Premio Speciale Orione al Nucleo Operativo dei Carabinieri di Santo Stefano di Camastra

di Giuseppe Salerno
07/12/2017

Un attestato di benemerenza per aver dato prova di elevata professionalità” è stato assegnato alla Compagnia Carabinieri di Santo Stefano di Camastra, comandata dal tenente Martina Perazzolo, in occasione dell’ottava edizione del Premio “Orione” 2017, organizzato mercoledì 6 dicembre, dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti, presso l’Università degli Studi di Messina, presieduta dal  Rettore dell’Università Pietro Navarra, dall’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”, diretta da Rosario Fodale e  con il patrocinio gratuito dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Il Premio “Orione” è un riconoscimento che viene conferito a otto figure messinesi che si siano distinte nel mondo della cultura, nel suo complesso, con particolare riferimento ad alcuni settori della stessa ed intende contribuire a rendere ulteriormente vitale il già fertile panorama socio-culturale della Provincia di Messina, unitamente al Premio Speciale Orione Al Reparto Operativo dipendente dai Comandi Provinciali di Messina delle Forze Armate e di  Polizia che, appunto, quest’anno è andato al Nucleo Operativo della Compagnia carabinieri della Città delle Ceramiche, Comando Provinciale di Messina, composto dal luogotenente Nello Paolo La Ganga, dal maresciallo maggiore Calogero Lallaro Scaffidi, dal maresciallo maggiore Graziano Curci, dal brigadiere capo Antonino Cannata, dal brigadiere Antonio Di Nardo e dal carabiniere scelto Marco Poner per aver dato prova di elevata professionalità, spiccato intuito investigativo e non comune spirito di sacrificio, nell’articolata attività d’indagine che consentiva di sconfiggere un sodalizio criminale, che mirava ad ottenere benefici economici acquisendo la gestione di estesi appezzamenti agricoli appartenenti a privati cittadini nelle località di Cesarò, Maniace, Caltagirone e Modica. Per aver contribuito ad esaltare il prestigio dell’Istituzione.

Una brillante operazione conclusasi lo scorso febbraio, condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo e della Compagnia di Santo Stefano di Camastra, all’epoca, coordinati dal Maggiore Giuseppe D’Avena, dei ROS di Catania, dietro il coordinamento della DDA della città catanese, che ha permesso di trarre in arresto i presunti reggenti mafiosi nei territori di Cesarò e Bronte, finiti in manette con l’accusa di associazione mafiosa.

I nomi caldi dell’inchiesta furono quelli di Giovanni Pruiti, fratello dell’ergastolano Giuseppe condannato per associazione mafiosa e omicidio, e di Salvatore Catania conosciuto con l’appellativo di Turi. Personaggi di spicco da ricondurre alla mafia dei Nebrodi che ha interessi rilevanti nello sfruttamento dei terreni con l’obiettivo di incassare contributi pubblici.

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