Mafia dei pascoli, il protocollo Antoci diventa proposta di legge

di Salvo Lapietra
15/02/2017

Palermo – Il protocollo antimafia che porta il nome del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci diventerà legge nazionale. Il testo cui in questi giorni stanno lavorando i tecnici sarà presentato in Parlamento il 23 febbraio. I fermi di ieri sera (nove in manette, tra cui i presunti capimafia di Cesarò e Bronte), ma anche le operazioni dei giorni scorsi fanno ritenere che quella norma funziona. Del resto anche l’attentato ad Antoci l’anno scorso (guarda caso proprio nel territorio di Cesarò) aveva dimostrato di quanto le cosche temessero quel protocollo che impone il certificato antimafia alle aziende che hanno a vario titolo in affitto i terreni pubblici.

Ad annunciare la presentazione del disegno di legge è proprio Antoci commentando i fermi fatti dai carabinieri del Ros di Catania e della compagnia di Santo Stefano di Camstra ieri sera: “Si tratta di un duro colpo assestato ad importanti famiglie mafiose. Apprendo che tutto questo è collegato agli effetti scaturiti dal Protocollo di Legalità. Sono contendo – prosegue Antoci – che il percorso di legalità e sviluppo che stiamo portando avanti continua e che stiamo liberando la Sicilia da un malaffare che durava da anni e che toglieva dignità agli agricoltori ed allevatori onesti. Ringrazio particolarmente i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, i ROS di Catania, e la Compagnia di Santo Stefano di Camastra con un ringraziamento particolare alla DDA di Catania che continuano a dimostrare impegno, responsabilità e dedizione. Il 23 febbraio – conclude Antoci – sarò a Roma alla Camera dei Deputati per presenziare alla presentazione della Legge che di fatto allarga il Protocollo di Legalità a tutta Italia facendolo definitivamente diventare Legge dello Stato . Questa è l’antimafia dei risultati che trova credibilità nel lavoro e nella condivisione dei più alti valori della Legalità”.

E il senatore Beppe Lumia aggiunge: “La mafia dei terreni ricca, potente e collusiva subisce un altro duro colpo che raggiunge i vertici di Cosa nostra presenti a Bronte, con l’arresto del boss Catania, e Cesarò, con l’arresto di Giovanni Pruiti che, all’indomani dell’attentato a Giuseppe Antoci, avevo denunciato apertamente proprio in quel Comune e con diverse interrogazioni parlamentari”.
“Il Protocollo dei Nebrodi – dice – è il primo atto che prevede la rescissione dei contratti di affitto dei terreni sui quali le cosche hanno costruito un giro d’affari superiore a quello della cocaina. Per anni i boss del territorio hanno agito indisturbati, senza che nessun riflettore e nessun intervento dello Stato li avesse mai sfiorati”.
“L’operazione ‘Nebros’ eseguita di recente dalla Guardia di Finanza – continua Lumia – ha dimostrato che il protocollo ha prodotto degli effetti non solo sul piano amministrativo ma anche penale. In quell’occasione è stata colpita Cosa nostra tortoriciana”.

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