Mafia dei pascoli, gli allevatori: “Gli amministratori locali che hanno negato la mafia chiedano scusa”

di Turi Milano
15/02/2017

E’ un vero e proprio atto d’accusa e arriva da un gruppo di allevatori dell’area dei Nebrodi, il giorno dopo i fermi fatti dai carabinieri. Un gruppo di allevatori che in questi anni è stato in trincea a difendere il proprio lavoro, a faticare onestamente per andare avanti, a fronteggiare le minacce dei mafiosi, le intimidazioni di quei capicosca che volevano mandarli via per prendere il loro posto. E oggi lanciano un appello, chiaro, netto che ha il sapore dell’atto di accusa per chi, in questa parte della Sicilia, ha fatto come lo struzzo: “Tutti gli amministratori locali, i politici, che in questi anni hanno negato che qui vi fosse la mafia chiedano ora scusa agli allevatori e alle loro famiglie”.

In poche semplici parole è contenuta tutta la rabbia di chi ha, magari, chiesto aiuto e ha ricevuto in cambio solo promesse o risatine. Di chi è stato magari consigliato con un sussurro a farsi i fatti suoi. Sono padri di famiglia quelli che parlano e che si celano dietro l’anonimato non per vergogna ma per paura perché sanno che nonostante le brillanti operazioni degli inquirenti, nonostante gli arresti, c’è ancora molto lavoro da fare e quando le bestie sono in alta montagna non c’è difesa che tenga per fronteggiare i vigliacchi che arrivano di notte con i camion e sono pronti a portare via le bestie, oppure a bruciare tutto o ancora a lasciare segni significativi di minaccia.
C’è stato e c’è sui Nebrodi chi, pur di difendere i propri animali, dorme con loro, e iene se possibile il colpo in canna perché sa di essere nel mirino. Si tratta di leggende metropolitane? C’è chi è pronto a giurare di no. E gli amministratori locali, quelli che conoscono uno a uno i cittadini che li hanno eletti (e anche quelli che hanno votato per il loro avversario) conoscono bene la situazione e sanno in quali famiglie si annida l cancro della mafia e del malaffare. A loro va l’appello degli allevatori (e anche il nostro): “Non siate complici di questa gente che si mangia il futuro nostro, dei nostri figli. Ma anche dei vostri”. Denunciateli.

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