Tusa, revocati domiciliari al 62enne che avrebbe tentato di investire un vicino

di Salvo Lapietra
06/08/2019

Avrebbe tentato di investire col proprio furgone un vicino di casa per vecchie e futili ruggini. Ora il 62 enne di Tusa è in libertà con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’ha deciso il Tribunale del Riesame di Messina, presidente Giuseppe Minutoli, nei confronti di Giuseppe Antonio Di Maggio, a seguito del ricorso proposto dall’avvocato di fiducia Santino Trovato. Dopo l’udienza di convalida dell’arresto, avvenuta lo scorso 17 luglio, il gip del Tribunale di Patti, Ugo Domenico Molina, dispose la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Adesso il giudici del Riesame in parziale accoglimento del ricorso eccepito dall’avvocato Santino Trovato hanno disposto la sostituzione della misura degli arresti domiciliari, con quella meno afflittiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e rimesso in libertà Di Maggio. Il pm pattese, Andrea Apollonio, spiccò nei confronti del sessantaduenne, l’informazione di garanzia e il decreto di sequestro del mezzo.

Nel provvedimento, si legge tra l’atro, che Di Maggio, è indagato, “per avere del tentato di uccidere N.G., 46 anni, residente a Tusa, ma nato a Cefalù.  In particolare con atti idonei, diretti in modo non equivoco a cagionare la morte investiva con il proprio furgone Fiat 127, di colore bianco, dopo averlo puntato e cambiato direzione a seconda degli spostamenti del bersaglio , che intendeva battere proprio N.G., il quale veniva proiettato sul cofano e sul parabrezza dello stesso furgone, Rovinando poi a terra, procurandogli così lesioni giudicate guaribili dai sanitari in 20 giorni, omettendo l’indagato di prestare soccorso, proseguendo anzi la propria corsa, vettura che dopo infatti veniva accuratamente occultata. Il fatto è aggravato dall’avere agito per motivi abbietti o futili, ovvero sia per i pregressi litigi di vicinato con la persona offesa, fatto aggravato dall’avere approfittato di circostanze di luogo che ostacolavano la privata difesa, essendo la strada dove è accaduto il fatto particolarmente stretta e nel punto dell’impatto, chiusa da una rete metallica, tanto che la stessa veniva divelta e danneggiata a seguito dell’investimento avvenuto a Tusa”.

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