Entra nel vivo il processo scaturito dall’operazione “Senza Tregua”

di Francesca Alascia
30/09/2017

Entra nel vivo il processo scaturito dall’operazione “Senza Tregua”, condotta dai pm della Dda di Messina, di concerto con il Commissariato di Polizia di Capo d’Orlando e la Squadra Mobile di Messina, che scattata lo scorso 29 maggio portò all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare: tra i testi escussi anche i pentiti Carmelo D’amico e Nunziato Siracusa.

Davanti al collegio giudicante del Tribunale di Patti (presidente Bruno Finocchiaro, a latere Eleonora Vona e Rita Sergi) hanno reso deposizione in videoconferenza, da località protetta, i collaboratori di giustizia Carmelo D’amico, considerato il braccio armato del clan dei Barcellonesi e Nunziato Siracusa, punto di riferimento della consorteria criminale a Terme Vigliatore.

I due collaboratori hanno parlato del ruolo del presunto nuovo boss di Tortorici, Antonio Foraci, detto “U Calabrisi”, attualmente ristretto al carcere duro (41 bis). Secondo la testimonianza dei due pentiti  “Foraci sarebbe stato l’esattore delle tangenti per conto dei Bontempo Scavo ed, in due occasioni, D’Amico avrebbe concordato con Foraci il pagamento di 5.000 euro a favore dei Bontempo Scavo, quale percentuale sulle tangenti”. Lo stesso D’Amico avrebbe poi parlato di un acquisto di droga che sarebbe avvenuto in Calabria e di una partita di armi.

A seguito dell’audizione di altri quattro testi dell’accusa, rappresentata dal pm Fabrizio Monaco, l’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 10 ottobre per l’escussione di altri testimoni. L’operazione stroncò la rinascita del clan mafioso dei Bontempo Scavo, a Tortorici, allorquando nell’aprile 2013, furono arrestati quattro giovani tortoriciani in flagranza per un tentativo di estorsione ai danni di un noto locale orlandino. Avviate le indagini gli inquirenti dalle prime intercettazioni intuirono che, a Tortorici, si stava facendo largo un nuovo boss emergente Antonio Foraci. Il proseguo delle indagini confermò infatti  l’esistenza di una vera e propria struttura mafiosa, pienamente operativa nel campo delle estorsioni e del traffico di droga negli anni 2013 e 2014, in stretti rapporti sia con la potente famiglia della ‘ndrangheta calabrese dei Nirta – Strangio sia con la mafia catanese.

Un sodalizio dedito al pizzo ed all’approvvigionamento e vendita di stupefacenti, con una serie di affiliati che ne avrebbero condiviso il progetto. Foraci avrebbe fornito precise istruzioni al figlio Cristian ed a Giovanni Montagno Bozzone, raccomandando loro di fare presente agli estorti che era lui il soggetto cui fare riferimento per la raccolta dei soldi, sotto la minaccia, anche implicita di attentati di stampo mafioso. Concluse dalla Dda di Messina le indagini preliminari, risultarono 18 gli indagati con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di droga nella zona tirrenica e nebroidea.

Tra questi figurano:  Giovanni Aspri 20 anni di Messina,  Giuseppina Chiaia , 25 anni domiciliata a Capo d’Orlando,  Francesco Costanzo 28 anni di Bronte,  Rina Calogera Costanzo 48 anni, Luca Destro Pastizzaro 22 anni, Andrea Favazzo 21 anni , Gianluca Favazzo 40 anni, Sebastiano Favazzo 35 anni, Antonio Foraci 52 anni, Cristian Foraci 27 anni, Roberto Galati Giordano 38 anni , tutti residenti a Tortorici, Sebastiano Galati Rando 34 anni residente a Maniace,  Simone Ingrillì 22 anni di Capo d’Orlando, Giovanni Montagno Bozzone 51 anni nato a Tortorici, residente a Torrenova, Giuseppe Domenico Raneri 20 anni di Sant’Agata Militello,  Massimo Salvatore Rocchetta 41anni di Tortorici, Vincenzo Rosano 48 anni di Adrano e Giuseppe Sinagra 40 anni di Sinagra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.