Nicosia, il ministro Martina incontra gli allevatori

di Redazione
26/10/2017

Nella giornata di lunedì, 23 ottobre, il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina nel suo tour siciliano, ha fatto tappa a Nicosia.
Dopo una breve visita a due eccellenze del settore agricolo presenti sul territorio nicosiano, il Caseificio Albereto, azienda che trasforma il latte di bufale nicosiane, e il Birrificio 24 Baroni, azienda che produce birra con materie prime coltivate in loco, il Ministro ha incontrato presso il palazzo comunale gli allevatori del territorio.

Numerosi gli allevatori intervenuti, dai Nebrodi alle Madonie, per ascoltare dalla voce del ministro Martina quali saranno le prospettive future di un settore messo in ginocchio dalla crisi e che quotidianamente miete vittime, con le tante, troppe, aziende che chiudono i battenti.

A fare gli onori di casa il sindaco Luigi Bonelli, presente anche il sindaco di Troina Sebastiano Fabio Venezia.

Bonelli, nel suo intervento, ha spiegato come il territorio, l’entroterra siciliano, siano da sempre terre di allevatori e agricoltura, e come lui, da primo cittadino, viva quotidianamente le problematiche e le carenze che questi uomini e donne incontrano nello svolgimento della loro attività, sui Nebrodi e sulle Madonie dove, secondo me, c’è la più alta concentrazione di allevatori sicuramente di Italia, in rapporto al territorio, ci sono allevatori che si tramandano la professione da padre in figlio, da secoli. Queste sono zone dove noi non dobbiamo chiudere porte e finestre, per sopravvivere, perché respiriamo a pieni polmoni, lo hai visto. Ma nonostante abbiamo quest’aria, le infrastrutture sono terribili, manca tutto. Non solo ci mancano le strade, ormai siamo abituati a faticare anche per fare qualche chilometro, ma ci manca l’acqua, i nostri allevamenti muoiono d’estate per la siccità e d’inverno per la neve.
In questo momento gli allevatori stanno attraversando la più grave crisi economica dal dopoguerra ad oggi e il problema non sono solo le strade, o la siccità, o la neve, il problema è una burocrazia malata. Una burocrazia disattenta, distratta, molto spesso ostile, difficile per quanto riguarda l’accesso ai finanziamenti, eppure nonostante questo loro sono qua, sono a presidiare questo territorio, a difenderlo e a viverlo. Lo difendono da tantissime cose, soprattutto dagli incendi; giorno dopo giorno difendono il territorio, difendono la loro professione, difendono le loro radici, passo dopo passo, metro dopo metro”.
Bonelli ha proseguito nel suo discorso lanciando un monito al ministro Martina e invitandolo a dare risposte significativeoggi sono tutti qua, nonostante questa forte crisi economica, in silenzio, con grande rispetto, si stanno rivolgendo alle Istituzioni. Con grande senso di responsabilità e di democrazia si stanno stringendo attorno al loro Sindaco, al loro Ministro. Rispettano le Istituzioni però io, lo so, parlo con ognuno di loro ogni giorno, la pazienza e il senso di responsabilità è al culmine. Loro oggi avrebbero, forse, dovuto protestare; se noi non facciamo in fretta, non io, voi, se tu non fai in fretta, a dare risposte significative, si arriverà a questo. Io penso e spero che tu possa dare delle risposte che siano delle risposte immediate perché altrimenti la tenuta sociale è difficile, sconfinerà nella protesta e nel caso in cui insorgerà la protesta io, noi del territorio, saremo con loro; perché io nelle mie battaglie ho sempre cercato di essere dalla parte giusta e questa volta la parte giusta è la loro”.

Al sindaco Bonelli ha fatto eco, nel suo intervento, Francesco De Luca, presidente della Coldiretti, intervenuto in rappresentanza degli allevatori, il quale ha ribadito al Ministro l’importanza dell’agricoltura per il territorio ed ha chiesto di evitare lo spopolamento delle campagne, “oggi è un momento molto difficile in tutti i campi, in tutti settori; ma, come vede e come il Sindaco mi ha anticipato dicendo che, Nicosia come tutti i paesi limitrofi di questa area interna, di queste montagne, vivono di agricoltura che è l’unica ed ultima cosa che c’è rimasta. L’unica cosa che è rimasta è l’agricoltura, il carro trainante di quest’area, dico che c’è rimasta con rammarico perché, se continuiamo in questo modo, con questo passo lo sarà per poco, perché questa gente che sta qui, tutti allevatori di queste aree, non sono arrabbiati, ma sono amareggiati, perché a volte ci sentiamo umiliati, ci sentiamo calpestati, da una politica sorda, da un sistema burocratico malato”.
De Luca ha parlato, senza mezzi termini, di cosa fa davvero rabbia, agli allevatori e agli agricoltori siciliani, e dell’incompetenza dell’Agea e del suo presidente Pagliarini, la cosa che fa rabbia lo sa qual è, è che se non ci fossero i soldi uno dice non ho i soldi per poter pagare, per poter fare degli interventi, ma ci sono i soldi messi a disposizione dalla Comunità europea. E i destinatari sono questa gente, che sta sul territorio, che vivono sul territorio con grande sacrificio curando questi territori e come diceva bene il Sindaco la gente che sta sul territorio è tutore del territorio, sono chi difende questi territori, chi difende l’ecosistema, e purtroppo questo non viene riconosciuto, viene dimenticato da un sistema burocratico malato, un sistema marcio. È inaccettabile che con una marea di soldi messi dalla Comunità a disposizione ci sono anni di pagamenti diretti, indennità compensativa, biologico 2015, 2016, 2017 che non vengono pagati, giustificando tutto con il sistema che non funziona. Pagliarini credo, con tutto il rispetto, che è una persona indifendibile, a distanza di tre anni, con queste misure che non vengono pagate, viene giustificato tutto con il sistema che non funziona, è inaccettabile. Non lo possiamo accettare, le persone in queste aree viviamo di queste risorse, di queste aiuti, senza di questo si può chiudere è inevitabile. Con rammarico dico stiamo andando alla chiusura di queste aree che, ci dovete mettere in condizione di poterci stare, di poter resistere, di poter dare ancora quel prodotto sano e genuino, che ancora esiste in queste aree. Lei ha visitato delle aziende che sono il fiore all’occhiello di questo territorio, c’è ne sono tante altre, ma c’è ne sono altre che non riescono a decollare per la burocrazia”.
È stata evidenziata anche inadeguatezza delle misure del PSR 2014-2020 “un’altra delle cose che ci penalizza molto sono queste misure del PSR che sono state pubblicate e si sono chiuse, misure che tutto hanno fuorché aiutare l’agricoltura, l’agricoltore vero, sono tutte misure fatte per chi dell’agricoltura ne fa un lusso, per chi l’agricoltura ce l’ha come hobby, ma no per aiutare chi dell’agricoltura vive, in prima persona, e queste sono cose che fanno male, che danno fastidio nel momento in cui uno si scontrano con le problematiche vere, di chi conosce il territorio, in cui ci vive 24 ore su 24”.
Il portavoce ha proseguito puntando il dito verso le responsabilità della politica “noi non vogliamo allontanarci, non vogliamo abbandonare, ma ci state mettendo in condizione di chiudere definitivamente e non c’è lo possiamo permettere, non lo potete permettere chi governa. I territori signor Ministro si sono svuotati, la politica, che è stata sicuramente negli anni il bene e il male di questo sistema, è colpevole. Le colpe sono della politica perché ha voluto accentrare i poteri, togliendo il potere ai territori, togliendo i poteri alla gente che ci vive, impoverendo questi territori. La chiusura di un’azienda zootecnica, un’azienda agricola, significa abbandonare il territorio, ma significa anche disoccupazione, mancanza di economia, mancanza del prodotto, mancanza di presenza delle famiglie che si allontanano con la divisione stessa delle famiglie. Queste cose non c’è le possiamo permettere, nel 2020. Si fanno passerelle su tutti i fronti che l’economia cresce, che stiamo migliorando, ma noi questo non lo percepiamo in queste aree, noi anno dopo anno ci scontriamo con un sistema che ci penalizza su tutti i fronti”.
“Io so benissimo – ha concluso De Luca, – sono rappresentante locale della Coldiretti, la battaglia che ha fatto lei e noi come Coldiretti, negli anni, per quanto riguarda l’etichettatura del prodotto all’origine; perché sappiamo quanto penalizzi il nostro prodotto un prodotto non controllato. Per i prodotti contraffatti lei ha fatto una battaglia, su questo la ringrazio in prima persona, ma non basta fare questo, servono gli aiuti alla gente che aspetta da anni questi aiuti che non arrivano, perché non possiamo trovare giustificazioni per questo”.
A tal proposito il sindaco Bonelli ha aggiunto che, un pò di sollievo potrebbe arrivare dalla riduzione del peso fiscale sulle aziende, “impegnarsi su una fiscalità di vantaggio per le zone rurali, andrebbe a dare un attimo di respiro per queste zone”.

Il ministro Martina ha fatto il punto sul suo Ministero “io arrivo da una terra lontana da questa, ma non diversa dal punto di vista delle finestre che puoi aprirle e delle porte che puoi lasciare ancora aperte, perché ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una cascina lombarda che è cosa ben diversa dalle vostre masserie, ma vi posso assicurare che più o meno l’altezza della terra la conosco. E qui vi parlo con grande sincerità perché le cose, che sono state dette dal Sindaco e poi da chi vi ha rappresentato, sono ovviamente questioni vere che io non voglio semplificare. Quello che posso dirvi è che in questi quattro anni abbiamo cercato iniziare ad invertire la rotta nelle scelte che si devono fare un pò a tutti i livelli, ma io dispongo innanzi tutto del mio livello che è quello nazionale del Governo, in particolare del Ministero delle Politiche Agricole. Dopo una stagione in cui gli agricoltori italiano, voi lo sapete meglio di me, gli allevatori italiani hanno avuto davanti sette ministri in sette anni, e quindi praticamente nessuno, almeno adesso sapete con chi prendervela per quattro anni ed è già un fatto, battute a parte, noi abbiamo trovato una situazione molto complicata generata dal fatto che quando tu hai una situazione così di sette ministri in sette anni, costruire queste scelte strategiche pensando al futuro non è facile. Questo problema è enorme, se c’è un merito è che noi siamo riusciti ad invertire le tendenze, abbiamo provato almeno, in questi tre, quattro anni, a dare il segnare che: non si campa più di improvvisazioni, ma si prova a fare un lavoro strategico. Ovviamente abbiamo fatto questo lavoro in piena crisi, è inutile stare a girarci attorno, questa crisi che tutti abbiamo vissuto in questi anni ha colpito questi territori come altri ed è stata durissima da gestire, perché si aveva l’emergenza del breve periodo e poi si doveva anche provare a costruire delle azioni che rimanessero, anche oltre te, e non è semplice in questo paese”.

Martina ha proseguito soffermandosi sulla complessità della gestione burocratica ed amministrativa del sistema e sulla semplificazione che si sta cercando di fare, “abbiamo ereditato, lo dico sinceramente soprattutto nel settore agricolo, una situazione molto complicata. Potrei raccontarvi della fatica fatta, in questi anni, su Agea, per provare a fare quell’operazione di semplificazione, di rapidità, dei pagamenti che tutti noi sentiamo. Io, in ogni posto che frequento ovviamente, ho questo tema come tema principale; vi posso assicurare che abbiamo fatto dei passi in avanti rispetto a come l’abbiamo presa. Ma ci sono delle questioni di regole, di regolamenti, ancora di burocrazia e di gestione amministrativa che non abbiamo sciolto del tutto, che hanno delle implicazioni anche dal punto di vista legale, giuridico, molto complicate; fatevelo dire da chi sa che: se potesse schiacciare un bottone o fare una norma per semplificare tutto, lo farebbe. Ma io non posso prendervi in giro. Vi devo dire che fare questo lavoro di cambiamento anche nella gestione dei contributi europei, che sono fondamentali per l’intero modello agricolo italiano, vale ugualmente per Nicosia, per i Nebrodi, come per le mie terre, dove se non abbiamo quel punto di appoggio lì non andiamo da nessuna parte, è difficile. Cambiare il sistema è complicato perché, i meccanismi che sono scattati in tutti questi anni, sono meccanismi complicati.
Puoi fare un po’ di semplificazione con delle norme, ad esempio sulla Politica Agricola europea settimana scorsa siamo riusciti ad introdurre alcune novità che spero aiutino a semplificare, ma poi devi avere una macchina con degli ingranaggi più semplici e questo però non lo fai in pochi mesi, non lo fai neanche in pochi anni, perché è più faticoso”.
Il Ministro ha ribadito l’impegno per sbloccare i pagamenti fin’ora bloccati, ha parlato anche degli strumenti messi in atto per dare supporto e forza al setto,re agricolo, dallo sviluppo delle filiere produttive all’etichettatura obbligatoria, l’organizzazione dell’offerta e di ciò che si deve fare “ci stiamo impegnando in questi giorni, in queste settimane, a proposito dello sblocco di alcuni pagamenti, di cui ho dato conto prima a Palermo; abbiamo sbloccato una serie di pagamenti e alcuni si sbloccheranno nelle prossime ore, nei prossimi giorni, sono lì, gli anticipi sul primo pilastro, gli anticipi sugli aiuti diretti e abbiamo il tema del biologico, che stiamo cercando di gestire c’è una complessità legata al sistema di controllo degli organi regionali in relazione ai criteri nazionali, stiamo provando a dare una mano anche lì.
Abbiamo cercato e stiamo cercando di sviluppare politiche di filiera, politiche di investimento; il lavoro sull’etichettatura l’abbiamo fatto, e lo faremo ancora, con l’idea che questo sia uno strumento per provare a rafforzare le produzioni locali dentro il mercato.
Io arrivo da una terra che è una terra di zootecnia e di latte, voi siete allevatori anche, io non lo so qui ma, vi posso assicurare che in tante realtà del nostro territorio, non soltanto la mia, il fatto di aver introdotto l’obbligo di origine ha consentito un lavoro sul prezzo un po’ più equilibrato, poi il problema non si è risolto perché il tema dei costi e dei ricavi è un tema enorme in agricoltura e non si risolve con un provvedimento; dobbiamo costruire una serie di azioni tra cui questa, ma non solo questa, bisognerebbe discutere un po’ e avere il tempo di discutere di cosa vuol dire ad esempio organizzare l’offerta del prodotto, perché giustamente voi dite vogliamo presidiare il territorio garantendo la vita delle nostre esperienze produttive ed è fondamentale, dopo di che ci dobbiamo fare tutti una bella domanda come facciamo a presidiare il territorio e a star qui nel 2017 o nel 2020, cioè come facciamo a organizzare l’offerta dentro i nostri territori per stare radicati, però poi anche per essere più forti quando c’è da discutere, con il resto della catena della filiera, il prezzo.
Questo lo possiamo fare, dobbiamo farlo, area per area, territorio per territorio, se c è una cosa vera che bisogna fare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi anche pensando ad una prospettiva della Regione è proprio quello di avere dei piani ragionati territorio per territorio, se qui ad esempio abbiamo bisogno di discutere di fiscalità e vantaggio rurale, ragioniamo come si può fare un lavoro strategico particolare su questo pezzo di Sicilia, che non è uguale agli altri per le caratteristiche che ha dal punto di vista proprio della sua localizzazione”.
Il ministro Martina, ha potuto toccare con mano le enormi carenze infrastrutturali e logistiche del territorio, e tal proposito ha dettoavete obiettivamente un problema di mobilità delle merci e delle persone gigantesco. Ora lo dico venendo ovviamente questa terra, per pochi minuti, ma è inutile negarlo. Qui una questione cruciale anche per il destino delle aziende agricole è il tema delle infrastrutture e della logistica, perché se non hai quella cosa lì, puoi anche avere delle bellissime aziende, ma se sono delle cattedrali nel deserto non funziona. Allora c’è da fare un enorme lavoro, in queste ore il ministro Delrio è proprio qui in Sicilia, per capire su quali priorità concentrare gli sforzi, le risorse. Al problema di mobilità di merci e delle persone è legato prima di tutto l’infrastrutturale, è inutile girarci intorno. Certo non è un tema agricolo ma ha molto a che vedere con il futuro delle imprese agricole di questo territorio”.
Per quanto riguarda il settore, il Ministro, ha evidenziato l’annoso problema dell’equilibrio costi-ricavi e l’operato in materia di peso fiscale sulle aziende, “noi abbiamo cercato in questi anni di avere una serie di obiettivi anche sul futuro dell’agricoltura italiana che ponessero al centro dell’attenzione le scelte del paese in questo settore; non è semplice perché se discutete con i vostri colleghi francesi, tedeschi, hanno tutti questo gigantesco problema in mettere in equilibrio i costi con i ricavi, soprattutto in alcuni territori dove hai anche il problema di essere periferico, di non avere delle infrastrutture accessibili, di essere più lontano e quindi avere dei costi superiori. Questo è, secondo me, un tema che dobbiamo tenere a mente, su cui dobbiamo spingere. Quando abbiamo fatto le scelte di questi anni, con le abolizioni fiscali in campo agricolo, abbiamo tolto tutto quello che potevamo, dall’IMU agricola, all’IRFEF, all’IRAP, abbiamo montato le compensazioni dell’IVA sulla carne, sul latte, avevamo in testa l’idea che una delle poche cose che potevamo fare, subito, era quella di togliere la pressione fiscale e quello l’abbiamo potuto fare, alla fine, conti alla mano abbiamo tolto 1 miliardo e 200 milioni di euro di tasse sul settore. Poi magari uno non lo percepisce nel singolo perché è poco rispetto al tutto, ma vi posso assicurare che per poter garantire un’operazione del genere abbiamo dovuto sgomitare, abbiamo dovuto cercare di coprire quelle abolizioni di tasse con altri interventi fatti su altri settori, però ce l’abbiamo fatta, è un segno, non basta ma bisogna andare avanti”.
Ritornando sulle politiche di filiera ha aggiuntodobbiamo andare avanti con le politiche di filiera lavorando di più perché si organizzi meglio anche la produzione, abbiamo fatto una sperimentazione sul grano, sui contratti di filiera del grano, mettendoci un premio ad ettaro siamo partiti con i 100 euro, poi l’abbiamo raddoppiati, ora era una sperimentazione però concretamente un migliaio di aziende in Sicilia l’avete fatto, non sono tantissime però è il segnale che quando tu fai un lavoro che prova ad esempio a mettere qualche contributo, legando questo contributo al modo con cui ti organizzi meglio e aumenti il prodotto, puoi fare anche una cosa utile che genera un valore. Bisogna andare avanti adesso, non fermare questo valore, quest’impegno, ma provare a consolidarlo sempre di più a lavorarci meglio”.
Sul futuro dell’agricoltura e le strategie da adottare, Martina, ha le idee chiare “io non ho bacchette magiche, chi ve la racconta semplice, lo sapete meglio di me perché la vostra vita è più dura della mia, l’affronta in modo sbagliato. Noi dobbiamo cercare di fare bene questo mestiere, provando a dare continuità a queste scelte, abbiamo il tema innanzi tutto della tutela del reddito di chi produce e quindi tutto quello che possiamo fare per sostenere chi vive di agricoltura, chi fa impresa agricola nel territorio. Dobbiamo, se possiamo, togliere un po’ di peso fiscale, togliere un pò di pressione burocratica, lo dobbiamo fare ma tra il dire e il fare sulla questione della semplificazione c’è di mezzo la fatica di un lavoro vero che non si risolve neanche con le mie parole. Perché poi le procedure sono una cosa più complicata anche delle parole di un Ministro.
Quello che vi posso dire è che c’è un Ministro che sa che questa è una partita decisiva, però non vi dico che si può fare tutto e subito con una norma, perché non è vero. Perché noi ereditiamo un groviglio di problemi che non si risolvono con uno schiocco di dita.
Anche questo tema enorme dell’interpretare il futuro di ogni zona interna, come questa, non si risolve con uno schiocco di dita ma con: un lavoro di squadra delle Istituzioni, dal territorio al governo nazionale, per fare ogni giorno un passettino in avanti. Allora prendiamo il tema delle infrastrutture e della mobilità, il tema del presidio di alcuni strumenti fondamentali della rete pubblica, degli ospedali per dire che anche questo contribuisce a mantenere l’idea di una coesione territoriale e di un territorio, e poi guardi all’agricoltura, provando a capire cosa si può fare per sostenere le produzioni locali e spingere un pò su tutto quello che aiuta, anche i produttori a conseguire reddito nei loro territori”.

Il Ministro ha provato anche a fare chiarezza sul fronte dei pagamenti bloccati, come il Biologico 2015,nei prossimi giorni ci sono una serie di pagamenti, che per fortuna sono stati sbloccati, che abbiamo chiesto di poter sbloccare. Non voglio venire qui a fare la storia semplice, ho degli obiettivi di pagamento nei prossimi giorni su alcune misure e ve le racconto e racconterò come, anche al Ministro, sono state rendicontate, poi ci teniamo in contatto e vediamo se arrivano o no.
Quello che so è che, sulla vecchia misura del Biologico 2015 c’è stato un problema, che non dipende certo da chi vi parla, però me ne faccio carico io, lo dico per completezza di informazioni, nella raccolta tra sistemi informatici, regolamenti regionali e misura nazionale; obiettivamente c’è stato un problema, come sapete si sta cercando di risolvere, si sblocca quota per quota, non come vorremmo ma, siamo tutti i santi giorni a chiedere note di aggiornamento per gli avanzamenti di questa misura per fare in modo di risolverlo.

Non la faccio semplice, so che questo è un tema decisivo, il mandato che Agea ha è quello di lavorare al massimo per sbloccare, e qualcosa sta accadendo per fortuna. Non dipende solo da Agea, perché ci sono alcune funzioni di controllo che stanno in capo ad altri enti, ma questo non vuol dire fregarsene, vuol dire caricarsi pure questo e lavorare. Su questo possiamo tenerci in contatto, capire nelle prossime giornate se i pagamenti ci sono e provare a vedere fin dove riusciamo a spingere il fronte”.
Martina ha ammesso i limiti del sistema e dell’Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, “è chiaro che, io per primo, voglio un sistema diverso, dove queste modalità di pagamento possano essere gestite in maniera diversa, in maniera più semplice, in maniera più ordinata. Questo è un tema enorme che fa i conti con un problema complesso, noi abbiamo ereditato un’Agenzia per l’erogazione nazionale dei pagamenti in agricoltura che è un unicum nel panorama europeo, perché è fatta di un socio privato al 49% che nei fatti detiene la tecnologia e le leve per il pagamento; il pubblico ha uno spazio di manovra oggettivamente limitato. Il problema è dal punto di vista tecnico e giuridico, abbiamo davanti una cosa complicata e per due anni ci siamo picchiati la testa sulla scrivania per provare a capire come superare questa situazione, senza incappare nel rischio di un blocco dell’intero sistema. Chi ha fatto quella scelta, secondo me incredibile, di immaginare un misto tra pubblico e privato per una funzione così delicata come questa, ha fatto una scelta veramente al limite che stiamo pagando adesso. Voi state domandando delle risposte, la risposta che posso darvi più seria è proviamo a lavorare insieme anche su queste partite anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Non sono insensibile a quello che voi mi chiedete, perché lo affronto tutti giorni, vi posso assicurare che siamo lì a lavorare insieme a quelli che possono aiutarci per sbloccare la situazione e fare passi in avanti”.
A conclusione del suo intervento, Maurizio Martina, si è detto pronto ad accogliere le proposte che arriveranno dal territorio, per il territorio, “accolgo anche lo spirito della proposta del Sindaco di provare ad immaginare insieme che cosa vuol dire costruire un progetto sul territorio, un progetto specifico per restare in tema, un’idea che possa valorizzare, ma anche con l’idea della fiscalità di vantaggio. Trovare un’idea che rafforzi il più possibile le potenzialità di un’area agricola, agroambientale, che voi avete qui, questo si può provare a fare.
La fiscalità è un tema che dobbiamo cercare di capire se riusciamo ad organizzarlo con la Regione, fatto ad hoc su aree interne, fiscalità di vantaggio, ne parlerò con il ministro De Vincenti, proveremo a capire se riusciamo ad avere qualche strumento di lavoro ad esempio sul tema della coesione, proviamo. Ci lavoriamo insieme con grande serietà, i temi sono temi veri, non si gira attorno ai problemi. Penso che la cosa migliore che può fare un rappresentante delle Istituzioni, a ogni livello che si tratti di un consigliere comunale o di un ministro, è quello di farsi carico delle cose che ascolta, di segnarsele, di scriversele negli appunti fondamentali e di lavorarci soprattutto quando c’è il lavoro quotidiano, io questo lo faccio”.
Interrogato sulla firma del Ceta, accordo economico e commerciale globale tra Unione Europea e Canada, ha chiarito “non l’abbiamo firmato, ma è un trattato internazionale di libero scambio che sta in capo all’Unione Europea, abbiamo concorso a sviluppare l’idea di un accordo commerciale. La cosa interessante è provare a testare un accordo che aumenta la tutela dell’agroalimentare italiano in quel mercato con le tante nostre Dop che, per la prima volta, vengono tutelate di più. È un accordo commerciale che ci garantisce qualche livello di protezione in più per i nostri prodotti, è un lavoro che si fa su due binari; d’altro canto la domanda è anche un’altra: noi denunciamo il falso cibo italiano sui mercati, ma qual è lo strumento che abbiamo per tutelare, allora si dice di no agli accordi. L’unico modo che abbiamo noi è fare degli accordi, poi uno puoi dire è bello e brutto, mi piace non mi piace, deve essere più forte più debole, questo fa parte della discussione, ma da qualche parte deve esserci uno strumento per far quel lavoro”.
Sulla questione dell’importazione del grano dal Canada ha detto “l’importazione selvaggia di grano la arginiamo, secondo me, con i contratti di filiera tra chi produce e chi trasforma perché è lì il punto vero, bisogna fare degli accordi su qualità, quantità e prezzo, come stiamo facendo. Alzare il livello del rapporto tra produttori e trasformatori, l’etichettatura, noi siamo stati quelli dell’etichettatura del grano e della pasta, guardate chi ha fatto ricorso, mica i canadesi, un pezzo dell’industria italiana, vuol dire che abbiamo qualche problema in casa”.

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