Beni culturali immateriali, le risorse sottovalutate della Sicilia

di Redazione
19/12/2016

Agrigento – Sono da tutti portati a esempio, rappresentano l’anima profonda del popolo siciliano, piacciono agli stranieri, appassionato alcuni amministratori locali ma i beni immateriali siciliani non hanno ancora l’attenzione che meritano. Può essere questo il messaggio che arriva da quattro giorni di lavoro, tra Palermo e Agrigento, in cui esperti nazionali e internazionali, amministratori, rappresentanti di associazioni si sono confrontati sulla prospettiva culturale, sociale ed economica dei beni immateriali siciliani. Che non sono solo folklore ma la manifestazione di una identità culturale spesso trascurata. Un confronto avvenuto nell’ambito dell’assemblea 2016 dell’dell’Iccn, organizzazione internazionale riconosciuta dall’Unesco con sede a Gangneung, Corea del Sud. Una iniziativa promossa dal dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana, dal Parco archeologico di Agrigento, dal Comune di Agrigento con l’assistenza del Coppem (Comitato permanente per il partenariato euromediterraneo dei poteri locali e regionali), del Cunes (Coordinamento dei Comuni Unesco Sicilia) e dell’Iccn (Inter City Cultural Network).

La Sicilia conta ben 3 beni immateriali , riconosciuti dall’Unesco: l’Opera dei pupi, la vite ad alberello di Pantelleria e la Dieta Mediterranea. Si è svolta qui la VI Conferenza Internazionale “Eredità Immateriali e i processi di sviluppo partecipato e sostenibile”.  Evento dove tra i temi toccati ci sono state le tradizioni folkloristiche locali, la nascita di Ecomusei atti a valorizzare e promuovere i territori e la Dieta Mediterranea.

Le tradizioni folkloristiche costituiscono l’anima dei vari territori siciliani. Corrado Bonfanti, sindaco di Noto, infatti ha parlato de “l’importanza del patrimonio immateriale siciliano è data dalle molteplici tradizioni siciliane sopravvissute nei secoli e il forte legame che, esse, hanno con il territorio di cui sono testimonianza”.  Filippo Miroddi, sindaco di Piazza Armerina, ha ribadito “l’importanza della valorizzazione del patrimonio immateriale delle varie comunità siciliane deve passare dalla promozione di queste. Ad esempio a Piazza Armerina ogni anno nei giorni 12, 13, 14 agosto in onore dei festeggiamenti di Maria Santissima delle Vittorie avviene il “Palio dei normanni”, il mio auspicio è che anche questa giostra equestre possa essere inserita tra i beni immateriali dell’Umanità”. Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, ha parlato de “la festa  del Mandorlo in fiore, evento che si tiene ogni anno a febbraio, dimostrazione di come l’intuizione di sfruttare una tradizione locale possa essere un’ottima opportunità di crescita per un territorio”. Andrea Cusumano, assessore della Cultura di Palermo,  si è soffermato su “il concetto di cultura come asse di snodo di un progetto sociale in chiave sostenibile, costituendo un volano attrattivo di sviluppo del territorio” facendo riferimento a “Giuseppe Pitrè, modello a cui guardare, per la ricerca, salvaguardia e valorizzazione della nostra identità culturale”. L’assessore, inoltre, ha parlato di “Manifesta, un’ importante mostra biennale europea di arte contemporanea la cui dodicesima edizione si terrà a Palermo nel 2018. Una sfida per Palermo e l’intera regione, infatti sarà altissimo il numero di visitatori attesi sulla scia delle precedenti edizioni. La manifestazione si presenta come la giusta occasione per promuovere lo sviluppo della città attraverso l’arte e la cultura, sarà un’importante vetrina mondiale con rilevanti prospettive di crescita economica e sviluppo turistico”.

All’interno del filone del turismo esperienziale,  per quanto riguarda gli “Ecomusei di Sicilia”, Salvatore Burrafato, per l’Ecomuseo Petra D’Asgotto di Nicosia, ha raccontato il territorio nicosiano con tutte le sue peculiarità “il forte legame uomo-territorio, le espressioni artistiche della cittadina e l’ampia panoramica delle specialità gastronomiche che si possono trovare a Nicosia sono lo spunto per il nostro slogan: Dai un senso ai tuoi sensi”. Valentina Carruba, per l’Ecomuseo di Troina, ha parlato della cittadina nebroidea illustrandone le varie testimonianze storico-culturali presenti nel territorio, il patrimonio ambientale, le tradizioni tra cui il culto di San Silvestro ed  i prodotti gastronomici tipici e “l’idea di fondo dell’ecomuseo, che, è quella di uno strumento concreto di sperimentazione e incubatore di progetti partecipati, guardando al territorio con tutte le sue potenzialità come risorsa di crescita per l’intera comunità”. Davide Licari, per l’Ecomuseo dello Jato, ha portato la sua testimonianza  con “le difficoltà ad operare in un territorio difficile quale quello dello Jato, dove la mafia l’ha fatta da patrone negli anni. Ma nonostante questo la sfida di rilanciare il territorio è stata accettata e portata avanti, con un progetto di sviluppo delle comunità locali finalizzato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale”.

La Dieta Mediterranea è il punto di partenza a cui guardare per affermare “l’Italian life style”. Angelo Freni, presidente di Food Italy, ha posato l’attenzione sulla “valorizzare del “made in Italy”, attraverso un disciplinare costituito da un sistema di certificazione non solo delle materie prime e dei prodotti ma anche dello stile, che permetterà alle eccellenze italiane di potersi contraddistinguere e imporre nel panorama mondiale”. Pietro Columba con i concetti di “Agri-Cultura e Agri-Incoltura, dove il ruolo chiave è svolto dal cibo che media il rapporto uomo-ambiente , infatti vivere del prodotto dell’ambiente tutela l’ambiente stesso. Bisogna riappropriarsi del bisogno di ruralità guardando alla progettazione della città contestualmente al territorio circostante e non in competizione con esso” e Rosario Schicchi parlando di piante spontanee “il cibo sempre più industrializzato sta allontanando l’uomo dalla natura, facendogli perdere la cultura che gli ha permesso per millenni di riconoscere i caratteri delle specie commestibili. Infatti sono molte le specie spontanee commestibili presenti sul nostro territorio e il loro impiego in cucina fa parte della cultura e tradizione gastronomica siciliana, anche per le innumerevoli proprietà date dalle sostanze benefiche contenute”  hanno ribadito come le tradizioni agricole siciliane siano il punto di partenza per la valorizzazione e promozione del territorio, ma in un’ottica moderna, atta allo sviluppo dell’intera comunità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.