A Santo Stefano di Camastra si celebra la festa del Letto Santo

di Giuseppe Salerno
09/09/2018

I festeggiamenti della Croce di Cristo, a Santo Stefano di Camastra, sono iniziati già da una settimana, con l’esodo della comunità stefanese nelle residenze di contrada Letto Santo, nei pressi dell’omonimo Santuario in cui oggi, come accade tutti gli anni la seconda domenica di settembre, molti fedeli, anche da fuori, prenderanno d’assedio questo luogo di grande fede per prendere parte ai festeggiamenti in onore della Santa Croce.

Come da tradizione, la festa ha inizio la notte del giovedì e la mattina del venerdì, quando  centinaia di fedeli, anche a piedi scalzi, percorrono la lunga salita cantando e pregando per recarsi in pellegrinaggio al Letto Santo, nei pressi del santuario che sorge a circa 870 metri s.l.m. dal quale oltre ai comuni dell’entroterra si possono ammirare le isole Eolie, la Rocca di Cefalù, il golfo di Capo d’ Orlando e l’Etna.

Una tradizione e testimonianza di fede lunga secoli. In passato tanti erano pellegrini che raggiungevano il luogo sacro il giorno prima della festa per fare benedire il proprio mulo, asino o cavallo, rimanendo nei pressi del Santuario e dormendo all’aperto, o spesso ospitati nelle casette di campagna edificate attorno alla Chiesa, in attesa della festa liturgica.  Un luogo sacro con una storia millenaria a monte del centro abitato di Santo Stefano di Camastra che rappresenta un simbolo identitario, una occasione per un ritorno alle origini, una rappresentazione del sentimento religioso della comunità locale.

Dal racconto degli anziani, tramandato oralmente per generazioni e carico di spunti leggendari e fantastici, si apprende il “mito fondativo” del Santuario. Per alcuni fu proprio il Cristo a scegliere questo luogo per la custodia del suo Santo Letto. Per altri esso fu indicato  dalla “pariglia” di buoi che trascinava la trave maestra del tetto arrestandosi lì dove si era aperta una voragine che impedì loro di continuare. Per tutti la realizzazione della testa del Crocifisso, per la bellezza e l’intensa aura spirituale emanata, si crede fosse stata ultimata per intervento divino, fatto cui evidentemente si richiama il detto locale “testa calata ri lu Pararisu”.

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