Zone franche montane, la legge impantanata all’Ars

di Salvo Lapietra
12/02/2016

La legge sulla montagna che rappresenta una speranza di rilancio per le aree interne della Sicilia particolarmente disagiate e marginalizzate come possono essere i Nebrodi o le Madonie è bloccata all’Ars. Una legge fondamentale, visto che prevede tra le altre cose l’istituzione delle zone franche montane, dunque uno strumento che potrebbe favorire grazie alla defiscalizzazione investimenti da parte delle imprese.Il 27 aprile 2015 l’Assemblea regionale, ai sensi dell’art. 135 del Regolamento interno, ha votato unanimemente la “procedura d’urgenza” per trattare la definizione del disegno di legge 981/2015, la strada quindi risulterebbe “spianata”, anche in considerazione della forte volontà politica di convertire in Legge la proposta di cui sono primi firmatari i Deputati Bruno Marziano ed Anthony Barbagallo (l’uno assessore alla Formazione e l’altro assessore al Turismo del governo guidato da Rosario Crocetta), giace ancora alla commissione Bilancio dopo essere stato esitato favorevolmente dalla terza commissione Attività produttive. Inviato in commissione Bilancio il 12 ottobre 2015 per un parere tecnico del disegno di legge non si ha più notizia.

«Esprimo compiacimento per il fatto che altri sindaci finalmente hanno compreso che l’istituzione delle zone franche montane rappresenta una delle strade maestre per lo sviluppo delle aree interne ed in particolare per le Madonie – dice il vice sindaco di Castellana Sicula Vincenzo Lapunzina, tra i promotori e sostenitori del disegno di Legge Regionale 981/2015 -. Ritengo che sia l’unico strumento per risollevare le sorti delle aree montane, soprattutto quella delle Madonie tutto il resto è solo un modo per continuare a mungere le vacche oramai divenute magre».

«Mi risulta che lo scorso novembre è stata richiesta, da parte della Commissione Bilancio, una relazione al Governo regionale ed in particolare all’assessorato al Bilancio. Nonostante tutto – afferma Lapunzina – pare che tale relazione non sia stata ancora evasa. È allucinante che uno strumento di vitale importanza per la Sicilia giaccia misteriosamente per così tanto tempo nei cassetti del personale degli uffici regionali», chiosa Lapunzina.

«Sono ritardi inaccettabili – conclude –  aspettiamo che l’assessore Baccei faccia chiarezza su questa vicenda, una semplicissima relazione dovrebbe essere esitata in poche ore. Tutto ciò è il paradigma di una Sicilia arenata in una secca. I responsabili andrebbero rimossi dall’incarico che ricoprono».

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