Buoni spesa, autocertificazioni nel mirino della Finanza

di Giuseppe Salerno
18/04/2020

Sono tante le famiglie che hanno diritto ai buoni spesa, l’aiuto straordinario introdotto dal Governo per questo periodo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, come tante sono quelle che, pur non avendone diritto, falsificando l’autocertificazione, sono riuscite ad ottenere i cosiddetti voucher destinati persone e nuclei familiari in condizioni di indigenza, per acquistare alimenti, farmaci e beni di prima necessità.

La quota che ogni Comune ha ricevuto per questo intervento di solidarietà alimentare è stata fissata in base al numero di abitanti e all’indice di povertà. Il meccanismo dell’assegnazione dei buoni spesa, rivolti ai residenti, ma anche ai cittadini che al momento sono domiciliati fuori dal comune di residenza, è basato sull’autocertificazione. Autocertificazione che, forse molti non sanno, richiede serietà.

E’ proprio la riscontrata mancanza di serietà che ora rischia di mettere nei guai parecchi soggetti che dichiarando il falso hanno violando l’art. 316 ter Codice penale che a parte la denuncia, prevede la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro che va dalle 5.164 alle 25.822 euro

Dunque via ai controlli da parte della Guardia di Finanza per stanare eventuali furbetti i quali con l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi, l’autocertificazione appunto, sono riusciti a conseguire indebitamente, per sé o per altri, contributi erogati dallo Stato.

Ma non finisce qui. Qualora, come riscontrato in taluni casi da parte delle Fiamme gialle, chi ha presentato domanda per i buoni spesa fosse stato consigliato da qualcuno a certificare il falso pur di ottenere il contributo, per il “suggeritore” scatterebbe la denuncia ai sensi dell’art. 414: istigazione a commettere uno o più reati.

 

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