Slow Food, Condotta dei Nebrodi verso la costituzione

di Salvo Lapietra
06/02/2017

Sant’Agata di Militello – La fumata bianca non c’è stata. Ma ormai è proprio questione di tempo: la condotta dei Nebrodi di Slow Food è in procinto di nascere. Se n’è discusso a lungo sabato mattina nel corso di un’assemblea dei soci Slow Food convocata a Sant’Agata di Militello nei locali del Parco dei Nebrodi. L’obiettivo, ormai, in questa fase è quello di superare le divisioni (se non addirittura vere e proprie fratture) del recente passato per arrivare a una condotta di Slow Food che rappresenti i vari punti di vista e soprattutto i vari presidi e comunità presenti in quest’area della Sicilia.

Nelle prossime settimane i soci saranno al lavoro per integrare i vari punti di vista e arrivare a un’unica proposta progettuale. Della costituzione di una condotta sui Nebrodi si parla ormai da anni e un primo tentativo era stato fatto dall’associazione Terra Mare Nebrodi. Tentativo che non era andato a buon fine. Ora sembra arrivato il momento anche perché, con punti di vista magari differenti, anche le varie anime regionali dell’associazione fondata da Carlin Petrini concordano sulla necessità di una condotta autonoma nell’area dei Nebrodi sin qui rappresentata, come sezione, all’interno della condotta Valdemone.

Il territorio è ricco e i presidi Slow Food presenti ne sono una testimonianza: dal miele (l’azienda Emanumiele di Galati Mamertino) alla provola, al suino nero dei Nebrodi. E non v’è dubbio che il lavoro di Slow Food, a garanzia di qualità, genuinità e rispetto delle regole, può essere molto importante in un’area in cui diversi soggetti sono al lavoro per costruire filiere produttive moderne e soprattutto corrette. Il che vale per tutti i prodotti fin qui inseriti nel “paniere” di Slow Food: per esempio per la provola, che è candidata anche a ottenere il riconoscimento della Dop. E lo è sicuramente per il suino nero dei Nebrodi, che ha una sua peculiarità che lo rende prodotto unico nel suo genere proprio perché legato al territorio del Nebrodi e alle sue antiche tradizioni di lavorazione.

A questo punto sembra quasi un obbligo per tutti superare le divisioni di natura personalistica e arrivare a un progetto unico di tutela del territorio per far sì che Slow Food diventi un supporto per i produttori onesti. Appare chiaro a tutti che non contano più le cariche ma la capacità d mettere in campo azioni che rafforzino l’economia locale e la condotta dei Nebrodi è sicuramente importante purché non si dimentichi che rappresenta una comunità, all’interno della quale si discute, ci si confronta, avendo ben chiaro che l’interesse da tutelare è quello della comunità e non dei singoli.

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