumia, Maurizio Santangelo, Barbara Lezzi; Le attrici e registe: Sabina Guzzanti e Annalisa Insardà; I cantanti: Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri e Marco Ligabue; Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il sindaco di Messina Renato Accorinti, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il sindaco di San Donà di Piave (Ve) Andrea Cereser; e tanti altri.

Lo scorso mese di maggio, il giorno prima del 25° anniversario della strage di Capaci, Angela Manca aveva lanciato un appello accorato alla moglie di Bernardo Provenzano esortandola a collaborare con la giustizia. Di fronte al dolore e allo sconcerto della madre di Attilio Manca alla notizia della richiesta di archiviazione da parte del procuratore aggiunto Michele Prestipino si contrappongono i (tanti) dati oggettivi che vanno in un’unica direzione: omicidio di mafia e Stato.

Primo punto: il mancinismo puro di Attilio Manca (l’anomalia di due segni di iniezione ritrovati nel braccio sinistro) e l’inesistenza di una sua eventuale tossicodipendenza, l’assenza delle impronte digitali del dott. Manca sulle due siringhe ritrovate nel suo appartamento e soprattutto le eloquenti immagini del suo cadavere poco conforme ad una morte per overdose. A seguire uno dopo l’altro emergono le ulteriori incongruenze: la mancanza di prove della cessione di eroina da parte di Monica Mileti; per non parlare della nota della Squadra mobile Viterbo che attesta un dato non veritiero e cioé che Attilio Manca era in servizio all’ospedale Belcolle di Viterbo nei giorni in cui Provenzano si trovava a Marsiglia. Non è così: dai registri del nosocomio risulta che nei giorni di fine ottobre 2003 in cui Provenzano veniva operato in Francia, Attilio Manca non era in servizio (l’ex capo della squadra Mobile di Viterbo, Salvatore Gava, è stato successivamente condannato in via definitiva a 3 anni per un falso verbale alla scuola Diaz durante il G8 di Genova). Altro dato: l’intercettazione ambientale del 2007 tra Vincenza Bisognano, sorella del boss Carmelo (poi pentito), ed altre persone in cui si parla di Attilio Manca che sarebbe stato ucciso perché aveva riconosciuto Bernardo Provenzano, la stessa Bisognano aveva aggiunto che in molti sapevano che il boss, durante la sua latitanza, si era nascosto anche nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto. E c’è anche quel vuoto investigativo in merito a determinati personaggi di Barcellona Pozzo di Gotto che prima ancora che uscissero le notizie dell’operazione in Francia di Bernardo Provenzano, avevano già ipotizzato alla famiglia Manca che la morte del loro congiunto sarebbe stata collegata ad una visita medica che Attilio Manca avrebbe effettuato al capo di Cosa Nostra. Altro mistero riguarda l’impronta palmare del cugino di Attilio Manca, Ugo, ritrovata nel bagno dell’appartamento del giovane urologo a marzo del 2004, nonostante le pulizie approfondite della casa realizzate dalla signora Manca in prossimità del Natale del 2003. Ugo Manca è stato condannato in primo grado a 9 anni per traffico di stupefacenti (assolto in appello con sentenza divenuta definitiva).

Che dire anche della scomparsa dai tabulati telefonici di alcune telefonate di Attilio Manca ai suoi genitori negli ultimi giorni del mese di ottobre del 2003 (nel periodo in cui Provenzano veniva operato in Francia) così come l’11 febbraio 2004, il giorno prima che Attilio Manca venisse ritrovato morto? E il mistero si infittisce attorno al vuoto investigativo sulla giornata del giovane urologo dell’11 febbraio 2004, quel giorno il dott. Manca aveva interrotto misteriosamente i rapporti con tutti, non aveva disdetto due importanti appuntamenti e non aveva più risposto al telefono.

Ma sono anche altri i buchi neri che hanno inghiottito pezzi di verità. Buchi neri che attendono solamente di essere sondati. Quattro collaboratori di giustizia (Giuseppe Setola, Stefano Lo Verso, Carmelo D’Amico e Giuseppe Campo), a vario titolo, hanno circoscritto la morte di Attilio Manca all’interno di un disegno criminale che vede protagonisti mafia, massoneria e servizi “deviati”.

I legali della famiglia Manca, Fabio Repici e Antonio Ingroia hanno già anticipato che, una volta depositata la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma, inoltreranno la propria opposizione.

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