I GD di Troina contro la Pagana: “Non rappresenta il territorio”

I Giovani Democratici di Troina attaccano l’assessore al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, Elena Pagana. L’ex deputata troinese, moglie dell’ex assessore alla Salute Ruggero Razza, non eletta con Fratelli d’Italia alle ultime elezioni, è stata ripescata nell’Esecutivo Schifani, dopo tantissime polemiche. Con un lunghissimo post sulla loro pagina Facebook, i giovani esponenti troinesi del Partito Democratico si scagliano contro la loro concittadina e neo assessore accusandola di non rappresentare il territorio della provincia di Enna.

Riportiamo integralmente la nota dei Gd di Troina

“L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Ppopolo […] ”?. Così recita il primo articolo della Costituzione. Dopo la recente formazione del nuovo governo regionale, tuttavia, come giovani, ci sentiamo di analizzare pubblicamente alcune dinamiche sulle quali dissentiamo! Per distinguere le analisi dalle opinioni, necessita partire da dati numerici sui quali impostare il ragionamento.

Nel 2017, nella circoscrizione di Enna, hanno votato 75.876. La candidata Elena Pagana ne ha ottenuti 8.110. La candidata Pagana risulta la prima degli eletti, raccogliendo da sola il 10,68 % delle preferenze dei votanti. Nel 2022, sempre nella stessa circoscrizione, i votanti sono stati 80.185 e la candidata Pagana ne ha ottenuti 1.690, risultando non prima, non seconda, non terza, non quinta, ma ottava in termini di preferenze, raccogliendo il 2,1 % dei voti. Da questi elementi, sarebbe dovuto emergere un dato politico, apparentemente oggettivo ed incontrovertibile (ma evidentemente soggetto ad interpretazioni): il territorio ha democraticamente bocciato il lavoro che nei 5 anni precedenti ha svolto l’onorevole Pagana.

Al fine anche di prevenire inutili e futili polemiche: nulla da eccepire sul fatto che una nomina assessoriale sia una nomina fiduciaria e dunque, come tale, legittima ed insindacabile al di fuori del giudizio del Presidente della Regione. Ma ci si chiede: l’ex onorevole, oggi assessore, può considerarsi, con i numeri sopraindicati, rappresentativa di un territorio?

Ed ancora di più, può considerarsi rappresentativa di quello stesso territorio, che più di ogni altro contesto ha potuto constatare i frutti del suo lavoro e che come risultato ha avuto la perdita dei 4/5 dei suoi elettori durante i 5 anni di consiliatura regionale? Forse, allora, a controbilanciare il (basso) consenso elettorale, vi sono delle esperienze/competenze specifiche che giustificano la nomina? Non una formazione da paesaggista, non una formazione da ingegnere ambientale, non un trascorso nella commissione regionale durante la precedente legislatura che si è occupati di territorio e ambiente (infatti figurano le commissioni “Affari Istituzionali”, “Regolamento” e “Commissione parlamentare speciale Statuto e materia statutaria”; più in generale: nessuna esperienza strettamente tecnica connessa alle deleghe che dovrà gestire.

Deleghe che oggi più che mai rappresentano una sfida per il futuro della Sicilia e non solo: la desertificazione, la siccità, il problema degli incendi che ogni anno distruggono ettari di un territorio che va invece tutelato e valorizzato; sono sfide che non consentono di sacrificare sull’altare del merito, il fatto che l’assessore sia giovane e sia donna!

Eppure, nonostante ciò, quello stesso partito che appena qualche mese fa ha instituito il Ministero del Merito, decide di indicare come assessore, l’ex onorevole Elena Pagana. In un articolo di stampa del 24 agosto 2022 si legge in un virgolettato dell’assessore Pagana: “Ho deciso di affidarmi al giudizio dei miei elettori”. Giudizio del quale però evidentemente non ha tenuto molto conto, poiché, vista anche la delicatezza del ruolo a cui veniva chiamata e le competenze specifiche che richiede, ha accettato l’incarico. In quanto giovani del territorio vogliamo dar voce ai tanti coetanei che hanno assistito a questo “spettacolo” dei giorni scorsi e vogliamo rivolgerci a chi queste scelte le ha fatte, a chi le ha avallate a chi le ha portate avanti: vi siete chiesti qual è il messaggio che si fa arrivare all’elettorato (soprattutto giovanile) da una mossa politica di questo genere?

Il messaggio che purtroppo arriva è che votare serve a poco o nulla, considerato che a prescindere dal consenso, si viene comunque delegati a ricoprire ruoli di prim’ordine (dunque, a che serve votare?); il messaggio che arriva è che non serve avere delle competenze specifiche per ricoprire ruoli delicati e di prestigio (dunque, a che serve studiare e specializzarsi?); il messaggio che arriva è che una “poltrona” vale l’altra, basta che sia “poltrona”, come se i trascorsi per ricoprire il ruolo di assessore regionale al Territorio e Ambiente debbano essere gli stessi di quelli per ricoprire la delega ai Beni Culturali o al Turismo, svilendo di fatto il concetto di competenza, in un mondo in cui tutti possono far tutto.

Come se ci trovassimo di fronte a dei moderni Leonardo Da Vinci, le cui competenze trasversali gli consentivano di spaziare dalla fisica alla pittura, passando per l’anatomia. Fino ad ora, a prescindere che si parli di governi di destra o di sinistra, le scelte sui nomi venivano fatte o (piaccia o non piaccia) per il “peso elettorale” che ogni soggetto riusciva ad esprimere o (purtroppo più raramente) per competenze oggettive, si pensi a Franco Battiato o a Sebastiano Tusa. Ma a quanto pare, nonostante nel caso specifico, non ci troviamo di fronte a nessuno di questi due casi, quel popolo che aveva democraticamente espresso un giudizio sull’operato dell’ex deputata regionale, oggi se la ritrova catapultata nel Governo Regionale.

Tradotto in altri termini: il volere dei pochi vince sul volere dei molti. Queste sono le motivazioni che portano a chiederci se realmente la Sovranità appartiene al popolo. Non ci si stupisca allora dell’astensionismo, e non ci si stupisca dei giovani che sempre meno si avvicinano alla politica. Che considerazione si può avere, infatti, della politica se i fatti ci dimostrano che chi entra in politica per cambiarla, alla fine finisce per esserne cambiato?

Cosa avrebbe detto l’Elena del 2017, che giustamente osteggiava e criticava un certo modus operandi della politica, all’ Elena del 2022 che quel modus operandi oggi lo ha fatto suo e lo personifica in ogni suo aspetto? Ricapitolando: vogliamo concentrare le nostre analisi solo sull’ambito politico (tralasciando volutamente altri ambiti più privati che non ci permettiamo di giudicare, in quanto afferenti ad Elena Pagana come donna e non ad Elena Pagana in quanto politica), vogliamo esternare il nostro dissenso sottolineando che a nostro avviso in questa scelta non vi è né merito, né democrazia! In ogni caso, al di là di qualsiasi analisi politica, il dado è tratto. Vi è adesso un governo regionale legittimo a cui spettano grandi sfide da affrontare. Desiderosi di essere stupiti positivamente nei fatti dalle azioni che il futuro governo regionale e l’assessore Pagana in particolare vorranno intraprendere nell’esercizio delle loro funzioni, ma consapevoli che ormai il concetto di merito e di democrazia sono stati umiliati e con loro la speranza di chi credeva che potessero ancora servire a qualcosa, non possiamo che augurare un sincero augurio di buon lavoro, sia per galateo istituzionale sia poiché ci rendiamo conto che se il governo regionale lavorerà bene, a beneficiarne dovrebbero essere tutti i siciliani a prescindere dal credo politico.

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Pubblicato da
Davide Di Giorgi