Noccioleti, i ghiri si mangiano 50 milioni di euro

di Salvo Lapietra
27/11/2016

Attuare l’accordo di programma sulla filiera, avviare la lotta a cimici e ghiri, dichiarare lo stato di calamità naturale. Tre proposte o meglio tre richieste indirizzate alla Regione siciliana dal comitato “Nocciolo Patrimonio da Tutelare”, costituito per affrontare la drammatica situazione, che ha colpito il settore corilicolo nebroideo.[sam_pro id=”1_1″ codes=”true”]

La situazione, in questo comparto, è drammatica come è emerso in una conferenza stampa che si è tenuta nei giorni scorsi a Montalbano Elicona: gli imprenditori hanno snoccio lato i numeri dei  danni riscontrati nel territorio che comprende i 23 comuni corilicoli dell’area dei Nebrodi ed in particolare: Ucria, Raccuia, Sinagra, Tortorici, Castell’Umberto, Montalbano Elicona, Roccella Valdemone.

Su circa 5.000 ettari di noccioleti ricadenti in questi comuni, si stima un danno che si aggira tra il 70 e 80% dell’intera produzione. Sui rimanenti 5000 ettari degli altri comuni nebroidei e della provincia di Messina, si è riscontrato un danno del 25% che, in totale, ammonta a 27 milioni di euro, con la conseguente perdita di circa 100 mila giornate di lavoro. “Abbiamo lanciato un vibrante grido di allarme – ha dichiarato il professore Matteo Florena, Presidente dell’Associazione culturale Nebrodi – chiedendo la dichiarazione dello stato di calamità naturale. La costituzione del comitato – nasce dalla volontà di individuare e praticare le soluzioni, in sinergia con le Istituzioni Regionali e Nazionali, in grado di arrestare questa forza distruttiva che potrebbe definitivamente annientare un settore produttivo di eccellenza per il territorio dei Nebrodi, dove la coltura risulta complessivamente rappresentata per circa 11.000 Ha. Chiediamo, pertanto, alle Istituzioni di intervenire tempestivamente per preservare e valorizzare questa risorsa fondamentale anche per la saldezza e la conservazione del territorio, oltre che per la salvaguardia dell’economia delle aree interessate”.

Nel corso della conferenza stampa sono state anche illustrate le azioni di contrasto più naturali che sarebbe possibile adottare basati sulla individuazione ed utilizzazione degli antagonisti naturali dei roditori e degli insetti che hanno attaccato e distrutto la produzione di nocciole. “E’ necessario ricostituire l’equilibrio biologico – ha spiegato l’agronomo ed esperto di settore Sebastiano Galvagno. Oggi ci troviamo con una massiva presenza di ghiri mai registrata nei corileti Messinesi. Lo spargimento indiscriminato di micidiali insetticidi a base di DDT negli anni ‘60, è stata la principale causa della scomparsa anche di tutti i predatori sia dei ghiri sia delle cimici del nocciolo. La soluzione parziale della problematica potrebbe giungere anche dalla reintroduzione di rapaci notturni quali l’allocco, il gufo comune ed il barbagianni ma, soprattutto, nell’immediato e per riequilibrarne la consistenza, da azioni massive di prelievo ed allontanamento della popolazione di ghiro, specie animale tutelata dalle norme sulla caccia (legge regionale n 33/97. Per contenere, invece, il danno causato dalla cimice (Gonocerus acuteangulatus) un intervento risolutivo potrebbe finalmente giungere dall’utilizzo della biofabbrica di Ramacca, di proprietà dell’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo), per l’allevamento massivo degli antagonisti naturali della cimice stessa, già da tempo individuati dall’Università di Palermo. Questi interventi naturali di contrasto – ha continuato Galvagno – potrebbero contribuire a risollevare l’economia collegata al settore, con un investimento economico minimale stimato intorno a circa 70 mila euro.”

“L’economia agricola del paese e del territorio nebroideo, basata in gran parte sulla produzione, raccolta, trasformazione ed utilizzazione della famosa “nocciola siciliana dei Nebrodi”, – ha detto Enzo Ioppolo, Presidente regionale della Comunità della Nocciola – rischia dunque di essere messa seriamente in ginocchio. Il danno economico stimato, si aggira intorno ai € 50 milioni di euro, considerando anche la perdita delle giornate di lavoro e la presenza del cimiciato”. “Oggi – ha continuato Felice Genovese, Presidente dell’Associazione “Frutto dei Nebrodi” – dobbiamo preservare e valorizzare questa risorsa anche per le sue straordinarie proprietà nutraceutiche. Sono, infatti, ricche di vitamina E. Contengono inoltre fitosteroli, sostanze utili per la prevenzione delle malattie cardiache e circolatorie, e sono in grado di abbassare i livelli del colesterolo Ldl.” .

In questo contesto, come è stato illustrato da Salvatore Giarratana, vice presidente dell’Associazione Culturale Nebrodi, strategica è la proposta di sottoscrizione dell’accordo quadro di filiera, presentata dall’Associazione presso il competente Assessorato Regionale da circa un anno e mezzo, per favorire una più equa distribuzione del reddito tra i vari segmenti della filiera stessa e la migliore valorizzazione delle produzioni. All’incontro, tra gli altri, hanno partecipato:  Filippo Taranto, sindaco di Montalbano Elicona, il deputato regionale  Marcello Greco, presidente della Commissione Regionale, lavoro, cultura e formazione e vicesindaco del comune di Montalbano , il deputato nazionale  Tommaso Currò, membro della Commissione Finanze della Camera, il  Sebastiano Lombardo Presidente Confagricoltura di Messina, la  Carla Conti, in rappresentanza della Cia (Confederazione italiana Agricoltori),  Nuccio Massimino della Cgil,  Sabina Barresi, segretario Provinciale della Cisl, unitamente ad un numeroso pubblico di corilicoltori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.