Galati Mamertino, amministrative: il vuoto della politica genera mostri

di Salvo Lapietra
20/02/2016

Galati Mamertino. Sembrava, a un certo punto, che tutto fosse già pronto: arrivati i candidati, in pectore certo come si suol dire in queste occasioni, sarebbero arrivate anche le proposte, le idee, i programmi insomma. Non papelli inutili ma poche e semplici parole per dare concretezza a un progetto, a un’idea, a una prospettiva. Perché è questo che manca a Galati Mamertino: la prospettiva. Su cui dibattere, confrontarsi, ragionare. E invece nulla. Il silenzio. Forse in attesa di un accordo (o più accordi) politici più o meno trasversali, secondo le convenienze di questa o quella famiglia come è buon uso da queste parti ormai da sempre.  Come se le elezioni amministrative di un Comune fossero solo un esercizio politico per future carriere, per chissà quale conquista nel mondo della rappresentanza politica di questa disastrata regione. Si sta come d’inverno l’albero le foglie, per citare alla lontana il poeta: in una guerra e dentro barricate (politiche ovviamente) che a nulla servono nel deserto dei tartari in cui questo paese ormai è collocato. Il deserto dei tartari e della ragione.
C’è chi spera ancora che la spesa pubblica possa nuovamente risvegliarsi e possa continuare la sopravvivenza parassitaria che ha caratterizzato il passato. Non è così. E non vale più ovviamente il detto “calati iuncu chi passa a china” perché questa volta nemmeno l’arbusto più forte può resistere alla piena di una tempesta che è scatenata dalla crisi finanziaria degli stati. Anche in Europa si ragiona ormai su come risparmiare, su come tagliare fondi per non foraggiare più chi quei fondi non li sa spendere o li spende male. Già l’Europa che chiede ai Comuni di istituire l’ufficio Europa, di partecipare direttamente ai bandi della commissione, di programmare il futuro. sembra così lontana ma non lo è e la politica che in queste ore, in questi giorni, continua a discutere davanti a un camino su come spartirsi le spoglie del paese non bada a quei richiami che vengono da Bruxelles. E non c’è solo questo: pensate a Galati Mamertino il valore catastale degli immobili è molto più alto del loro valore reale. Una follia: in pratica si pagano imposte per un valore più alto (e di molto) rispetto a quello reale: uno ha una casa che vale cinquemila euro o di meno sul mercato immobiliare ma per lo Stato è come se ne avesse una che vale 15mila euro (se è un po’ meno poco importa ma l’esempio può rendere bene l’idea). E’ politica questa? Certo che lo è: abbassare le rendite catastali, lavorare per farlo, portandole al loro valore reale potrebbe far risparmiare alle famiglie migliaia di euro. A qualcuno interessa? Batta un colpo.
Si potrebbe continuare all’infinito. Il Piano regolatore che non c’è: basterebbe farlo e prevedere una zona artigianale per consentire agli imprenditori di partecipare con altri imprenditori a bandi (anche europei), concorrere allo sviluppo, magari far crescere l’azienda. Un’area artigianale (insieme a politiche di fisco locale illuminate) può attrarre altri investimenti, altre imprese. Ma di questo non si parla. così come non si parla (almeno pubblicamente) di tante altre cose che riguardano la vita di tutti: di chi abita lì, di chi viene in vacanza, di chi non viene ma ha interessi e di chi vorrebbe anche tornare ma non trova un solo buon motivo per farlo. Dateglielo.

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