Auguri ai Nebrodi che hanno le risorse per sconfiggere i nemici di sempre

di Salvo Lapietra
25/12/2014

I Nebrodi hanno tutti i numeri per essere luogo affrancato dal sottosviluppo. Cittadini per bene, imprenditori di buona volontà, ragazzi preparati e spesso con livello di studio eccellente. Cosa manca allora? Manca una classe dirigente preparata e al passo con i bisogni del momento. Con lodevoli eccezioni ovviamente che però non sono sufficienti a dare una prospettiva univoca a un territorio che ha necessità di vincere la sfida dello sviluppo. Servono progetti lungimiranti. E questo forse è il momento per riflettere su alcune questioni fondamentali.

Nei mesi scorsi alcuni comuni hanno avviato l’iniziativa di Nebrodi Albergo Diffuso: dieci comuni tutti insieme che hanno deciso di fare sistema in un settore importante come quello turistico. Non v’è dubbio che il contributo maggiore deve arrivare dai privati e non v’è dubbio che questo progetto apre possibilità di lavoro e di business. Ecco perché gli amministratori locali possono dare un contributo notevole in termini di animazione del territorio e di stimolo alla creazione di nuove imprese. Ci sono modelli positivi cui guardare, proprio sui Nebrodi: a Longi grazie all’iniziativa di alcuni giovani è cresciuto il turismo escursionistico e l’ospitalità diffusa in paese è già realtà. A San Marco D’Alunzio finalmente il grande patrimonio culturale comincia a essere utilizzato e conosciuto e anche qui il ruolo dei giovani è stato fondamentale. Sono progetti di medio-lungo termine cui bisogna certo dedicare tempo e risorse: il lavoro è la risorsa principale cui vanno aggiunti la capacità di progettare e la capacità di dare contenuti. C’è un sistema di offerta turistica e culturale che va costruito e completato e ci sono enti chiamati a dare un supporto concreto. Il Parco dei Nebrodi, per esempio, può e deve svolgere un ruolo centrale.
Insieme al turismo questa ampia area della Sicilia ha sviluppato una rete di offerta enogastronomica di rilievo. La forza sta nella tradizione dei piatti locali e nel basso costo: due ingredienti che danno forza a un progetto che può sfidare la cucina e il cibo spazzatura. E infine le produzioni locali: l’agricoltura e la pastorizia per anni bistrattati e trattati al rango di economia di sussistenza hanno acquisito negli ultimi anni un valore strategico che è difficile non cogliere. I prodotti locali, spesso riconosciuti e premiati, hanno possibilità sui mercati anche internazionali a patto che i produttori capiscano che bisogna mettersi insieme, fare sistema, battere i pugni sul tavolo per chiedere infrastrutture vere e non porti turistici dei sogni che servono solo a chissà chi: in un incontro con investitori cinesi a Palazzo D’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana, c’è chi si è premurato a proporre il porto turistico di Santo Stefano di Camastra piuttosto che illustrare le grandi potenzialità di un territorio come i Nebrodi che ha necessità di collegamenti veloci con i mercati, con gli aeroporti, con il mondo. Qual è il disegno? Tenere questo territorio ancora sotto scopa per farne solo un serbatoio elettorale e di affari? Qual è il disegno di Slow Food il cui comitato regionale ha recentemente bocciato l’istituzione della condotta dei Nebrodi mentre ha dato il via ad altre condotte in altre zone della Sicilia? Per tanti anni i Nebrodi sono stati considerati colonia di qualcuno e oggi anche gli illuminati vertici di Slow Food si comportando come se questo fosse un feudo irrinunciabile. Chissà cosa ne pensa Carlin Petrini. Buon Natale.

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