Mistretta, la città disagiata peggio amministrata

di Giuseppe Salerno
14/09/2018

Mai, prima d’ora, a memoria d’uomo, Mistretta aveva vissuto fenomeni sempre più clamorosi di degrado, sotto l’aspetto urbano, ambientale, politico e sociale, come quello che sta vivendo da qualche anno a questa parte. Mai, prima d’ora, la città di Mistretta aveva subito così tante battute d’arresto, sul piano dello sviluppo, per la mancata partecipazione ai bandi comunitari, gli unici strumenti, oggi, per favorire l’innovazione, incoraggiare in modo organico lo sviluppo delle piccole e medie imprese, favorire l’occupazione di forza lavoro locale e la crescita, dal punto di vista turistico, di una città che avrebbe molto, molto da offrire.

Mai, prima d’ora, a Mistretta l’interesse di amministrare una città, da parte di un sindaco, si era concentrato più sulla necessità di manifestarsi e di apparire, che su quella di operare, concretamente, per lo sviluppo la crescita della città. Se il primo cittadino di Mistretta si fosse occupato più della sua città, avesse mostrato più attenzione,  curando l’andamento del suo Comune in modo da garantirne l’efficienza e il rendimento, si fosse interessato ai bandi regionali e comunitari con lo stesso trasporto ed interesse che ha avuto per le partecipazioni alle manifestazioni pubbliche o alle processioni, alle quali non è mai mancato con la sua inseparabile fascia tricolore, oggi parleremmo di virtuosismo, crescita e la città non vivrebbe il degrado e i disagi che è costretta a vivere.

La cronaca oggi racconta altro. Parla di una città in piena crisi d’identità, in avanzato stato di decadimento in cui vige uno stato di polizia impressionante ed in cui imprese, com’è capitato in questi giorni, disertano addirittura avvisi di manifestazione d’interesse informale per l’affidamento dei lavori per la gestione e manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione, per importi di migliaia di euro. Rinunciano a partecipare alla gara con l’aria di chi non vuole avere nulla a che fare con il Comune di Mistretta. Situazione che ha determinato, di conseguenza, una contesto di disagio causato dal mancato funzionamento del sistema d’illuminazione pubblica. Disagio lamentato da parecchi cittadini che, da diversi giorni, in molti quartieri di Mistretta, sono praticamente al buio. Parecchi i cittadini che sfogano il loro disagio in giro, diversi anche sui social, ma senza esagerare: non tutti sono in grado di reggere l’imbarazzo determinato da una telefonata con la quale qualcuno invita a rimuovere i fastidiosi e sgradevoli commenti, dai quali potrebbe emergere un malessere legato alla pessima amministrazione. “All’esterno non deve trapelare nulla”.

Imbarazzo che pare non abbia provato, minimamente, un magistrato dell’ufficio del Giudice di Pace, ieri, durante una pubblica udienza, il quale, sconfortato, davanti ad un pubblico di utenti e avvocati, ha evidenziato, con particolare calore, l’assoluto stato di abbandono in cui versa lo stabile in cui è costretto a lavorare, non mancando di sottolineare con forza come il decoro e la salvaguardia dell’ufficio debbano interessare e mobilitare  non solo gli impiegati e gli operatori del diritto, ma anche e soprattutto tutte le comunità e le amministrazioni comunali di riferimento territoriale e, in particolare, quella di Mistretta. E’ chiaro che una situazione di degrado, come quella che insiste sui locali dell’ex tribunale di Mistretta, alla quale nessun amministratore pare prestare molta attenzione, potrebbe mettere a repentaglio le sorti dell’Ufficio del Giudice di Pace. In giro però si continua a fare propaganda sulla riapertura del Tribunale di Mistretta. “Pani no…e ciccia si…”

Forse è tempo di prendere atto che il livello di degrado sociale è ampiamente oltre il limite tollerabile da una comunità che voglia scongiurare la disgregazione definitiva. Qualunque discorso su Mistretta, sulle prospettive del suo sviluppo rischia di non avere alcun senso se non si ripristinano condizioni minime accettabili all’interno delle quali le persone possano dignitosamente vivere. Urge ritrovare una unità di intenti che dedichi tutta l’attenzione e le risorse necessarie a generare un’inversione di tendenza verso una dinamica di progresso in primis civile e poi economico.

Foto di Francesco Saverio Modica

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