Bio Distretto dei Nebrodi: il passo necessario per lo sviluppo del territorio

di Redazione
29/10/2016

“L’agricoltura biologica non riguarda il passato: riguarda il futuro. Non si tratta di tornare al modo tradizionale di fare le cose: si tratta di passare ad un’agricoltura a basse emissioni di carbonio, che sia meno dipendente dalle fonti energetiche fossili, e che massimizzi le interazioni tra piante, animali e alberi – imitando la natura per non distruggerla. E’ una transizione che dobbiamo preparare ora, o ci sarà imposta da eventi facilmente prevedibili…”. Così Olivier De Schutter, tra i maggiori esperti internazionali sui Sistemi Alimentari Sostenibili , introduceva durante una relazione all’ONU.

Il concetto è molto semplice, occorre tutelare, senza aspettare che venga compromesso, lo stato dell’ambiente, la qualità dell’alimentazione, la conservazione del paesaggio, gli stili di vita improntati alla salubrità e l’estensione delle reti di relazione basate sul concetto di comunità. La stessa etimologia del termine Bio, essere vivente, dà l’idea di un luogo dove si tutela la salute non solo delle persone, ma anche degli animali e delle piante.

I Nebrodi, con le alte cime, le verdi vallate ricche di uliveti, agrumi e frutteti e innumerevoli corsi d’acque rappresentano un territorio ideale per la costituzione di un Bio Distretto. Luoghi in cui da sempre l’Homo Nebroidensis opera nel rispetto del territorio, inteso come spazio in cui vive una comunità armonica, compatta con la sua identità ed i suoi saperi.

In territori come quello dei Nebrodi si individua il ruolo prioritario che si intende dare all’economia della zona e da cui derivano poi tutti gli altri interventi che caratterizzano il “sistema Bio Distretto”. Lo si fa riconoscendo l’agricoltura sostenibile come l’attività primaria, che garantisce la conservazione e la custodia del territorio, ne caratterizza l’immagine da cui trae consistenza la sua economia.

I Nebrodi, rispetto ad altri territori, partono avvantaggiate perché di fatto da decenni vi sono aziende che svolgono attività dedite all’agricoltura biologica. Ma un Bio-Distretto è fortemente legato al termine “sostenibile” e deve tendere ad orientare l’intera produzione agricola alla sostenibilità, compresa quindi l’agricoltura oggi praticata con metodi non biologici (da quella integrata a quella tradizionale). L’obiettivo deve essere quello di migliorare le metodiche verso un minor impiego di prodotti derivati dalla chimica, portandole verso un graduale processo di conversione. Un luogo, quindi,  ove politiche e processi operano per un sistematico miglioramento della sostenibilità ambientale in tutte le attività umane che verranno praticate. Il Bio-Distretto deve essere visto come uno strumento innovativo di governante territoriale sostenibile che deve intrecciarsi con altri strumenti di programmazione e pianificazione territoriale già presenti, incrementrando i legami tra amministrazioni pubbliche, aziende, associazioni e consumatori e rafforzando un tessuto in cui si intrecciano ambiente e paesaggio, agricoltura con attività produttive e terziarie e fattori culturali con identità locali

Il territorio di 42 Comuni compreso nel Gal Nebrodi (Gruppo di Azione Locale) potrà rappresentare uno dei Bio-Distretti più grandi ed importanti  a livello nazionale e tra i primi a livello regionale. Inoltre la scelta strategica di coinvolgere direttamente l’Associazione Nazionale delle Città del Bio potrà contribuire a migliorare e attuare i processi di agricoltura biologica, intesa sia come modello colturale che come progetto culturale. Una esperienza maturata sul campo che ha visto l’Associazione come soggetto attuatore di 2 Bio-Distretti, quello del Suol D’Aleramo e delle Terre del Giarolo. Terre di eccellenze, come i Nebrodi, nel Monferrato e a cavallo tra il Piemonte, la Liguria e l’Emilia Romagna. Terre di tartufi, funghi, castagne, nocciole, miele, vino, formaggi, salumi, prodotti ortofrutticoli, conserve e marmellate e carni da allevamenti naturali. In questi bio-distretti oltre a valorizzare l’agricoltura sostenibile (biologica e naturale), si è dato ampio spazio alla cultura locale a sostegno di un turismo dolce e di qualità. Ma tanto risalto si è dato ad una corretta educazione alimentare e al diritto al cibo sano, buono e pulito, esaltando la stagionalità dei prodotti locali e dando maggiore visibilità e consapevolezza sulla filiera agro-alimentare.

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