Capizzi in festa per i 100 anni di zia Bettina

di Redazione
24/01/2018

Benedetta Testa Camillo, classe 1918, il 19 gennaio ha compiuto 100 anni ed è stata grande festa nella cittadina nebroidea. La comunità capitina ha voluto festeggiare l’importante e straordinario traguardo raggiunto da zia Bettina, come viene affettuosamente chiamata la signora.

La festa, organizzata dall’Amministrazione comunale e dall’associazione Insieme, ha avuto inizio con la signora Benedetta che è stata accompagnata, dalla banda musicale, dalle majorette e dalle Istituzioni, presso il Santuario di San Giacomo, dove l’arciprete Luigi Cardella ha officiato in suo onore. Momento, questo, molto solenne ed intimo, dove la comunità si è stretta intorno alla centenaria. Diverse sono state le testimonianze, il prete, la nipote e la figlia, il sindaco e il presidente della confraternita di San Sebastiano, di cui fa parte la signora Testa Camillo, hanno raccontato la grande dedizione per la famiglia, l’impegno verso gli altri e il grande affetto che questa donna ha saputo donare a quanti l’hanno incontrata sul loro cammino.

Zia Bettina è stata una grande donna e madre che con tanto sacrificio, lavoro, dedizione e fede è riuscita a superare momenti difficili, come la Seconda Guerra Mondiale. Sarta di professione, con il suo lavoro ha portato avanti la sua famiglia, quando il marito era prigioniero al fronte, e con grande lungimiranza una volta tornato gli permise di poter ricominciare.

La vita di questa donna è stata contraddistinta dalla famiglia, dal lavoro e dalla fede. Fede che non l’ha mai abbandonata e di cui ogni giorno da testimonianza, infatti, anche in questa occasione ha voluto omaggiare i presenti con una pergamena dove c’è scritta una preghiera in suo ricordo, la quale recita “Benedetti quelli che mi guardano con simpatia. Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco. Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità. Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti. Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza. Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi tante volte ripetuti. Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto. Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo. Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine. Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza. Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita. Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio. Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù”.

Madre di cinque figli, nonna di undici nipoti e di sei pronipoti, viene così raccontata dalla nipote Elisa “mia nonna è una persona attiva, una persona molto creativa, che non si è mai arresa nella vita. Mio nonno ha combattuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale di conseguenza lei è rimasta, per molti anni, da sola e quindi si è dovuta mantenere in quegli anni, cuciva e dava anche lezioni di cucito. Era una persona che cuciva anche per la gente che non aveva nulla, all’epoca c’erano problemi economici e quindi di conseguenza, lei non si faceva pagare economicamente, ma attraverso il baratto. Cuce tutt’ora, magari non ci vede benissimo come prima  ma ha la sua Singer, che custodisce gelosamente. Leggeva e legge, ama i romanzi, da Svevo a Camilleri. È una persona ironica, estremamente ironica, e  autoironica. Tiene molto, anche, alla cura di se stessa; si vedono persone di 100 anni con i capelli bianchi, lei no, lei ci tiene a fare il colore puntualmente, ad essere ben vestita, era sarta me lo dice sempre. Inoltre, gli anziani di oggi ti riprendono e ti dico “ah ai miei tempi”, lei no. Ad esempio vede WhatsApp, due figli vivono in Germania e di conseguenza per Natale e le feste le facciamo fare i video e li inviamo, e  dice ma quante belle cose che avete oggi. È una nonna che non ti frena, molto aperta, una nonna che ti sprona. Una persona molto credente ed una delle cose quando la saluti, la prima e l’ultima, che ti dice è “che Dio ti benedica”. Infatti, crede tantissimo nella Provvidenza Divina e ti ripete sempre “nei momenti di difficoltà non ti scoraggiare mai Dio è il sole e c’è sempre nella tua vita”. Canta le vecchie canzoni, di una volta, ed è molto teatrale, a scuola recitava e ricorda alcune parti delle recite. Spesso, racconta i tempi di guerra del nonno e di quando mio nonno le scriveva, le mandava le cartoline illustrate, e lei con quelle cartoline ha cucito una sorta di tovaglia. Con orgoglio ci dice che quando mio nonno è stato in guerra, era molto bravo a cucinare, nel campo di prigionia, l’hanno messo a cucinare, in quel periodo ha conosciuto e si è fatto ben volere da una famiglia che voleva fargli sposare la figlia e lui disse “no! Torno da mia moglie” e lei orgogliosa dice sempre “vedi tuo nonno è tornato da me, poteva rimanere lì ma è tornato”. Racconta anche che quando mio nonno è tornato dalla guerra, tutti lo credevano morto perché è stato fatto prigioniero per qualche anno, quando ritorno mia nonna aveva accumulato i soldi e all’epoca gli permise di comprare un mulo, il famoso mulo. Quando lui arrivò era preoccupato, diceva adesso io come faccio a mantenere la mia famiglia, lei disse non ti preoccupare io ho qui i soldi per il mulo e così iniziò a mantenere la sua famiglia. Poi è strettamente legata alla famiglia ed è stata il perno di questa famiglia, perché lei è sempre stata il collante di questa nostra numerosa famiglia. È autonoma, autosufficiente, sale e scende da sola le scale di casa ed è molto dinamica, in estate innaffia, pesino, le piante. Sta vivendo questo traguardo ricordando i vecchi tempi; in prossimità dei 100 anni è ringiovanita, è rinata, è molto contenta di avere tutti quanti vicini. E dice che è una benedizione arrivare a 100 anni con tutti i suoi figli.”

Tina, la figlia più piccola, racconta così la madre “è una mamma e una donna spettacolare, perché ha annullato se stessa per tutti noi figli. Una donna voluta bene da tutti, perché molto disponibile, altruista. Ancora oggi la vengono a cercare proprio per il bel ricordo che ha lasciato e che continua a lasciare.

Io dico sono fortunata, in genere noi siamo in grado di scegliere i nostri amici, il nostro compagno, però Dio invece ci dona la mamma; ci dobbiamo accollare, fatemi passare questo termine, la mamma che Dio ci da ed io sono fiera di avere una mamma del genere. Desidero qualora ci fosse un’altra vita la stessa mamma, rivorrei la mia stessa mamma. Sono madre di due figlie, tra i valori che mi ha trasmesso e che ho cercato di trasmettere loro c’è: l’umiltà. Non ha fatto che dire sempre “devi essere molto umile, non devi essere superba”, la frase di mia mamma era “la superbia se ne va a cavallo e torna a piedi”. Non fa altro che dire vi benedico, dovete avere la salute, vi voglio bene, che Gesù vi protegga.

Mia madre mi ha avuta a 44 anni, una differenza generazionale, però è talmente brillante questa mamma e che ripete “vai avanti” e non dice mai “ai miei tempi”. Io mi sono sposata molto giovane, appena diplomata, mia madre mi ha permesso di portare avanti i miei sogni, i miei obiettivi, mi ha sempre detto non mollare. Mi sono iscritta all’università, io con il pancione andavo a dare gli esami e mia mamma si trasferiva a casa mia perché doveva aiutarmi affinché potessi raggiungere i miei obiettivi, questa è stata mia mamma, un supporto, un faro, un pilastro, ma non solo per me, ma per tutti noi, per i suoi amici, per i suoi vicini, per i parenti, per tutti. Mia madre con niente riusciva a realizzare la qualsiasi cosa e faceva felici tutti; le davano un pezzo di pezza, mia madre  faceva  vestiti a tutti, perché i tempi erano quelli che erano; questo è il ricordo che hanno di mia mamma tutti, non solo i figli, non solo i parenti, tutta la gente di Capizzi per cui lei era ed è la zia Bettina.”

Lei, la zia Bettina, commenta così questo suo traguardo “ringrazio il Signore, che sto bene, che ho passato bene la mia vita. Solo un dispiacere ho avuto che mio marito è stato in guerra e ha sofferto, ma per tutto il resto lo ringrazio, mi ha accontentato di tutto e per grazia di Dio non mi è mancato mai niente; io ho lavorato, cucivo, e Dio mi benediceva. Quando mio marito era in guerra, gli ho fatto trovare 100 mila lire, tutti del mio lavoro. A quei tempi, gli altri prendevano la fame, io lavoravo, cucivo, badavo ai figli, quando è tornato, non voleva venire, mi resto qua mi guadagno qualche lira per comprare il mulo, io dissi tu vieni per il mulo non ci pensare, quando è tornato io ho preso 100 mila lire, che avevo raccolto, e gliele ho date. Gli altri prendevano tutti la fame, in quel periodo, io no ringrazio il Signore in cielo e in terra. Auguro a tutti una vita come la mia, una buona vita, solo la guerra non è stata buona, una buona fortuna, la salute, la Provvidenza e di essere sempre tranquilli e tanto bene.”

Il sindaco Giacomo Leonardo Purrazzo, nel suo intervento, ha detto “grazie a zia Bettina per le parole con cui mi ha accolto quando siamo andati a prenderla a casa sua, con un sorriso sulle labbra e con uno ancora più grande che manifestava con i suoi occhi, al mio saluto ha detto “Dio vi benedice a tutti per quello che state facendo”. La festa di zia Bettina è la festa di tutta la comunità. Sono 100 anni, quando da bambini si pensa a questa età, a questo traguardo da raggiungere, sembra un qualcosa di impossibile, “si cent’anni!”, però nella comunità di Capizzi stiamo registrando che accade sempre più spesso. E quest’anno avremo, se si ripeterà questa grazia, altri due centenari, questo significa che a Capizzi si vive bene. La presenza degli anziani insieme ai bambini deve costituire il filo conduttore per la comunità capitina, perché è un legame che non si deve interrompere. Quello che si è vissuto, all’interno della comunità, serve da via per il nostro futuro. Cento anni significa toccare diverse epoche; quello che noi molte volte vediamo nei film o lo abbiamo studiato sui libri di storia zia Bettina l’ha vissuto personalmente, quei tempi duri, difficili, anche momenti in cui il nostro paese, come tutta l’Italia e non solo, veniva toccato dalla Seconda Guerra Mondiale lei c’era. Quindi, quello che noi dobbiamo apprezzare sono i loro insegnamenti, gli insegnamenti di chi è più grande di noi, per far sì di trarre tutto il meglio che c’è e che c’è stato prima di noi.”   

La festa si è conclusa presso il centro sociale con un rinfresco e il taglio della torta.

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