Galati Mamertino, il Cristo torna “abbronzato” a furor di popolo

di Salvo Lapietra
20/08/2016

Il Cristo torna abbronzato a furor di popolo. Succede a Galati Mamertino, in provincia di Messina, e in verità è l’epilogo di una storia molto complicata fatta di burocrazia, tradizioni popolari, fede. Perché il Cristo in questione è la statua del “Santissimo Crocifisso”, attribuito a Fra Umile da Petralia, che viene portato in processione ogni anno il 25 e il 26 agosto in occasione della Festa dei tre Santi che ha un grandissimo valore religioso e culturale.

Ora è successo questo. Il Cristo è stato restaurato l’inverno scorso (si veda l’articolo pubblicato qui) e i funzionari della sovrintendenza di Messina hanno dato indicazioni precise e meticolose. Ma il risultato del restauro è stato bocciato dai cittadini: abituati a vedere il Cristo più scuro con tonalità di colore molto simili a un’abbronzatura si sono ritrovati una statua chiara, molto diversa da quella immortalata in miglia di foto e soprattutto fissata nel ricordo di miglia di cittadini galatesi sparsi nel mondo. Insomma un totale pateracchio certo rispettoso delle solerti indicazioni dei burocrati regionali ma per nulla rispondente ai desiderata dei fedeli che hanno sonoramente bocciato quel lavoro. Mettendo certo in imbarazzo il parroco del paese Vincenzo Rigamo che si era battuto per il restauro ed era stato impegnato in estenuanti trattative con i funzionari della sovrintendenza per evitare quel risultato. Insomma alla fine la cura rischiava di essere peggiore del male. È così il parroco ha commissionato quello che lui definisce il completamento del restauro affidandosi a un professionista per ridare il colore voluto da tutti al Cristo: «Ho fatto – spiega – quello che era giusto fare non per soddisfare il gusto popolare ma per rispettare un’opera che comunque nel tempo ha perso la sua originalità. E poi quel colore, ricordato da tutti, che caratterizzava il Crocifisso da più di cinquant’anni aveva un suo valore. Completando il restauro abbiamo solo dato una lettura filologica meno burocratica e più rispettosa della cultura, delle tradizioni e della fede».

Sta di fatto che, come capita in questi casi, anche questa scelta non è stata condivisa da tutti. E la polemica sembra essere destinata a durare a lungo.

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