Galati Mamertino e il suo Castello protagonisti al Congresso di archeologia medievale
Dal 9 al 13 settembre 2025 si terrà il X Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (SAMI) a Udine e Cividale del Friuli considerato uno dei momenti più rilevanti per la comunità scientifica italiana e internazionale che si occupa di Medioevo. Per una settimana, archeologi, storici e ricercatori discuteranno di metodi di indagine, insediamenti, paesaggi, città medievali e produzioni artigianali, mettendo a confronto esperienze e risultati maturati nei diversi contesti regionali.
Tra i protagonisti del congresso ci saranno due giovani studiosi siciliani: Marie-Ange Causarano, docente di Archeologia Medievale presso l’Università di Messina, e Marco Miano, assegnista di ricerca nello stesso ateneo. La loro relazione, dedicata al Castello di Galati Mamertino, ha suscitato particolare interesse per il taglio innovativo con cui hanno saputo intrecciare l’analisi archeologica con la lettura storica e territoriale. Non si tratta di una descrizione dei ruderi e delle tecniche costruttive, ma una ricerca che restituisce al Castello il suo ruolo originario: presidio militare, crocevia viario, luogo di culto e simbolo per una comunità che ancora oggi lo riconosce come parte integrante della propria storia.
Un presidio tra montagne e valli
Le fonti storiche e archeologiche raccontano di un complesso articolato, con «molte belle stanze e cisterne» e una chiesa dedicata a San Michele, poi distrutta. Nel tempo il Castello fu anche utilizzato come prigione, fino a quando cadde in rovina. Ma la sua importanza non si è mai spenta. Il Castello di Galati Mamertino sorge su un’altura a 807 metri, naturalmente difesa da pareti rocciose a strapiombo sulla valle del Fitalia.
Da lì lo sguardo abbraccia le Rocche del Crasto, Monte Soro e la fascia tirrenica fino alle Eolie. Questa posizione ne fece, fin dal Medioevo, una fortezza strategica: non solo presidio militare, ma anche punto di controllo delle vie di comunicazione che collegavano la costa all’entroterra. Già nel XII secolo il geografo arabo Al-Idrisi, nel Libro di Ruggero, descriveva Galati come un «fortalizio difendevole tra eccelse montagne, popolato e prospero (…) con terre da seminagione e bestiame». Una testimonianza che restituisce l’immagine di un borgo fortificato, vitale e ben organizzato, dove l’agricoltura e l’allevamento erano la base della ricchezza.
Una nuova valorizzazione del castello per Galati Mamertino
Dalla ricerca scientifica al coinvolgimento popolare, il Castello di Galati Mamertino si conferma dunque un luogo in cui la storia incontra il presente, capace di rafforzare il senso di appartenenza della comunità e di aprire nuove prospettive culturali e turistiche per l’intera area dei Nebrodi. Lo scorso luglio la comunità ha avuto un assaggio concreto di questo rinnovato interesse grazie a un evento promosso dall’Università di Messina.
Il castello è molto più di un rudere, è un simbolo identitario, capace di raccontare le radici medievali del borgo e di testimoniare la centralità che questo centro ebbe nei secoli, inserito in una rete di strade, monasteri e insediamenti che tenevano insieme l’area nebroidea.