Galati, la burocrazia della Soprintendenza blocca il piano per il centro storico

di Turi Milano
14/02/2017

Galati Mamertino – La burocrazia della Soprintendenza dei Beni culturali di Messina blocca quello che per comodità possiamo definire un piano per il centro storico di Galati Mamertino. Di fatto si tratta dello Studio di dettaglio così come previsto dalla legge 13/2015 ma in ogni caso si tratta di un atto ritenuto da tutti parecchio urgente anche alla luce dei recenti crolli e della possibilità che se ne verifichino altri (sono almeno sei gli immobili monitorati costantemente dal Comune che ha intanto messo in mora i proprietari).

Per la seconda volta consecutiva i tecnici della Sovrintendenza non hanno partecipato alla Conferenza di servizi necessaria per approvare il Piano che è stato redatto dall’Ufficio tecnico comunale guidato dall’architetto Giusetta Cavolo con la consulenza dell’architetto Antonio Carcione. I due architetti, come si evince dal verbale di quattro pagine pubblicato sul sito del Comune, erano gli unici presenti alla conferenza di servizi convocata per il 7 febbraio.
Agli atti, in epoca in cui la dematerializzazione oltre a essere diventata una moda è divenuta un obbligo ai fini di risparmio, risulta una nota che porta la data del tre febbraio in cui i tecnici della Sovrintendenza chiedono di avere in formato cartaceo tutte le carte dello studio di dettaglio del centro storico che noi per sintesi abbiamo ribattezzato piano: una richiesta che arriva quattro giorni prima della seconda conferenza di servizi mentre la prima doveva addirittura svolgersi a maggio dell’anno scorso.

Insomma è stato chiesto agli uffici del Comune di Galati Mamertino, proprio alla vigilia di un incontro che è previsto dalla legge e obbligatorio dunque anche per la Sovrintendenza, di produrre in copia l’intero progetto: “E’ necessario – si legge nella nota della Soprintendenza – che si producano in formato cartaceo gli atti integrativi di cui la originaria trasmissione risultava carente particolarmente le schede degli edifici interessati, le norme tecniche di attuazione necessarie a definire per singoli interventi le metodologie, i materiali e gli interventi edilizi ammessi nei casi di demolizione e ricostruzione. Poiché le attrezzature in dotazione non agevolano la stampa cartacea si invita a voler tempestivamente depositare presso questa Soprintendenza gli stessi al fine di emettere provvedimento di esame propedeutico della conferenza di servizi per la quale si concorderà la data per le vie brevi”. Richieste legittime, ovviamente, ma che appaiono piuttosto tardive.

Ora è pur vero che l’approvazione dello studio di dettaglio non comporta necessariamente in automatico lo sblocco di finanziamenti o di interventi finanziari per recuperare il patrimonio edilizio del centro storico del centro dei Nebrodi ma è anche vero che si è ormai in presenza di un’emergenza e che dunque è necessario intervenire prima possibile. Pertanto è sembrata davvero incomprensibile la richiesta avanzata dalla Soprintendenza che, tra l’altro, aveva avuto tutto il tempo di portarsi avanti con il lavoro definendo un piano d’azione condiviso con gli uffici del Comune. In ogni caso la risposta alla Soprintendenza la si può legge nel verbale: “La richiesta del deposito della documentazione in formato cartaceo risulta in contrasto con la smaterializzazione e la digitalizzazione della documentazione amministrativa di cui alla normativa vigente – si legge nel verbale che è consultabile online -. Il formato pdf può essere agevolmente letto su qualunque computer o dispositivo digitale portatile e non necessita di stampa”.

Altro punto: “Alcuni degli elaborati dello Studio di dettaglio erano stati comunque consegnati alla Soprintendenza in formato cartaceo seppure in via informale già prima della precedente convocazione (maggio 2016 ndr)”.

E infine: “Nelle preventive riunioni avvenute in Soprintendenza si era convenuto di stampare copie cartacee complete, alla fine dell’iter di approvazione al fine di evitare spese non necessarie e danno ambientale a meno solo della documentazione fotografica non utilizzata nelle schede e fornita su cd, in quanto trattasi di 1.800 fotografie la cui stampa avrebbe costituito un onere eccessivo sia economico che ambientale e non avrebbe rivestito alcuna utilità dal momento che la normale stampa di foto su carta comporta la perdita di chiarezza e particolari”.

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