Castel di Lucio: si ripetono le Quarant’ore tra colori e profumo di agrumi

di Giuseppe Salerno
27/02/2017

Castel di Lucio – Nella suggestiva chiesa di San Carlo Borromeo, di Castel di Lucio, edificata agli inizi del Seicento, si rinnova una tradizione lunga circa 300 anni. Attraverso un’ambientazione curata nei minimi dettagli, si ripetere l’incanto che ha richiamato a Castel di Lucio parecchi visitatori. La bellissima volta a botte della chiesetta del piccolo centro nebroideo, con affreschi risalenti al 1800 raffiguranti alcune scene bibliche, ognuna separata da cornici di stucco, anche quest’anno, affascina per l’ammirevole effetto cromatico rimandato dalle decorazioni create con le arance con le quali, i confrati dell’omonima chiesa, abbelliscono il luogo di culto in occasione de “i Quarant’uri”, la pratica di adorazione Eucaristica in cui si prega, dalla domenica di carnevale al martedì successivo, ininterrottamente, per quaranta ore, prima della celebrazione eucaristica.

La tradizione, riportata anche nel volume della fondazione Federico II di Palermo “Il Cammino della Passione”, testo in cui sono raccolti itinerari religiosi della Sicilia, si racconta tragga le sue origini dalla donazione di un devoto il quale, a seguito di una grazia ricevuta, offrì alla chiesa l’unica cosa che possedeva: l’intera produzione di arance dell’anno agrario, del suo giardino. I frutti raccolti e legati fino a formare piccoli grappoli e trecce, fissati in strutture realizzate con il ferro, vennero impiegati per adornare la chiesa dando vita ad un capolavoro artistico e sensoriale che, per l’effetto cromatico ed il profumo dolce e forte dell’agrume,sfiora i sentimenti.

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