Lavoratori Asu, all’Ars va di scena il grande bluff

di Maria Carrara
16/02/2017

Di emendamenti ce ne sono almeno quattro ma potrebbero arrivarne altri in commissione Bilancio dell’Ars che ha appena cominciato l’esame della finanziaria: sono firmati da deputati di maggioranza e opposizione. Sulla carta tutti si prefiggono un obiettivo: stabilizzare 6.200 lavoratori precari, i cosiddetti Asu. Personale sparso in giro per la Sicilia, soci di cooperative, alcuni dei quali – si parla di un migliaio – lavora nella pubblica amministrazione: comuni, ex Province e Regione. Chi negli assessorati, chi nelle scuole, chi nei musei. Tra loro c’è chi da vent’anni spera di migliorare la propria condizione di precarietà. E nel pieno della finanziaria, e soprattutto in questa lunga stagione elettorale, gli impegni e le promesse degli onorevoli fioccano.

Ma la verità, che tutti sanno a Palazzo dei Normanni e che nessuno dice apertamente, è che parlare di stabilizzazione di questi lavoratori è come pensare di potere scalare l’Himalaya a mani e piedi nudi. Un’impresa, se non impossibile alquanto ardua. Il percorso tracciato, con l’avallo dell’assessore al Lavoro Gianluca Micciché, era quello di equiparare gli Asu ai precari degli enti locali. Un percorso ‘venduto’ come la svolta nascondendo la scomoda verità: l’unica strada è la trasformazione della loro condizione giuridica di soci di cooperative che percepiscono un sussidio di 700 euro dall’Inps attraverso la Regione, in contrattisti diretti con la pubblica amministrazione, dunque stipendiati. Per fare questo, lo strumento identificato dalla politica sarebbe la Resais, contenitore pubblico dove negli anni la Regione ha parcheggiato migliaia di lavoratori, tra espulsi dal mondo produttivo a precari di vario tipo. Un’operazione, spiega un deputato che chiede l’anonimato, che Roma non consentirebbe mai. Significherebbe un’assunzione in massa, completamente fuorilegge. Lo sa bene l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che sta cercando in ogni modo di spegnere le false promesse degli onorevoli verso le legittime aspettative di questi precari, figli di quella vecchia politica malata delle clientele. Gran parte degli Asu, tra l’altro, in questo momento non sta lavorando per la pubblica amministrazione ma per associazioni ed enti privati, per cui qualsiasi ‘ricetta’ per l’avvio della stabilizzazione, propinata dalle stanze di Palazzo dei Normanni, è soltanto aria fritta.

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