Manganaro: “Contro la mafia dei Nebrodi c’è ancora tanto da fare”

di Davide Di Giorgi
03/09/2018

“È stata rotta la calma apparente della mafia sui Nebrodi, ma c’è ancora tanto lavoro da fare”. Lo ha affermato il vicequestore Daniele Manganaro, intervistato in esclusiva dalla Gazzetta del Sud. Manganaroche tra qualche giorno lascerà la guida del Commissariato di Polizia di Sant’Agata, assunta nel 2014, destinato ad altri prestigiosi incarichi, sarà salutato ufficialmente domani, nel corso di una cerimonia pubblica a Santo Stefano di Camastra, nel corso del quale gli sarà tributato un attestato di riconoscimento da parte di tutte le istituzioni.

“Il problema sui Nebrodi non è mai stato debellato – prosegue il vicequestore –  c’è stato un lungo periodo di silenzio finché le associazioni criminali potessero lucrare senza essere scoperte sui fondi europei, sul traffico di animali e sul commercio delle carni nocive alla salute umana.  Statisticamente sono stati azzerati i furti di bestiame, sono aumentati i controlli per la messa in commercio di alimenti nocivi per la salute, è stato inflitto un duro colpo al bracconaggio ma principalmente abbiamo tirato fuori il problema delle “agromafia”, un termine che si può dire coniato da noi della task force. Infatti quando sono arrivato in questo territorio non si conosceva neanche il termine “agromafia”, non esistevano tecnici dell’investigazioni sull’argomento, nessuno voleva investire nel settore.  Sono stato fortunato ad aver trovato una Questura aperta a nuove realtà investigative, una procura molto disponibile, un presidente del Parco dei Nebrodi, Antoci, pronto ad espugnare questo mondo nuovo e dei collaboratori eccezionali. Abbiamo studiato ed approfondito una materia sconosciuta, facendo “Cassazione” su tanti argomenti, abbiamo intuito quale fosse il business della mafia degli ultimi 15 anni collegato a terreni  e pascoli”. 

Per Manganaro fondamentale è stato “il protocollo Antoci che ha messo fine alle milionarie truffe ai danni della comunità europea ma certamente le organizzazioni criminali non resteranno guardare e nel tempo si riorganizzeranno per riavere nelle mani un controllo del territorio che oggi è di gran lunga scemato” ma anche l’inchiesta Gammainterferon  “ha posto l’attenzione su tutta una serie di reati contravvenzionali che andrebbero riscritti in quanto la somministrazione di cibi pericolosi non si può sottovalutare. L’inchiesta ha principalmente fatto luce su quella famosa zona grigia dove non si capisce chi rappresenta lo Stato e chi rappresenta le associazioni criminali.  Non si deve mollare la presa ci deve continuare in particolare con la prevenzione altrimenti nel giro di qualche anno il sistema ritornerai in vita più forte di prima”.

Spazio poi al ricordo dei due collaboratori di Manganaro, Tiziano Granata e Rino Todaro, i due poliziotti deceduti quest’anno: “Il loro ricordo, il loro sorriso, la voglia di vivere e di lottare, mi accompagneranno per tutto il mio percorso professionale. Hanno rappresentato e rappresentano un nuovo modo di fare investigazioni, metodi vincenti nella lotta contro le associazioni criminali. Poliziotti che non ci sono mai piegati ad un sistema marcio e corrotto e che non sono mai scesi a compromessi, che hanno anteposto la legalità ad ogni tipo di interesse personale e professionale, esempio di sprezzo del pericolo e forte dedizione al lavoro”.

“Quando andrò via – conclude il vicequestore – guarderò gli occhi smarriti di chi ha creduto in noi sperando che i miei successori possono continuare l’azione con l’eccezionale personale è rimasto”.

 

 

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