Punto nascita di Sant’Agata, Uil Fpl: “Le donne dei Nebrodi e i loro bambini a rischio”

di Redazione
22/10/2019

Cinque domande all’Assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, sulla chiusura del punto nascita a Sant’Agata Militello. Cinque domande in cui sembra però esserci anche la risposta su tutta una serie di inadempienze che ne hanno determinato il fermo.

Le hanno poste i sindacalisti della Uil-Fpl  Ivan Tripodi, Pippo Calapai e Mario Salvatore Macrì, rispettivamente segretario generale Uil Messina, segretario generale Uil-Fpl Messina e coordinatore provinciale Area medica, che hanno inviato la nota per conoscenza anche al presidente della Regione, al presidente della Commissione regionale Sanità, al Ministro della Salute e al presidente dell’Anca.

L’oggetto è quello che ormai tiene banco da un mese, il punto nascita del presidio ospedaliero di Sant’Agata Militello disposto il 28 settembre dal direttore medico. La preoccupazione è la chiusura definitiva “attraverso artifizi politici”. Una preoccupazione manifestata a più riprese anche nelle riunioni con i sindaci e col direttore generale dell’Asp e che ha determinato la nomina di un  “Commissario ad acta”. Una nomina che non convince però i rappresentanti dei lavoratori. “Ci avrebbe, invece, convinto – spiegano nella nota all’assessore – l’avvio delle conseguenti azioni amministrative per la salvaguardia del sopracitato Punto Nascita”.

La Uil-Fpl fa infatti riferimento all’accordo Stato Regioni e alle disposizioni sul “Riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita” del 2011 che prevede l’obbligo di garantire standard operativi, di sicurezza e tecnologici anche per i punti nascita che non superano – come quello di Sant’Agata – 500 parti l’anno ma che viene mantenuto poiché dovrà accogliere anche i parti provenienti dal punto nascita dismesso di Mistretta. Per garantirne gli standard – ricordano i sindacati – sono previste verifiche semestrali sia da parte dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana che tramite ulteriori accessi di verifica da parte del Ministero della Salute e dei del Nas.

Ed allora, si chiedono, perché l’assessore regionale alla Salute, non è intervenuto per monitorare quanto previsto per il suo mantenimento?

  • Perché l’Asp di Messina ha escluso il Punto nascita di Sant’Agata dai piani di programmazione degli investimenti tecnologici e strutturali nel rispetto della normativa prevista mentre, invece, si è spesa tanto per quello di Taormina?
  • Perché da circa due anni, nonostante la Terapia Intensiva Neonatale di Taormina risulti chiusa per lavori di adeguamento, i dirigenti medici neonatologi assegnati non sono stati temporaneamente “comandati” presso il Punto Nascita di S. Agata dove invece necessitavano?
  • Perché è stato ignorato il D.A. n. 2536 del 2 dicembre 2011che ha previsto espressamente il mantenimento del punto nascita di Sant’Agata nonostante al di sotto degli standard previsti di 500 parti/anno poiché dovrà accogliere anche i parti provenienti dal punto nascita dismesso di Mistretta?
  • E infine: a quali rischi le future mamme dei comuni nebroidei (Mistretta, Castel di Lucio, Motta D’Affermo, Pettineo, Reitano, Tusa, Santo Stefano di Camastra) andranno incontro, dal momento che l’altro punto nascita, a Patti, dista circa 91 Km da Mistretta, oltre 75 minuti di strada salvo imprevisti lungo il tragitto?

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