Villaggio Milè a Galati nell’incuria: ruderi trasformati in stalle

di Salvo Lapietra
24/04/2016

Il Villaggio di Milè, a Galati Mamertino in provincia di Messina, sui Nebrodi è un luogo di memoria, che nasconde tante testimonianze di ciò che noi siamo stati quando eravamo poveri ma in fondo più attivi, più produttivi. Un simbolo di quell’antico che è anche una lezione per il presente. Abbandonato, distrutto, crollato. Ed è oggi una lezione per il presente perché rappresenta come, noi tutti, affrontiamo la nostra storia.
Milé è un villaggio contadino abbandonato dai suoi abitanti all’inizio degli anni Cinquanta a causa di un alluvione e oggi ridotto a un ammasso di abitazioni crollate, di scheletri coperti da macchia mediterranea. Vi abita solo un cavallo, in questo periodo, ma i segni del passaggio di altri animali restano evidenti.


Sottoposto a vincolo dall’assessorato regionale ai beni culturali ormai più di 25 anni fa e dunque riconosciuto come bene rilevante da un punto di vista antropologico culturale è stato oggetto di studi e ricerche ma le amministrazioni mai si sono curate di intervenire, almeno per ripulire le strade, per tagliare i rovi, per farne un luogo di visita. Lo hanno cancellato da qualsiasi programma, intervento, possibile prospettiva di recupero e fruizione per farne, per esempio, un laboratorio, un museo a cielo aperto, un luogo di visita per gli studenti. E’ scattato forse un meccanismo di rimozione che ha fatto di questo luogo un fantasma e oggi che quasi tutti gli abitanti sono morti si stenta a ritrovare anche traccia di una una socialità, di una organizzazione che era fondata sul lavoro. Milé, di cui si conosce poco in termini di origini, era un villaggio che potremmo definire autarchico: il ciclo economico si chiudeva nell’ambito di questo villaggio anche se non erano rari gli scambi con gli abitanti del paese o dei paesi vicini. Non circolava molto denaro ma erano presenti tutte le filiere: dal grano alla carne. Erano case povere, di contadini, con una bassa alfabetizzazione certo ma un grande spirito di sacrificio e con il loro lavoro hanno costruito il nostro oggi. Vi mostriamo le foto e un piccolo video per dimostrarvi com’è oggi. Pensando che è possibile intervenire per farne un luogo vivo, un luogo di cultura e di recupero della nostra memoria. E forse ancora non è troppo tardi ma serve l’aiuto e il contributo di tutti.

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