Caos Province, la Uil: in Sicilia seimila dipendenti nell’incertezza

di Salvo Lapietra
30/12/2014

Ventimila impiegati in Italia a rischio di mobilità – cioè di licenziamento, se non fosse trovata nuova collocazione nell’arco di due anni – mentre seimila dipendenti pubblici in Sicilia sono ancora in attesa di  conoscere cosa sarà domani di loro, del loro posto di lavoro.  Ecco il “caos-Province”, che la Uil ha voluto denunciare oggi scegliendo Catania per una manifestazione nazionale cui hanno preso parte Carmelo Barbagallo, impegnato in una delle sue prime iniziative da segretario generale del “Sindacato dei
Cittadini”, e Giovanni Torluccio, leader dell’organizzazione di categoria Uil Fpl. Con Barbagallo e Torluccio in via Etnea, per un sit-in dinanzi Palazzo Minoriti, una folla di lavoratori e i segretari regionali e provinciali Uil e Uil Fpl Claudio Barone, Enzo Tango, Fortunato Parisi e Stefano Passarello assieme a segretari e dirigenti del sindacato siciliano e catanese. 
Le ragioni della protesta sono state sintetizzate in Prefettura da Carmelo Barbagallo e Giovanni Torluccio, alla guida di una delegazione che s’è incontrata con il viceprefetto vicario Enrico Gullotti e il capo di gabinetto Licia Messina. Le “stranezze” della situazione siciliana – “ancora una volta, partita per prima ma rimasta ultima!”, ha esclamato Barbagallo – e le incognite provocate nelle Province delle altre regioni italiane dall’introduzione della legge Delrio sono state sottolineate dai rappresentanti della Uil. Denunciano gli esponenti sindacali: “Piove sul bagnato, perché alla condizione di grande difficoltà provocata dal mancato rinnovo del contratto nazionale di tutto il comparto pubblico si somma il malessere dei lavoratori delle Province per i guasti prodotti dalla riforma, con l’incapacità nel gestire efficacemente i necessari processi di riorganizzazione del personale, e in Sicilia a causa della precarietà di chi resta ancora in attesa di una riforma solo annunciata. A rendere ancora più fosche le tinte del quadro, le incertezze interpretative relative al Jobs Act”.
La “specificità siciliana”, motivo di particolare allarme: “Unica certezza, i commissari!”, dice la Uil. “Per le nove Province dell’Isola, per i circa 6 mila lavoratori di questi enti il futuro è una nebulosa ormai da anni, sempre in attesa che Governo e Ars trovino la quadratura del cerchio sui disegni di legge per l’istituzione delle Aree metropolitane e dei Liberi consorzi di Comuni nell’Isola.  Con l’annuncio in diretta tv fatto il 3 marzo 2013 dal presidente Rosario Crocetta, la Sicilia era stata la prima a manifestare la volontà di tagliare le Province. Un esempio di autonomia usata male, perché a Palazzo dei Normanni si discute ancora. E il 13 ottobre di quest’anno, la giunta Crocetta ha prorogato il commissariamento delle Province fino al 30 marzo 2015”. E ancora: “Tra riduzioni dei trasferimenti e incertezze gestionali, latitano servizi e attività delle Province in Sicilia che hanno competenza, tra l’altro, sugli edifici scolastici degli Istituti secondari superiori, su una vastissima rete stradale e sull’assistenza a sordomuti e ciechi. I cittadini pagano un prezzo altissimo. Intanto, crescono le ansie dei lavoratori delle Province tra prospettive di mobilità e ipotesi di trasferimenti di massa ai Comuni che, intanto, fanno i conti con problemi di personale, di precari in attesa di doverosa stabilizzazione e di bilancio. A proposito di questi ultimi, peraltro, non va dimenticata la recente, apprezzata, iniziativa della Uil di Catania e del suo segretario generale Fortunato Parisi che negli ultimi mesi ha avviato una consultazione con i sindaci del territorio per affrontare l’allarme  provocato dai tagli alla spesa sociale”.

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