Carni infette, il buco nella rete dei controlli. Gli esperti: serve un piano incisivo

di Emma De Maria
20/12/2016

Messina – Cento focolai di tubercolosi bovina nel solo comune di Caronia, 130 casi di brucellosi umana (10 volte di più rispetto all’anno prima) solo a Messina a fronte di 200 casi a livello nazionale: Sono i dati allarmanti diffusi in conferenza stampa dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e dal presidente della commissione d’inchiesta sul sistema veterinario in Sicilia Vincenzo Di Marco. Secondo quanto riferito in conferenza stampa c’è il fondato sospetto che questi fenomeni siano legati nella stragrande maggioranza al consumo di carni e prodotti caseari infetti. A questi numeri ne vanno aggiunti altri: 570mila bovini e ovicaprini scomparsi in Sicilia tra il 2011 e il 2016 e oltre 36mila capi di bestime spariti nella provincia di Messina negli ultimi due anni.

Numeri impressionanti testimoni anche dell’esistenza di un fenomeno criminale, quello della macellazione clandestina, che mette a repentaglio la salute pubblica.

Malattie infettive diffuse negli allevamenti, come tubercolosi, la cui eradicazione rappresenta uno degli obiettivi principali per la Regione Sicilia.

Obiettivo che ad oggi, anche alla luce di quanto emerso grazie all’operazione Gamma Interferon, appare lontano e potrebbe aprire la strada a un possibile, necessario e probabilmente inevitabile, commissariamento dell’isola.

Focolai che da oltre vent’anni prediligono la zona dei Nebrodi, dove si assiste, quasi impotenti, al proliferare e al diffondersi di malattie infettive.

Ad essere sotto accusa la filiera dei controlli, oggetto di inflitrazioni criminali; perché se è vero che il consumo di carne infetta è consentito dalla normativa vigente, è necessario puntualizzare che in moltissimi casi le carni di animali affette da tubercolosi non possono essere commercializzate.

La sicurezza alimentare ha inizio negli allevamenti e prosegue all’interno dei macelli la procedura prevede che, laddove i controlli effettuati negli allevamenti ravvisino la presenza di un capo affetto da tubercolosi, si metta in moto una procedura ad hoc. Il capo malato verrà separato da quelli sani e raggiungerà il macello passando da un’area apposita. Una volta macellato, la carcassa dell’animale verrà sottoposta a ulteriori analisi.

Virulenza e diffusione della malattia rappresentano lo spartiacque tra consumo e distruzione. Solo gli animali la cui carcassa presenta lesioni localizzate in uno solo degli organi interni potranno essere destinati al libero consumo laddove, invece, le lesioni risultino estese a tutti gli organi, la carcassa dell’animale dovrà essere distrutta e per nessuna ragione immesa nel circuito alimentare. Ma in una situazione di filiera poco controllata non sempre le carcasse vengono distrutte.

C’è un mercato intorno al quale ruotano interessi finanziari che, non solo nell’area nebroidea, fanno gola a diversi gruppi criminali, i quali attraverso la macellazione clandestina immettono nel circuito alimentare carni e prodotti pericolosi per la salute umana.

Il contagio per l’uomo può avvenire sia attraverso il consumo delle carni infette o di prodotti lattiero caseari realizzati con latte crudo e non pastorizzato, sia direttamente tra uomo e animale all’interno degli allevamenti.

La zona grigia, sostengono gli esperti, riguarda prevalentemente la piccola distribuzione, sopratutto macellerie e ambulantato, dove i controlli, sebbene previsti, risultano carenti o del tutto assenti: “Le ispezioni non devono fermarsi ad allevamenti e mattatoi – spiega una fonte che non vuole essere citata – perché l’anello debole nella catena dei controlli, dove cioè le maglie si allargano rendendo possibile l’introduzione di carni che arrivano da un mercato illecito, è la distribuzione locale. Occorre spingere sulla qualità dei controlli, non sulla quantità, soprattutto durante la commercializzazione del prodotto finito – spiega – pretendendo che carni e prodotti caseari indichino, ad esempio, il nome del mattatoio all’interno del quale l’animale è stato macellato”.

La politica della tolleranza zero e del pugno di ferro, annunciata dal governatore Rosario Crocetta nei confronti del sistema criminoso, prevede controlli sanitari più stringenti e nuovi bandi per rafforzare il servizio veterinario pubblico: “L’incremento di personale però, potrebbe rivelarsi insufficiente se non si procederà, parallelamente, all’elaborazione un piano di eradicazione più incisivo. Sarebbe auspicabile – dicono gli esperti – predisporre un censimento degli allevamenti che producono carne e prodotti lattiero caseari, introducendo nella filiera sanitaria la figura del veterinario supervisore”.

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