Longi, comitato cittadino chiede stop lavori nell’ex chiesa di S.Salvatore

di Davide Di Giorgi
21/07/2020

A Longi un comitato cittadino chiede che vengano fermati i lavori nell’ex chiesa di S.Salvatore. Un gruppo di cittadini protesta perché l’incompiuta del XIX secolo, utilizzata da sempre nel Comune nebroideo per gli spettacoli all’aperto, potrebbe essere deturpata dai lavori che prevederebbero la copertura del tetto. E’ stata anche promossa una petizione online.

“Da alcuni anni a questa parte – afferma l’ex sindaco Gaetano Zingales a Nebrodi News – l’attuale parroco si è messo in testa che deve coprirla con tetto fisso. Siffatta operazione deturperebbe la bellezza dell’antico bene architettonico. Oltretutto, non si comprende come la Soprintendenza dei Beni culturali di Messina abbia potuto approvare il progetto in violazione della specifica normativa che tutela i beni culturali ed ambientali. Io, nel 2018, riuscii a fermare il tentativo quando era vivo il compianto assessore Tusa, ma morto Lui, con altri soggetti politici disponibili, i titolari del progetto sono riusciti a far partire  i lavori affidandone l’esecuzione ad una impresa di Favara. Ho dato vita, quindi, ad un Comitato cittadino per indire il mini-referendum sul problema”. 

L’ex primo cittadino aveva deciso di scrivere una lettera al compianto Assessore ai Beni Culturali Sebastiano Tusa che riportiamo integralmente: “Mi giunge notizia che esisterebbe un progetto esecutivo, già finanziato, che dovrebbe consentire lavori di ristrutturazione e di copertura del tetto presso l’ex chiesa di S.Salvatore, in Longi. E’ vera la voce che corre oppure è una bufala dei soliti buontemponi? Per coloro che non fossero a conoscenza degli eventi abbattutisi su questa struttura, faccio una breve descrizione. Essa fu investita dalla frana, il 15 marzo 1851, nella navata di destra mentre l’abside e la navata di sinistra non furono travolte. La chiesa era in costruzione e, per motivi che non si sanno, venne abbandonata anche se si sarebbe potuto liberare dal fango la parte invasa in quanto la gran parte della superficie era rimasta integra. Se i lavori fossero stati in uno stadio avanzato ( con la copertura, il catino e l’intonaco ai muri) e la chiesa fosse stata investita totalmente non avremmo visto i muri allo stato grezzo. Invece, il tutto è rimasto come si presenta ai nostri occhi.

L’ex chiesa, sin dagli anni trenta venne utilizzata per rappresentazioni teatrali e, dai ragazzi, sino alla realizzazione del campo sportivo, come campetto di calcio.

Io rammento, da ragazzo, che, dopo avere giocato al pallone, attraverso un’apertura sul retro dell’abside ci portavamo dietro il muro della chiesa perché, staccato da questo, nella parete di fronte, c’era una piccola sorgiva d’acqua, dove noi andavamo a dissetarci. Quindi, su quel muro non si era abbattuta la frana, al contrario della navata di destra che era rimasta sommersa dal fango. Quell’apertura sul retro – a mò di porticina – successivamente venne murata.

Rammento anche che al muro esterno di destra si erano appoggiate abitazioni, in seguito costruite da privati, e che, al piano terra, si accedeva ad un locale ( forse la futura sagrestia) accanto alla torre campanaria.

In conclusione, la frana ci fu ma non si abbatté su tutto l’edificio, che venne abbandonato divenendo una “incompiuta”, la quale , oggi, ha bisogno solo di essere restaurata e conservata, così com’è, per spettacoli e manifestazioni culturali.

La struttura viene da tutti ammirata per la sua bellezza, che trasmette l’emozione di un’antica civiltà del paese e di valori religiosi e culturali esistenti presso quei nostri antenati. Trasformare l’estasi della visione oggi esistente, durante gli spettacoli estivi, è un delitto contro la natura e la bellezza architettonica.

E’ l’unica eredità di antiche strutture e di manufatti artistici, rimasta al godimento degli amanti dell’architettura del passato, in quanto tutte le altre, per mancanza di convincimenti culturali , sono andati distrutti. Come ad esempio. Il lavatoio pubblico alla Fontana, l’edicola di San Leone al Serro, le fontanelle di acqua potabile disseminate nel paese, il Monumento ai Caduti sotto i Due Canali con la vasca dei pesci. E presso la chiesa madre: il pulpito per le prediche, il grande lampadario centrale, l’artistico fonte battesimale, le lapidi di feudatari sepolti, il tetto a cassonetto.

Adesso, si vorrebbe distruggere l’ultimo bene artistico rimasto al paese di Longi. Vi invito a desistere in quanto ai longesi piace così com’è. Se la meravigliosa e coinvolgente chiesa dello Spasimo, a Palermo. laddove si svolgono manifestazioni musicali ed artistiche a cielo aperto, fosse oggetto di intervento strutturale con copertura del tetto, oggi inesistente, non verrebbe commesso uno scempio culturale? L’ex chiesa di Longi non ha certamente la bellezza di quella dello Spasimo, ma ha egualmente una sua attrattiva come sito artistico per manifestazioni di vario genere. Se non fosse un’affermazione azzardata, direi che l’immobile, pur essendo della metà del 1800, ha un qualcosa di archeologico, che ci fa rammentare la millenaria esistenza del borgo montano, fondato dagli esuli della distrutta città di Demenna.

E’ uno stato d’animo sublime quello in cui , durante l’ultra ventennale Concerto d’Estate, lo spettatore, sommerso dalle note musicali del complesso orchestrale, eleva il suo sguardo verso il cielo stellato, talvolta rischiarato dalla luna. E’ un appuntamento, il Concerto, che coinvolge i longesi, soprattutto quelli che al paese tornano per trascorrere le ferie estive. Il sito di rustica e antica bellezza, guardando in alto, sopra la struttura, durante gli intervalli dello spettacolo, è impreziosito, dalle caratteristiche piante di opuntia (fico d’india). Qualcuno potrebbe obiettare che, sotto il tetto di copertura della struttura, lo spettacolo si potrebbe svolgere egualmente. Lo scenario cambierebbe, non essendo quello offerto dalla natura, ed il momento celebrativo perderebbe la bellezza e l’importanza del suo appuntamento annuale.

Leggo da un saggio su internet. “La tutela del patrimonio culturale e del paesaggio. La conservazione del paesaggio, in pratica l’insieme delle bellezze naturali e del patrimonio artistico-storico-culturale, è un esigenza irrinunciabile nel nostro paese e va considerata come un aspetto specifico della più ampia tutela dell’ambiente.
Già la Costituzione intende la tutela del paesaggio come protezione del patrimonio naturale nella sua complessità; riconosce, inoltre, tra le finalità precipue dello Stato la conservazione del patrimonio storico e artistico al fine di salvaguardare la civiltà, i costumi e le tradizioni, in sostanza la memoria storica della nazione, e di proteggere l’ambiente costruito nel tempo dall’uomo”.

Chiaramente, l’immobile fa parte dei beni paesaggistici e, quindi, soggetto alle norme, nazionali e regionali, di salvaguardia e tutela dei beni culturali, archeologici ed architettonici. A questo punto, mi chiedo: nel caso in cui esista il progetto in argomento, lo stesso ha avuto rilasciati tutti i necessari visti per l’inizio dei lavori.?

E’ doverosa , pertanto, una risposta a quanto, con la presente, viene chiesto. Pur tuttavia, ove sia percorribile sul piano tecnico e normativo, per non bloccare un progetto esecutivo propongo, come mediazione, di apportare una variante allo stesso. Anziché un tetto fisso per la copertura delle navate, centrale e laterali, si potrebbe ricorrere, nella navata centrale, ad un tetto mobile. E’ possibile? Se “no”, che si intervenga per la messa in sicurezza dello stabile ma, per favore, che non sia distrutta la visione di ammirare, durante gli spettacoli, la bellezza del cielo quando la luna e le stelle offrono lo scenario del loro incanto notturno.

I longesi rimangono in attesa di una buona novella affinché il loro “piccolo Spasimo” non venga distrutto”.

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