Agricoltura e zootecnia, le proposte dell’avvocato Regalbuto

Dopo le dichiarazioni del capo gruppo di Fratelli d’Italia all’Ars – Elvira Amata – la quale ha lanciato un allarme sulle questioni che interessano il comparto agricolo e zootecnico siciliano che rischiano di essere fortemente penalizzate dalle scelte del Governo Draghi e dai ritardi dell’Unione Europea, abbiamo approfondito l’argomento con il responsabile provinciale agricoltura di Fratelli d’Italia per la provincia di Messina, l’avvocato stefanese Gabriella Regalbuto, da anni impegnata nella difesa e nella tutela del patrimonio agricolo e zootecnico siciliano, in particolare nell’area nebroidea.

Avvocato, come si trova nella casa di Fratelli d’Italia?

Fratelli d’Italia, l’ho già detto altre volte, è la naturale dimora per una donna di destra come me. Mi sento a casa. Condividiamo ideali e obiettivi. In Elvira, poi, ho trovato una donna forte, decisa e politicamente impegnata.

Sarebbe corretto dire che vi siete ritrovate? Quanto a determinazione e forza Lei, avvocato, ha dimostrato di averne tanta, affrontando a testa alta temi difficili del nostro territorio.

Grazie. È bello vedere che l’impegno venga riconosciuto. Nella mia locandina alle scorse regionali il mio hashtag (si dice cosi?) è stato “tradizione, sviluppo, territorio”. Sono tre concetti da cui, per me, non si può prescindere per fare politica in questa meravigliosa terra. Non possiamo guardare al futuro senza proteggere le nostre radici che passano dal territorio in cui viviamo e dalle tradizioni che ci identificano. Ma non divaghiamo…

Parlando di agricoltura e del periodo di transizione della PAC, c’è tanto fermento per questo “scippo” da parte delle regioni del Nord ai danni del sud. Lei cosa pensa?

La questione è molto più complessa di quanto possa apparire. Con Elvira abbiamo provato a spiegare, in sintesi, cosa stia accadendo. Il Ministro Patuanelli vorrebbe che in questo periodo di transizione (considerato dal Regolamento UE una naturale prosecuzione della precedente PAC 2014/2020) i fondi del primo pilastro venissero rimodulati a favore del nord e ai danni del sud. Non si parla di cifre altissime, sono percentuali minime ma è comunque fondamentale che la Sicilia sia quanto più compatta possibile in questa battaglia; cedere adesso potrebbe significare cedere nella prossima programmazione. E non possiamo permetterci di perdere preziose risorse.

Il nord, e il Ministro Patuanelli, si difendono affermando che il sud è a rischio disimpegno, che le regioni del sud non sono riuscite a spendere i soldi della programmazione. Quanto c’è di vero in questo?

Anche qui, la risposta meriterebbe un lungo approfondimento. L’attuale PSR è figlio della politica del disfattismo del precedente Governo Crocetta. Se l’allora Assessore Cracolici avesse pensato alla politica agricola comune forse oggi avremmo un serio piano di sviluppo rurale. Elencare i fallimenti di quella politica potrebbe servire a comprendere il perché di questi ritardi nell’attuazione del PSR. Ritardi che, comunque, non posso giustificare; non posso, nonostante abbia vissuto personalmente l’enorme sforzo del dipartimento agricoltura e degli Assessori regionali, Bandiera prima e Scilla dopo. Ci avevano promesso che l’informatica avrebbe risolto i problemi dell’agricoltura. Io oggi vedo solo anomalie in codice. La semplificazione è rimasta solo sulla carta…

Nel comunicato ha dichiarato che la crisi del comparto agricolo e zootecnico siciliano è stata di recente accentuata dai ritardi nei pagamenti e dai nuovi penalizzanti criteri di valutazione dei premi legati alle misure agroambientali. Cosa vuole dire esattamente?

Mi riferisco al valore del premio ad ettaro erogato per la misura 11 del PSR Sicilia (c.d. biologico). Purtroppo, nel corso dei pagamenti del 2020 AGEA ha previsto nuovi e ridotti importi, avendo adottato non meglio specificati criteri per i premi legati alle superfici condotte a pascolo. Fino alla campagna 2019 un ettaro di pascolo ha ricevuto un premio di circa 200€. Dal 2020 lo stesso ettaro di pascolo ha ricevuto premi di €14 ad ettaro, per i più fortunati 43€ ad ettaro. Questo tradotto cosa significa? Che se AGEA si ostina a non riscontrare le contestazioni della Regione siciliana, i produttori rischiano un recupero sulle annualità precedenti… dobbiamo evitare che questo accada, questo segnerebbe la fine dell’agricoltura siciliana, non solo biologica.

Lanciamo uno sguardo al futuro. Lei come vede la prossima programmazione PAC?

In Europa le discussioni sulla prossima PAC sono ferme. Per la Sicilia, non molto tempo fa, ho consegnato all’Assessore le mie idee per una PAC migliore, per una PAC che sappia guardare ai diversi territori. L’Italia è una, come la Sicilia. Ma se ci soffermiamo un attimo e mettiamo a confronto le diverse zone della nostra isola quanti diversi paesaggi rurali possiamo osservare? Ogni paesaggio ha esigenze diverse, tempi e modalità di sviluppo diversi, innovazioni diverse. Non si può avvantaggiare solo l’agricoltura 4.0 ma bisogna guardare ai problemi strutturali e infrastrutturali; molte delle nostre realtà aziendali non hanno neppure l’elettricità, per non parlare della viabilità aziendale. E soprattutto, non possiamo più tollerare una PAC con i tempi di attesa attuali; sono trascorsi 4 anni dalla chiusura del bando giovani… siamo ancora in fase di primo SAL; i progetti sono già vecchi!

Dei giovani che nel frattempo sono già invecchiati…

Si, dei giovani già vecchi ma soprattutto stanchi. Dei giovani a cui parlano di semplificazione ma che sono poi costretti a scontrarsi con la burocrazia, sempre più lenta e farraginosa, e con la tecnologia sempre più inadeguata. Bisogna parlare dei giovani in maniera programmatica, seria, senza la propaganda assistenzialista di sinistra; non la patrimoniale di Letta quindi ma aiuti reali alle iniziative imprenditoriali.

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Pubblicato da
Giuseppe Salerno