Lavoro, la Cisl: «A Messina il fallimento del job act»

di Salvo Lapietra
14/09/2016

MESSINA. Un impressionante aumento dei voucher venduti che fa da contraltare ad un decremento complessivo delle assunzioni che sfiora le 17.500 unità. È il pericoloso trend registrato dal semestrale report della Cisl di Messina e del Centro Studi della Cisl Messina sul mercato del lavoro in provincia di Messina. Il dato dei voucher è quello che preoccupa di più, con numeri più che triplicati rispetto al 2014. 
Se già nel 2015 si era registrata una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato nonostante i vantaggi derivanti dal cosiddetto Jobs Act erano del 100% per le aziende, nel primo semestre del 2016 – con lo sgravio contributivo scende al 40% – in provincia di Messina si registra un dato di 9.105 assunzioni in meno, che solo nella fascia di età tra i 30 e i 64 anni ha un saldo negativo di 7.502 assunzioni.
Il settore più in sofferenza è quello del commercio, con un dato negativo di 3.061 assunzioni nonostante proprio qui si registra la parte più corposa degli occupati nella Provincia messinese. «Un dato lascia ipotizzare un generale calo dei consumi», sottolinea il redattore del report, Francesco Rubino. «I dati confermano il grande ricorso al contratto a tempo determinato, che costituisce la tipologia contrattuale più utilizzata». 
Il report periodico che la Cisl e il Centro Studi della Cisl Messina elaborano ormai da qualche anno consente al sindacato di comprendere quali sono le condizioni economiche e le dinamiche che regolano il mercato del lavoro nella provincia peloritana e come le scelte operate dal legislatore in materia di semplificazione e incentivi garantiscono o incentivino il lavoro. 
«Uno strumento – spiega il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese – affidato alla comunità per comprendere meglio le reali condizioni socio economiche e produttive di questa porzione di Sicilia. I dati ci mostrano Messina come una provincia che ha poco “lavoro” e certamente a prescindere dagli interventi attuati con il Jobs Act che non ha sostanzialmente incrementato i livelli occupazionali, né ha instillato alcuna dinamicità in tal senso. Sembra piuttosto che l’unico effetto sia stato quello di profittare degli sgravi rispetto a “numeri del lavoro” già esistenti». 
Genovese invita a guardare all’assetto delle aziende presenti nella nostra Provincia per accorgersi di un tessuto imprenditoriale volto alla produzione di servizi piuttosto che di prodotti. «In un territorio povero dal punto di vista imprenditoriale – continua il segretario generale della Cisl Messina – si produce solo povertà nel tessuto lavorativo e l’avvento del Jobs Act non sta producendo alcun effetto». 
Per Tonino Genovese la spesa sostenuta per il Jobs Act non ha avuto un controvalore adeguato. «Al costo stimato da vari analisti tra i 14 e 20 miliardi di euro che ha permesso una profonda rivisitazione delle tutele contrattuali, – ricorda – non si intravedono sinora, né a livello provinciale, né regionale e nazionale, politiche di investimento industriale, strutturale, energetico che accompagnino le politiche sul lavoro attuate con la legge di stabilità del 2015». Genovese denuncia anche l’atteggiamento delle organizzazioni datoriali. «Si sono quasi accontentate degli sgravi sul lavoro piuttosto che di investire in programmi, azioni, protocolli per favorire e creare nuove filiere di impresa e quindi di lavoro».
Per Tonino Genovese «serve, quindi, per questa provincia incidere su intrapresa, investimenti, sinergie e contrattazione con azioni condivise tra tutti i soggetti con responsabilità politiche, amministrative, sociali ed economiche andando necessariamente al di là dei vincoli o delle opportunità offerte da interventi generalisti e orientati a garantire aree del paese a trazione produttiva».

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