Capo d’Orlando, Nino Monastra assolto in appello

di Redazione
29/01/2017

Capo d’Orlando – La Corte d’Appello di Messina, giudice Alfredo Sicuro, consiglieri dottoressa Vincenza Randazzo e la dottoressa Maria Teresa Arena, ha assolto, perché il fatto non sussiste, Nino Monastra dall’accusa di aver minacciato di morte, parlando al telefono con i Carabinieri di Capo d’Orlando, l’allora Sindaco Enzo Sindoni e, per non aver commesso il fatto, di aver, mediante l’utilizzo di Facebook, offeso la reputazione dello stesso Sindoni.

Sono stati accolte entrambe le richieste in appello avanzate dall’avvocato Patrizia Corpina. Per il primo, relativo alla minaccia di morte, era stata anche rigettata, in primo grado, la richiesta di risarcimento avanzata dal comune. Secondo la Corte d’appello Monastra aveva telefonato, il 10 ottobre 2009, dalla Danimarca ai carabinieri in quanto intendeva protestare per un atto del sindaco (lo sgombero di un’area di pertinenza della sua abitazione mentre si trovava all’estero) manifestando l’intenzione di uccidere il primo cittadino al comandante della stazione maresciallo Innocenzo Guarino, ma la minaccia non aveva alcuna potenzialità lesiva. E’ da escludere, continuano i giudici, che, manifestando l’intenzione di eliminare fisicamente Sindoni, Monastra volesse effettuare una seria minaccia. Del resto, si legge nel dispositivo della sentenza, sarebbe singolare la condotta di un soggetto che telefona ai carabinieri per preavvisarli della sua intenzione di uccidere il sindaco del paese del quale è fiero oppositore politico.

Fondato per i giudici anche il secondo appello in quanto la pagina Facebook “Orlando Libero”, sul quale è stato pubblicato il post che offendeva la reputazione di Sindoni, non è riconducibile a Nino Monastra ma che probabilmente ha influito sulla possibile gestione della pagina in questione il fatto che negli anni passati Monastra aveva registrato un dominio su Aruba denominato proprio “www.orlandolibero.it, successivamente chiuso, che utilizzava per l’attività politica. Questo non fornisce la prova, secondo i giudici, della responsabilità oltre il ragionevole dubbio.

 

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