A Galati la mietitura, primo passo per rilanciare la filiera del pane

di Salvo Lapietra
04/07/2016

Un momento della mietitura

Ricostruire la filiera del pane e arrivare al riconoscimento del pane dei Nebrodi quale prodotto di qualità e con peculiarità alla stessa stregua del pane di Castelvetrano o di altri. E’ l’obiettivo di un gruppo di imprenditori dell’area che sta tra Galati Mamertino e Longi. Ieri, proprio nel territorio del comune di Galati Mamertino, nei terreni della famiglia Drago in località Nasera, è andata in scena la mietitura: a mano, come si faceva un tempo, e ha mobilitato un “esercito” di persone. Ora si attende la trebbiatrice, che Francesco Calanna commissario dell’Esa ha promesso: intanto la trebbiatrice e magari l’anno prossimo una macchina a disposizione di (si spera) numerosi coltivatori dei Nebrodi.

Non è stata una delle tante manifestazioni etnoantropologiche, un esercizio di alcuni agricoltori magari in vista di qualche contributo pubblico, ma una vera e propria sperimentazione economica, una dimostrazione che per far ripartire l’economia, il lavoro bisogna tornare all’antico anche perché alcune produzioni che si ritengono superate oggi hanno grandi possibilità di crescere sul mercato.

Pino Drago al lavoro

«Abbiamo voluto fare la semina per far ripartire un pezzo di economia» spiega Pino Drago, consigliere comunale e da sempre impegnato nella valorizzazione dell’enogastronomia e dei prodotti locali (è tra gli organizzatori del Festival del Giornalismo enogastronomico  che ogni anno si tiene proprio a Galati Mamertino). La raccolta del grano è solo il primo passo di una strategia che ha l’ambizione di arrivare lontano: approdare al riconoscimento del pane dei Nebrodi, fatto con farine da grani antichi siciliani (potrebbe essere un’idea intanto farlo rientrare tra i presidi di Slow Food). Un tema già affrontato qualche mese fa nel corso di un convegno a Longi. «Io penso che si possa fare – dice Pino Drago – perché ci sono tutte le condizioni per tornare a produrre grano anche sui Nebrodi ma non il grano standardizzato a uso delle multinazionali ma il nostro grano, che aveva qualità e caratteristiche che possono garantire cibo di qualità: è lo spirito dell’Expo che noi intendiamo portare sui Nebrodi e così creare lavoro vero».

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