Covid, anche in Sicilia arriva la cosiddetta variante nigeriana
La notizia dello sbarco in Sicilia della variante Covid nigeriana è oramai ufficiale.
Si tratta di una variante – Covid B.1.525 – individuata per la prima volta nel Regno Unito alla metà di dicembre 2020 per essere poi successivamente ritrovata in Nigeria, Danimarca, Stati Uniti, Canada e Francia.
Al momento sono centinaia i casi nel mondo, 2 i casi riscontrati al momento sull’Isola. Due migranti minorenni risultati positivi provenienti dal centro d’accoglienza di Caltanissetta che hanno fatto diverse soste in Sicilia prima di giungere in una casa comunale per minori a Messina.
In Italia questa variante è stata individuata per la prima volta il 17 febbraio 2021, dall’Istituto Pascale e dall’università Federico II di Napoli, in un paziente tornato dall’Africa per motivi di lavoro. La variante nigeriana, come tutte le varianti, presenta diverse mutazioni, di cui alcune presenti anche in altre varianti, il che ne fa in realtà una “variante della variante”.
In particolare la B.1.525 presenta 3 mutazioni in comune con la variante inglese, tra cui la 501Y quella responsabile di una maggiore virulenza perché in grado di legarsi alle cellule umane con maggiore facilità; e una con la sudafricana e la brasiliana, la E484K, che secondo gli studiosi conferirebbe al virus un’elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini.
E’ sempre da un altro ceppo, d’altronde, che se ne origina una nuova, com’è già accaduto centinaia, forse migliaia di volte da quando è comparso il virus originario. Il problema insorge quando le “copie” sono molto distanti dall’originale. La nigeriana purtroppo contiene una mutazione propria, specifica, rinominata Q677H, presente nella proteina Spike, cioè quella utilizzata dai vaccini di ultima generazione. Il che potrebbe ridurne ulteriormente l’efficacia.
Le analisi e le osservazioni cliniche della scienza, naturalmente, richiedono tempo e gli studi su queste mutazioni sono tuttora in corso. Proprio perché non è ancora chiaro come e quanto possano impattare sull’epidemia è più che mai necessario accelerare la campagna vaccinale, così da lasciare meno tempo possibile al Coronavirus per cambiare ancora.