Piano del demanio marittimo, commissariati 9 Comuni dei Nebrodi

di Davide Di Giorgi
14/08/2018

La Regione ha commissariato 63 Comuni costieri siciliani per la redazione dei piani di utilizzo del demanio marittimo. L’assessore regionale al Territorio, Salvatore Cordaro, ha nominato i commissari ad acta che si sostituiranno alle amministrazioni comunali della Sicilia, inadempienti nella redazione dei documenti. In tutta la provincia di Messina sono 27 di cui 9 sono comuni nebroidei: Brolo, Acquedolci, Motta d’Affermo, Naso, Santo Stefano di Camastra, Tusa, Capo d’Orlando, Torrenova e Sant’Agata Militello.

I commissari avranno il compito di predisporre, in sostituzione degli enti locali, le procedure per l’approvazione degli strumenti di pianificazione urbanistica delle coste, fondamentali per il rilascio di nuove concessioni demaniali, ritenuti un volano per la creazione di nuove attività turistiche, ricettive e commerciali. I piani rappresentano lo strumento di programmazione attraverso cui viene regolamentato l’utilizzo della fascia costiera demaniale e del litorale marino, sia per quanto riguarda le attività di tipo privato, che pubblico.

“Si tratta di un intervento necessario e non più derogabile – afferma l’assessore Cordaro – al quale i Comuni erano stati chiamati dall’amministrazione regionale a adempiere secondo una tempistica precisa e comunicata in tempo utile”. Alcuni dei 122 comuni costieri si sono attivati, individuando i tecnici per la realizzazione del piano e attivando la procedura. In questi casi – continua Cordaro – anche se non hanno concluso l’iter, abbiamo valutato positivamente la volontà di ottemperare alle indicazioni dell’assessorato. Negli altri 63 casi si è evidenziata una assoluta mancanza di riscontro alla nostra interlocuzione, che ha portato al commissariamento”. La nomina dei commissari, assicura l’assessore, “non risponde, tuttavia, ad una logica punitiva, ma intende essere uno strumento agile, che consenta alle amministrazioni comunali di uscire dalle secche di una pianificazione che in molti casi si è rilevata difficile da realizzare, anche per mancanza di personale tecnico o di risorse adeguate”.

“Non provvedendo per tempo alla redazione del Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo il Comune di Capo d’Orlando ha rinunciato alla possibilità di pianificare l’uso della spiaggia nell’interesse dei propri concittadini – commenta in una nota Legambiente Nebrodi -. Ci penserà un Commissario Regionale la cui azione, come emerge dalle dichiarazioni del governo regionale, sarà orientata da motivazioni di natura economica: fare cassa col rilascio delle concessioni. Ciò significa che dobbiamo aspettarci un’ulteriore proliferazione delle occupazioni del litorale per promuovere attività commerciali a danno della libera fruizione da parte dei bagnanti e della sua integrità e della sua qualità. Questo scenario, che non mancherà di provocare disagi e indignazione postuma nei cittadini, è peraltro incompatibile con lo stato della nostra spiaggia, soggetta da decenni a fenomeni di erosione che ne hanno ridotto la profondità e la cui ricostruzione ha richiesto consistenti risorse del bilancio comunale. Riteniamo che l’approccio economico alla pianificazione della spiaggia sia sbagliato in linea di principio ed anche beffardo da un punto di vista del bilancio pubblico: ricostruire una spiaggia in erosione costa circa 20 volte più di quanto la Regione può ricavare da una concessione. Siamo delusi per l’inadempienza del Comune, che può anche essere letta come una comoda deresponsabilizzazione, e preoccupati per il futuro del nostro litorale. Quella di Capo d’orlando è sempre stata una spiaggia di grande valore per la natura dei sedimenti e per la sua comoda fruibilità, essendo vicina all’abitato ed agli esercizi commerciali stanziali.   Trasformarla in una “baraccopoli” ne danneggerà l’immagine e lo stesso valore economico in quanto distruggerà l’indotto, costituito dalle numerose attività commerciali  a monte del lungomare, le quali subiranno concorrenza di chi si piazza in “prima fila” pagando meno di 2 euro per metro quadro”.

 

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