Nebrodi: restituire valore a un territorio che merita di più
Ci sono luoghi che chiedono solo di essere raccontati. I Nebrodi sono uno di questi: una terra che non ha bisogno di invenzioni, ma di parole giuste, di sguardi onesti, di un giornalismo capace di comunicare la verità profonda dei suoi paesaggi, delle sue comunità, delle sue imprese.
Il Festival del Giornalismo Enogastronomico — che quest’anno ha celebrato la decima edizione — nasce e continua a vivere proprio da questa convinzione: che il racconto possa essere strumento di sviluppo, che il cibo, il vino, i prodotti della terra non siano solo materia di gusto ma di identità, e che dietro ogni piccola impresa ci sia un pezzo di futuro possibile.
Non è un appuntamento pensato per fare business. È un gesto di restituzione. Un atto di amore verso un territorio che ha dato molto ma che merita ancora di più. Ogni edizione è un tentativo — concreto, faticoso, autentico — di tenere insieme giornalisti, produttori, studiosi, istituzioni e cittadini nella convinzione che solo dal dialogo può nascere qualcosa di duraturo.
Dietro questo Festival non ci sono strategie di marketing o logiche speculative, ma la volontà di dare voce a chi produce valore ogni giorno, spesso nel silenzio, lontano dai riflettori.
Per questo, l’appello alle istituzioni è chiaro e sereno: abbandonare le vecchie logiche, quelle delle scelte calate dall’alto o dei finanziamenti episodici, e intraprendere finalmente una strada diversa — quella del sostegno disinteressato alle imprese, della fiducia verso chi lavora, del supporto concreto a chi tiene in vita borghi, pascoli, vigneti e laboratori artigiani.
Il Parco dei Nebrodi, in particolare, può e deve tornare a essere motore di sviluppo, non solo garante di tutela ambientale. Un Parco vive se genera opportunità, se accompagna i giovani, se valorizza le produzioni locali e la biodiversità non come vincolo ma come ricchezza. È tempo di colmare le lacune, di riscoprire la missione originaria: proteggere e al tempo stesso far crescere.
E poi c’è l’appello — ancora più urgente — agli imprenditori locali. Nessuno chiede fondi per il Festival: ciò che si chiede è di credere nelle proprie possibilità, di partecipare, di farsi parte attiva di un cambiamento. Metterci del proprio — anche poco — significa stimolare nuove iniziative, sostenere altri eventi, aprire spazi di crescita che restano patrimonio di tutti.
Sostenere la cultura, l’enogastronomia, il turismo esperienziale non è beneficenza: è un investimento nella propria terra, nella propria identità e nella possibilità di attrarre persone, turisti, visitatori, mettendo al centro il territorio e chi ci lavora.
Un esempio viene da Longi, dai ragazzi de La Stretta, che da anni, con caparbietà e passione, portano avanti un progetto di promozione disinteressata del territorio. Non lo fanno per calcolo, ma per amore. E l’amore, nei Nebrodi, resta la più grande forma di impresa possibile.
Il Festival del Giornalismo Enogastronomico, arrivato al suo decimo anno, continuerà su questa strada: raccontare, costruire legami, restituire valore.
Perché raccontare la Sicilia – e i Nebrodi – significa prima di tutto crederci.