Parco dei Nebrodi, blitz della polizia: in manette allevatori e veterinari

di Salvo Lapietra
14/12/2016

Animali rubati e reimmessi nel circuito legale, vacche malate e commercializzate come sane. Sono solo alcuni dei reati verificati dalla polizia di Stato di Sant’Agata di Militello  guidata dal vicequestore Daniele Manganaro che dopo quasi due anni d indagini ha eseguito stanotte una trentina di ordini di custodia cautelare di sposti dal gip del Tribunale di Patti nei confronti di allevatori e veterinari che operavano nell’area del parco dei Nebrodi. Operazione giudiziaria preceduta da decine di sequestri di carne macellata abusivamente e da una intesta attività di verifica dei controlli sanitaria in tutta l’area dei Nebrodi.  Gli investigatori ritengono di aver individuato una vera e propria associazione per delinquere con rapporti tra gli allevatori, alcuni dei quali anche con precedenti penali, e i professionisti, dipendenti della ASP di Messina.

E’ un vero e proprio terremoto giudiziario è quello che, dalle prime ore di stamattina, sta sconvolgendo alcuni comuni dei Nebrodi, nel Messinese. Gli agenti del commissariato di polizia di Sant’Agata di Militello e della squadra mobile di Messina hanno eseguito decine di arresti nei confronti di allevatori e veterinari pubblici.
In attesa della conferenza stampa che fra qualche ora svelerà i dettagli dell’operazione va ricordato che questo maxi-blitz è l’ultimo in ordine di tempo condotto dagli uomini del commissariato di Sant’Agata di Militello con competenza in quasi tutti i comuni del Parco dei Nebrodi: la più grande area protetta della Sicilia. Da quando, nel 2014, si è insediato il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro è stata costituita una task force di investigatori con competenze diverse – fra cui anche esperti chimici – che ha condotto numerose indagini sui reati ambientali e, soprattutto, su quelli legati all’agricoltura e agli allevamenti. La “squadra dei vegetariani” – ribattezzata così perché non mangiano carne – in poco più di due anni ha sequestrato numerose centinaia di capi di bestiame, messo sotto sigilli 20 macelli clandestini, denunciato decine di allevatori per abigeato e maltrattamenti sugli animali. Soprattutto ha scoperto che le organizzazioni criminali hanno messo gli occhi sul traffico di farmaci illegali proveniente dall’Est europeo. I poliziotti hanno, infatti, sequestrato numerosi flaconi di un farmaco venduto clandestinamente, per una manciata di euro, da utilizzare al posto di un altro prodotto — legale in Italia — ma che costa quasi 10 volte tanto. Il farmaco viene usato contro i parassiti degli animali e deve essere somministrato prima dell’arrivo dell’estate, con una sospensione di 180 giorni. Il problema è che il farmaco dell’Est è simile solo nel nome a quello costoso e per giunta, se viene mal utilizzato sugli animali, si sospetta che possa diventare cancerogeno una volta che quelle carni (o latte di capra) arrivano sulle tavole.
Gli inquirenti hanno alzato il velo su un altro problema inquietante. Nella provincia di Messina sono stati certificati una cinquantina di casi ufficiali di brucellosi umana che è una malattia particolarmente invalidante e sono stati riscontrati focolai di brucellosi e tubercolosi negli allevamenti. Secondo i dati rilevati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia(Izs), aggiornati al 31 dicembre scorso, proprio questa provincia è la più colpita dell’isola. Su 312 allevamenti risultati con mucche affette da brucellosi, 177 si trovano qui mentre su 309 aziende siciliane di pecore e capre infette 85 si trovano in questa zona. Gli animali, per entrare nel circuito commerciale, devono essere ufficialmente indenni da brucellosi e tubercolosi. Su un milione e 500 mila capi del patrimonio zootecnico regionale, annualmente l’Izs della Sicilia effettua oltre un milione di esami, perché gli animali controllabili sono quelli che hanno più di un anno. Il fenomeno è stato spiegato da Santo Caracappa, direttore sanitario dello Zooprofilattico: “Controlliamo quasi il 100 per cento del patrimonio zootecnico, in 8 province su 9. L’unica provincia dove il controllo di bovini si ferma all’80 per cento è Messina, perché ci sono ancora sacche che sfuggono ai controlli ufficiali. Per il futuro pensiamo di organizzarci meglio, non solo con le Asp vicine, ma con l’aiuto delle forze dell’ordine e dell’assessorato regionale all’Agricoltura”.
L’allarme del governatore Crocetta
Una situazione nel Messinese che aveva portato anche la procura di Patti ad aprire alcuni fascicoli e che aveva fatto tuonare, il governatore siciliano Rosario Crocetta. «Abbiamo il sospetto di omessi controlli — aveva detto il presidente della Regione — e va creato un sistema di rotazione che dovrà interessare tutto il personale». Così, il governatore ha istituito una commissione ispettiva, coordinata dal noto ricercatore Vincenzo Di Marco Lo Presti e composta da tre medici veterinari. A tutto vantaggio delle centinaia di allevatori onesti dei Nebrodi, che con il sudore della fronte provano a mandare avanti le loro aziende. Perché è bene ricordare come proprio in questa zona la gente non ha lasciato solo, nella sua azione di “pulizia”, il presidente del Parco, Giuseppe Antoci, neanche dopo l’agguato mafioso subito e sventato, ironia della sorte, proprio dal coraggio del vicequestore aggiunto Manganaro che ingaggiando una sparatoria ha messo in fuga il commando.

Da corriere.it

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