Suino nero dei Nebrodi, Salerno attacca: “Troppe stranezze in quell’intervista”

di Salvo Lapietra
20/01/2017

Palermo – “E’ veramente strano, molto strano: chi si è battuto per far inserire il suino ibleo nell’elenco delle denominazioni alternative locali del suino nero siciliano si è dimenticato che al primo punto di quell’elenco c’è il suino nero dei Nebrodi”. A parlare è Amerigo Salerno, esperto nazionale di razze suine, oggi dipendente dell’Aras (l’associazione regionale allevatori di Sicilia), direttore del Consorzio di tutela del suino nero dei Nebrodi di cui è presidente Pippo Borrello. Ad Amerigo Salerno (e non solo a lui ovviamente) non sono andate proprio giù le dichiarazioni rilasciate a Nebrodinews da Giuseppe Messina nell’intervista pubblicata ieri perché, dice Salerno, “non solo il suino nero dei Nebrodi esiste ma sono stato io stesso a portare i suini neri dai Nebrodi a Palazzolo Acreide dove non c’erano”. Il riferimento a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa non sembra affatto casuale, visto che si tratta del paese di provenienza di Messina e il dibattito, come è abbastanza chiaro, non è solo culturale. A supporto delle proprie tesi Salerno porta il decreto del direttore generale del dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del ministero delle Politiche agricole Giuseppe Cacopardi. Un decreto che data 20 maggio 2016 e approva tra le altre cose il “disciplinare del registro genealogico e del anagrafico della specie suina” e che elenca le denominazioni alternative o locali delle varie razze, tra cui il suino nero siciliano: suino nero dei Nebrodi, suino nero delle Madonie, nero dell’Etna e nero Ibleo.
“Questo decreto porta questa data, quella del 20 maggio dell’anno scorso, proprio perché è stato inserito il nero ibleo – dice Salerno – e Messina ne è stato il fautore”.

Ma allora da dove nasce tutto questo equivoco?
L’equivoco nasce dalla denominazione che nel 1997 ha utilizzato il professore Gustavo Gandini che l’ha utilizzata per inserire questa razza nell’elenco Fao visto che fino a quel momento non c’era. Sono cose che immagino anche Messina conosca bene, così come conosce il contenuto di quel decreto di cui le ho detto: come fa a dimenticarsi che al primo punto dell’elenco c’è il suino nero dei Nebrodi e c’è anche il nero Ibleo di cui lui è un grande sostenitore?

Intravedo un non detto in questa sua domanda.
Messina l’anno scorso ha costituito una organizzazione di produttori e io stesso sono stato investito (per fornire i suini) , nella qualità di esperto di razza, ad ammettere le sue aziende con i suini acquistati sui Nebrodi. Quasi tutti gli animali presenti a Palazzolo Acreide vengono dai Nebrodi e una parte viene dall’Istituto zootecnico sperimentale di Palermo che però li ha presi sui Nebrodi. Pertanto mi fa meraviglia che una persona di tanta cultura citi un decreto che risale al 2001 ma si dimentichi di citare l’ultimo decreto in ordine di tempo. Mi suona strano tutto ciò.

Lei pensa che vi sia un interesse commerciale?
Io dico, in generale ovviamente, che un interesse commerciale c’è.

Messina dice anche che non può essere chiesta la Dop per il suino nero dei Nebrodi semplicemente perché non esiste.
Evidentemente avrà saltato qualche normativa europea . La Dop può essere chiesta eccome perché la Dop non è legata al nome di una razza ma alle caratteristiche della carne, del territorio, all’alimentazione, alla tracciabilità delle carni e all’ambiente. Tutte caratteristiche presenti sui Nebrodi. La Spagna, per fare un esempio, ha tre o quattro Dop tutte sulla stessa razza. Non solo: la proprietà della Dop è del territorio, così come circoscritto nel disciplinare. Loro si facciano la Dop iblea, noi faremo la nostra. La verità è anche un’altra.

Quale?
Che a loro dà fastidio la notorietà del suino nero dei Nebrodi, i cui prodotti sono ormai conosciuti in tutto il mondo grazie al lavoro fatto dal Parco dei Nebrodi, dalla Regione, dall’Associazione allevatori. Ma il suino nero dei Nebrodi è più riconosciuto perché storicamente è stato riconosciuto come razza nera. Prima ancora, qualche secolo fa, era conosciuto il suino nero delle Madonie ma a quel tempo non vi era alcuna differenza tra Madonie e Nebrodi. A me sembra strano che queste cose non si sappiano.

C’è una cosa che non si può non condividere nel discorso di Messina: il valore aggiunto deve andare ai produttori, agli allevatori.
E questa è l’attività che loro hanno fatto a Palazzolo, confortati da una capacità imprenditoriale presente sul territorio. Il consorzio di cui io sono il direttore è un consorzio di salvaguardia e valorizzazione. Noi non facciamo commercializzazione ma salvaguardia e valorizzazione: tutto quello che abbiamo fatto finora ha questa logica.

Lei che ha sottomano i numeri, qual è la situazione in questo momento? Quante sono gli imprenditori che allevano suini neri dei Nebrodi?
Le posso dire quante sono le aziende iscritte al registro anagrafico che poi, per una pecualirità di questo settore, coincide con il registro genealogico: in provincia di Messina sono 94, una ad Agrigento, 6 a Enna, 4 a Palermo, 5 a Ragusa e 9 a Siracusa. Si tratta di aziende, quasi tutte, che ho ammesso io e tutte hanno comprato suini dagli allevatori dei Nebrodi perché non esistevano più suini neri siciliani. Noi rivendichiamo però l’originalità di un prodotto che ha nel territorio, nel sistema di allevamento, nella tradizione la sua peculiarità che lo rende diverso dagli altri. Il prosciutto e i salumi da suino nero dei Nebrodi non sono uguali agli altri perché non è solo questione di nome.

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