Longi, Fabio non molla e attacca: “Mistificata la realtà, resto sindaco”

di Davide Di Giorgi
23/03/2018

Antonino Fabio non molla ma rilancia. Il sindaco di Longi, dichiarato decaduto da una sentenza di primo grado del Tribunale di Patti a seguito di un ricorso, presentato dal consigliere di minoranza ed ex candidato sindaco Antonino Miceli, in cui si chiedeva se il primo cittadino dovesse decadere dalla sua carica in quanto il fratello è il Presidente del Consiglio di amministrazione della Banca che gestisce la tesoreria comunale del piccolo comune nebroideo.

Non si dimette dalla carica ma attacca i suoi avversari. “Le recenti notizie diffuse a mezzo stampa, e fortemente strumentalizzate da diversi e oscuri personaggi non scevri dal mistificare la realtà per fini propagandistici circa una mia immediata decadenza da Sindaco di Longi – scrive il primo cittadino in una nota – hanno procurato non poca confusione e sconforto in tutta la comunità. Ciò m’impone di intervenire con forza, per porre chiarezza sulla mia posizione e sullo status giuridico di una questione che non lesinerei a definire grottesca, se non fosse che di mezzo c’è la stabilità di un’intera comunità. L’esecuzione dell’Ordinanza, emessa dal Tribunale di Patti, rimane automaticamente sospesa in pendenza della proposizione di opposizione in Corte d’Appello a Messina.Pertanto, in tale istante, sono Sindaco, con tutti i poteri riconosciuti dalla legge, del Comune di Longi e continuerò ad esserlo finché non saranno definiti tutti i gradi di giudizio. Sia chiaro che l’Amministrazione continuerà la propria concreta e positiva azione, a favore di questa comunità, con la coesione di sempre e senza farsi condizionare dalle false dichiarazioni di questi oscuri personaggi. Abbiamo fiducia nella giustizia, e per questo aspettiamo con serenità lo sviluppo degli eventi senza per questo far venire meno il nostro impegno, volto ad assicurare stabilità, serietà e concretezza a tutta la comunità longese. Per quanto concerne i contenuti dell’ordinanza, in questa sede mi limito solo ad osservare che l’avversità della stessa è basata esclusivamente sul mancato accertamento se la Banca Tesoriere è soggetta o meno al regime dello “scopo di lucro”, circostanza quest’ultima che poteva essere benissimo verificata dalla pubblica consultazione dell’Albo delle Cooperative del Ministero dello Sviluppo Economico”.

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