Mafia dei Nebrodi: Antonio Foraci, l’emergente alleato della ‘ndrangheta

di Salvo Lapietra
30/05/2016

E’ un duro colpo alla mafia dei Nebrodi. Quella che in molti davano per morta o comunque in coma. E che invece ha dimostrato di essere viva e vegeta e pronta agli affari criminali: dal racket al traffico di stupefacenti. Con una capacità di tessere alleanze anche con i fortissimi clan calabresi della ‘ndrangheta. Sono questi alcuni elementi che emergono dall’operazione antimafia condotta dalla Polizia di Messina che ha eseguito 23 arresti: sedici persone sono finite in carcere e sette ai domiciliari.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Messina Salvatore Mastroeni, su richiesta dei pm della Dda di Messina, Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo, e Fabrizio Monaco. Arresti scattati pochi giorni dopo il fallito agguato al Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Fra gli arrestati c’è Antonio Foraci, ritenuto il boss emergente di Tortorici, in rapporto di affari con potenti famiglie di ndrangheta calabrese.
Colpito il clan mafioso di Tortorici dei Bontempo Scavo, insieme ad altre due associazioni a delinquere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e si tratta di un’operazione che, sottolineano gli inquirenti, «mira a stroncare nuovamente sul nascere la rinascita dell’organizzazione mafiosa tortoriciana».
Le indagini hanno preso il via dall’arresto, in flagranza di reato, di quattro giovani durante un tentativo di estorsione ai danni di un nightclub di Capo d’Orlando (Messina) avvenuto nell’aprile del 2013. Le intercettazioni hanno così svelato il nome del nuovo boss di Tortorici, Antonio Foraci, detto `U calabrisi´, e le successive indagini, condotte dai poliziotti di Capo d’Orlando con il coordinamento della Dda di Messina, hanno portato alla luce un giro di estorsioni messo in atto per conto del clan Bontempo Scavo e un’attività di spaccio di stupefacenti. «Una struttura mafiosa pienamente operativa nel territorio nebroideo – spiegano gli inquirenti – tanto da collaborare con la potente famiglia Nirta-Strangio della `Ndrangheta calabrese”. A tenere i rapporti con esponenti dell’associazione mafiosa sia in libertà (Giuseppe Sinagra, detto ´finestra’), sia in carcere (Massimo Salvatore Rocchetta), era Foraci, uomo «organico dei Bontempo Scavo». Affiancato dalla moglie Calogera Rina Costanzo, dal figlio Cristian e dal fedelissimo Giovanni Montagno Bozzone, tutti arrestati nell’operazione di oggi, Foraci era «punto di riferimento di una struttura dedita al pizzo e all’approvviggionamento e vendita di stupefacenti».
«Una premessa per arrivare a soluzioni concrete» anche per quanto riguarda l’attentato al presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. E’ il commento del procuratore di Messina Guido Lo Forte: «La mafia dei Nebrodi non è più divisa all’interno – ha spiegato il procuratore capo Lo Forte – ma che si sta compattando e che non subisce piu’ il condizionamento della mafia barcellonese. E’ in rapporti diretti con la `ndrangheta e la mafia catanese. Ormai ci sono tre mafie – spiega ancora Lo Forte – fare una graduatoria non e’ facilissimo; in un periodo storico in cui la mafia barcellonese si è indebolita quello che colpisce è che mentre anni fa traspariva una condizione di frustrazione dei tortoriciani, tutto questo non c’è più e da qualche tempo si stanno creando equilibri nuovi tra le mafie». Il questore Giuseppe Cucchiara chiarisce che «l’attenzione investigativa sul territorio dei Nebrodi non e’ qualcosa che nasce improvvisamente dopo l’attentato nei confronti del presidente Antoci. Se oggi siamo qui a commentare l’esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere e’ perche’ ci sono indagini nate nel 2013, nel silenzio, e’ un’indagine attuale che ha consentito di individuare alcuni personaggi emergenti della mafia tortoriciana».

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