Galati Mamertino, presentato “Maestoso con brio” di Giuseppe Carcione

di Salvo Lapietra
14/06/2015

Un momento della presentazione del libro con in primo piano l’autore. (Immagine tratta dal profilo Facebook di Tutto Galati Mamertino)

E’ stato presentato ieri, presso la Sala Consiliare del Comune di Galati Mamertino in provincia di Messina  da Giuseppe Carcione “Maestoso con brio”, sua prima opera letteraria pubblicata per i tipi di Armenio Editore. Alla cerimonia di presentazione di “Maestoso con brio”  hanno partecipato il sindaco del Comune di Galati Mamertino Bruno Natale, il presidente del Consiglio comunale Gaetano Emanuele, e poi lo scrittore Luciano Armeli, l’editore Antonino Armenio e il maestro Calogero Emanuele. Hanno fatto da contraltare con la lettura di brani del libro Maria Rita Smiriglia, Vincenzo Amadore e Nino Carcione.

Come in un gioco di scatole cinesi, il piacere di far musica è l’aforisma che svela il senso di un secondo aforisma, peraltro neppure così velato: il titolo. “Maestoso” è difatti un andamento solenne e austero, come austera e solenne è spesso la musica colta. Anche “con brio” è però un andamento, ed esso esige passo svelto e saltellante, ovvero l’esatto contrario del grave incedere del “maestoso”. Ma non è una contraddizione in termini, un ossimoro. E’, piuttosto, la gioia di far musica elevata, musica maestosa ma fatta con brio!
Nel suo libro, Carcione vede la copiosa letteratura bandistica quasi come un filtro, che passando al setaccio le algide finezze della scrittura di operisti di rango (Verdi, Puccini, Donizetti…) tenta di ridare ad essa una seconda vita.
Quando, difatti, ai primi del Novecento la grande Opera rischia di estinguersi, non trovando più un sofisticato auditorio al seguito, le strade da percorrere per un suo revival sono essenzialmente tre: l’Operetta buffa e semiseria che non mira troppo “in alto”, la canzone neo-melodica (con la quale il tenore “leggero” condensa in pochi minuti un dramma amoroso) e la banda, quel complesso orchestrale in cui la nuova figura del musicante per diletto prende il posto del musicista professionista.
All’alba della Grande Guerra, però, non si va granché a teatro, e le radio nelle case degli italiani sono ancora poche. A poco a poco, e nei decenni a seguire, la banda ha così la meglio: tira fuori l’Opera dai suoi luoghi storici e la getta in strada, nei sobborghi, fra la gente comune, le massaie che si affacciano alle finestre e i carrettieri fermi ad ascoltare. Non solo è “comoda”, perché arriva a domicilio, ma piace perché non fa sofismi né virtuosismi, e si diletta di compiacere un pubblico che non ha pretese se non quella, verace, di canticchiare, fischiettare e di commuoversi.
La banda, scrive Carcione, è fonte di meraviglia, coi dorati luccichii dei suoi piatti e degli ottoni. La banda “racconta” di uomini lontani – con Aida e Nabucodonosor (Nabucco) – e seduce la fantasia mortificata da un immane conflitto bellico con strumenti dai nomi esotici… corni inglesi, trombe egizie, tam-tam e gong. Essa è, tuttavia, anche e soprattutto luogo di aggregazione, e non solo bande diverse hanno “timbri” diversi, ma sono formate da curiosi esseri che parlano dialetti diversi, talvolta non meno strani dei loro stessi strumenti. La Musica – parola scritta volutamente in capitaletto – si fa, in tutto ciò, collante di una società in nuce fondata sulla condivisione di un momento di bellezza. Unisce destini, sogni infranti e grandi propositi; lega individui per carattere diversi ma simili per etica ed estetica. La Musica è sogno, magia, seduzione per l’udito e per la mente, che prende e porta lontano e allevia le fatiche del lavoro giornaliero. La Musica è il valore aggiunto che fa piena di senso la vita dei personaggi di Maestoso con brio come anche dello stesso Giuseppe Carcione che – dedita la sua carriera alla docenza di altra disciplina – ritorna ardentemente al suo primo amore, finalmente non più clandestino.
Demetrio Nunnari – Musicista e scrittore

 

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