Verso le amministrative: a Galati servono programmi, non congiure da bar

di Giovanni Doe
18/09/2025

Galati Mamertino si prepara già a tornare alle urne. La corsa elettorale, a giudicare dai primi movimenti, rischia però di partire con il piede sbagliato. Il dibattito politico si concentra su nomi, presunti tradimenti, manovre sotterranee: il gioco dei personalismi, dei retroscena sussurrati nei bar o nelle chat, che nulla hanno a che vedere con le sfide vere che attendono la comunità.

L’attuale sindaco, Vincenzo Amadore, ha già annunciato la sua ricandidatura. Intorno a lui, più che un confronto sui risultati e sulle proposte, si è acceso un fuoco di indiscrezioni: chi tradisce chi, chi tratta con chi. Eppure non saranno gli spifferi a scrivere la storia di Galati, ma le decisioni concrete che amministratori e cittadini sapranno assumere.

Se davvero si vuole offrire un’alternativa, occorre cambiare registro. Non servono processi alle intenzioni, né accuse che finiscono per assolvere implicitamente chi governa. Serve, piuttosto, una discussione franca su che cosa significa amministrare un paese dell’entroterra negli anni a venire: come intercettare i fondi statali e quelli europei che arriveranno con la nuova programmazione; come creare lavoro e servizi per i giovani; come dare risposte a viabilità, sanità territoriale, scuole, rigenerazione urbana.

Questo significa, per chi è in consiglio e per chi ambisce a guidare il municipio, presentare programmi verificabili, con tempi e responsabilità chiare. Significa anche aprire i partiti, le liste civiche e le associazioni al contributo di competenze esterne, di chi in questi anni ha maturato esperienze nel sociale, nell’impresa, nella cultura, e può trasformarle in progettualità amministrativa.

La vera sfida non è capire chi “stia con Amadore” o chi “faccia finta di opporsi”. La sfida è mostrare ai cittadini come si intende far crescere Galati Mamertino nei prossimi cinque anni. Tutto il resto – i mormorii, le vendette personali, le geometrie variabili – appartiene alla cronaca spicciola, non alla storia.

C’è bisogno di un’assunzione di responsabilità collettiva. Che la maggioranza spieghi risultati e piani futuri, che la minoranza avanzi idee e non solo sospetti. Che i cittadini pretendano contenuti e non si accontentino di slogan. Solo così le prossime elezioni potranno diventare l’occasione per un vero salto di qualità: trasformare il voto da resa dei conti personale in un patto per il futuro della comunità.

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