Roccella “Transizione demografica priorità assoluta per il Paese”
06/05/2025
ROMA (ITALPRESS) – “Il tema rappresenta una priorità per il mio ministero ma anche una priorità assoluta per l’intero Paese. Il fatto stesso che la camera dei Deputati abbia ritenuto opportuno istituire una commissione parlamentare d’inchiesta per approfondire gli effetti economici sociali della transizione demografica, testimonia che questa materia non è solo un argomento di studio per statistici e sociologi, ma qualcosa che impatta molto concretamente sul futuro e anche sul presente della nostra società”. Lo ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le pari Opportunità, Maria Eugenia Roccella, nel corso dell’audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica. “Dal governo Meloni è arrivata la consapevolezza che la crisi di natalità è il più importante cambiamento che stiamo attraversando – ha aggiunto -, tema posto al centro delle proprie politiche in maniera trasversale. Veniamo da una lunga fase, nella quale l’attenzione nazionale e internazionale alle grandi transizioni, si è concentrata su altri fronti: la transizione verde o quella digitale, si è parlato invece poco, e da pochissimo tempo, della transizione forse più impattante di tutte che è quella demografica”.
La ministra Roccella ha ricordato che la transizione demografica “porta con sè, non solo le conseguenze socio-economiche che ben si conoscono, ma anche conseguenze ambientali, se pensiamo alle aree interne spopolate e ai problemi ambientali che questo pone e conseguenze sull’innovazione anche digitale, a causa soprattutto della perdita della spinta innovatrice delle giovani generazioni. Se non ci sono giovani – ha concluso – è difficile che ci sia innovazione. Anche le istituzioni europee non hanno, evidentemente, una piena consapevolezza della gravità della crisi demografica, basti pensare che nel Pnrr non c’è nulla sul tema”.
“Il governo italiano è riuscito a dare centralità alla questione della transizione demografica nel dibattito pubblico italiano, ma altrettanto siamo impegnati a fare a livello internazionale, a cominciare dall’Europa. Sul tema scontiamo una lunga disattenzione, o forse dovremmo più correttamente dire che scontiamo un drammatico errore di analisi – ha detto ancora Roccella -. Negli anni cinquanta, la minaccia che veniva paventata per il futuro della terra e dell’umanità, era la cosiddetta bomba demografica. Si temeva che un aumento di misura della popolazione, connesso alle previsioni dell’esaurimento progressivo e tendenziale delle risorse, avrebbe determinato squilibri. Previsioni sbagliate che poggiavano sull’ideologia di un uomo visto solo come consumatore di risorse e non come risorsa primaria dell’ecosistema”.
La ministra Roccella ha sottolineato che “la spirale demografica non si inverte dall’oggi al domani, si tratta di processi che richiedono tempo. Un altro luogo comune da sfatare è che il calo delle nascite fosse un dato italiano, come se le culle vuote fossero un problema solo o prevalentemente del nostro paese, come se l’Italia fosse un malato speciale, senza rendersi conto che siamo invece di fronte a una vera e propria pandemia. Se, per esempio, diamo un’occhiata ai dati europei vediamo che tutti i 27 paesi sono molto al di sotto del famoso tasso di sostituzione, cioè quelle 2,1 figli per donna, che garantirebbero l’equilibrio tra nascite e morti – ha concluso -. A leggere i dati si notano in particolare due fatti: il primo che si è verificato negli ultimi anni un crollo generalizzato e veloce che ha toccato anche paesi che venivano considerati meno a rischio, il secondo che, laddove anche c’è stata una risalita, parliamo sempre d’Europa, questa è stata di breve durata”.
La ministra Roccella ha ricordato che la transizione demografica “porta con sè, non solo le conseguenze socio-economiche che ben si conoscono, ma anche conseguenze ambientali, se pensiamo alle aree interne spopolate e ai problemi ambientali che questo pone e conseguenze sull’innovazione anche digitale, a causa soprattutto della perdita della spinta innovatrice delle giovani generazioni. Se non ci sono giovani – ha concluso – è difficile che ci sia innovazione. Anche le istituzioni europee non hanno, evidentemente, una piena consapevolezza della gravità della crisi demografica, basti pensare che nel Pnrr non c’è nulla sul tema”.
“Il governo italiano è riuscito a dare centralità alla questione della transizione demografica nel dibattito pubblico italiano, ma altrettanto siamo impegnati a fare a livello internazionale, a cominciare dall’Europa. Sul tema scontiamo una lunga disattenzione, o forse dovremmo più correttamente dire che scontiamo un drammatico errore di analisi – ha detto ancora Roccella -. Negli anni cinquanta, la minaccia che veniva paventata per il futuro della terra e dell’umanità, era la cosiddetta bomba demografica. Si temeva che un aumento di misura della popolazione, connesso alle previsioni dell’esaurimento progressivo e tendenziale delle risorse, avrebbe determinato squilibri. Previsioni sbagliate che poggiavano sull’ideologia di un uomo visto solo come consumatore di risorse e non come risorsa primaria dell’ecosistema”.
La ministra Roccella ha sottolineato che “la spirale demografica non si inverte dall’oggi al domani, si tratta di processi che richiedono tempo. Un altro luogo comune da sfatare è che il calo delle nascite fosse un dato italiano, come se le culle vuote fossero un problema solo o prevalentemente del nostro paese, come se l’Italia fosse un malato speciale, senza rendersi conto che siamo invece di fronte a una vera e propria pandemia. Se, per esempio, diamo un’occhiata ai dati europei vediamo che tutti i 27 paesi sono molto al di sotto del famoso tasso di sostituzione, cioè quelle 2,1 figli per donna, che garantirebbero l’equilibrio tra nascite e morti – ha concluso -. A leggere i dati si notano in particolare due fatti: il primo che si è verificato negli ultimi anni un crollo generalizzato e veloce che ha toccato anche paesi che venivano considerati meno a rischio, il secondo che, laddove anche c’è stata una risalita, parliamo sempre d’Europa, questa è stata di breve durata”.
– Foto ufficio stampa Camera dei Deputati –
(ITALPRESS).