Renovo Bioenergy presenta un nuovo modello per la coltivazione del cardo

di Salvo Lapietra
26/02/2015

Un nuovo modello per la coltivazione del cardo che grazie alla meccanizzazione del lavoro permette di separare e valorizzare i singoli componenti della pianta. Un modello che è stato presentato, a margine della tappa di Caltanissetta del Treno Verde, da Renovo Bioenergy, azienda di riferimento nello sviluppo di biodistretti in Italia e all’estero: si tratta, è stato spiegato, di un innovativo progetto per la coltivazione del cardo, che ne sfrutta le potenzialità energetiche senza sottrarre terreno agricolo alle colture alimentari.
E’ stato Salvatore Paterna a illustrare il progetto sviluppato in collaborazione con la Legambiente: si tratta di un nuovo modello per la coltura del cardo che, grazie alla meccanizzazione di un lavoro finora svolto principalmente a mano, permette di separare e valorizzare i singoli componenti della pianta erbacea.

Coltivato principalmente a scopo alimentare, come prodotto fresco e oggi anche come prodotto energetico, grazie al progetto di Renovo Bioenergy, sarà possibile affiancare all’utilizzo del cardo come biomassa, la produzione del miele e la raccolta dei suoi semi da cui si ricava l’olio, utilizzato in ambito cosmetico, medico e dei biocombustibili. Proprio la produzione del miele (molto ricercato) e l’utilizzo nell’alimentazione umana ed animale in genere, permette al cardo di superare il concetto secondo cui le colture energetiche sarebbero in aperto contrasto con l’agricoltura alimentare.
“Possiamo dire che la coltivazione del cardo aiuterà la produzione agroalimentare – ha detto Paterna -. Dalle nostre ricerche applicate, infatti, risulta che il cardo fornisca al terreno le caratteristiche per essere considerata una coltura ‘miglioratrice’ del terreno, tale da poter essere inserita in rotazione con il grano e specialmente per la coltivazione di quei grani antichi, con forti proprietà anallergiche. Per valorizzare appieno la coltura della pianta, quindi, bisogna prevederla in rotazione con quella del grano, supportando così, anche lo sviluppo della filiera agro-alimentare”.
“Ma non finisce qui: se valorizzato come biomassa da combustione, il cardo non dà luogo a ceneri nocive o tossiche, in quanto totalmente prive di sodio, cloro e di metalli pesanti; tali ceneri possono essere utilizzate come fertilizzanti, proprio perché restituiscono al terreno importanti elementi nutritivi, asportati con il raccolto. Infine, non bisogna sottovalutare gli aspetti idrogeologici, di conservazione e miglioramento del suolo, in quanto, essendo una coltura poliannuale con apparato radicale persistente e profondo, non solo riesce a mettere in comunicazione gli strati profondi del suolo con quelli superficiali, ma contrasta fortemente l’erosione e la desertificazione.
Ecco quindi come si supera la convinzione diffusa ed errata, secondo cui “tutte” le coltivazioni energetiche sottraggono terreno all’agricoltura alimentare; una coltura come quella del cardo, non solo permette lo sviluppo di una filiera alimentare, ma arriva a facilitarla, essendo, di fatto, una coltura sostenibile”.

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