Charley Fazio, il fotografo che porta la speranza ai bambini oppressi dagli orrori della guerra

di Redazione
06/01/2017

Galati Mamertino – Charley Fazio è un fotografo siciliano, che nasce a Palermo ma vive l’infanzia a Galati Mamertino, in provincia di Messina. Dopo aver conseguito la laurea e l’abilitazione alla professione di geologo, capisce di non essere soddisfatto della sua vita, manca qualcosa, e allora cerca di comprendere cosa lo appassiona e appaga tra i vari interessi che coltivava. Così inizia il suo percorso che lo avvicinerà sempre più alla fotografia e alla ricerca di quel particolare che tramuta tutto in essenza. “Ho iniziato a credere davvero che la fotografia potesse diventare il mio lavoro nel 2008 – racconta – quando una mia foto, “Life is beautiful ­ La vita è bella”, è stata selezionata al prestigioso concorso mondiale Sony World Photography Awards, fra più di 25.000 in tutto il mondo giungendo in semifinale, li ho capito che forse era quella la strada giusta, la mia strada”.

Sono tanti i lavori a cui ha partecipato, da fotografo ufficiale per una serie di manifestazioni e spettacoli musicali e teatrali di elevato interesse artistico, a fotografo di scena per l’attore Gianfranco Jannuzzo. Si è cimentato, anche, nella regia e la fotografia di videoclip musicali; nel 2009 ha scritto la sceneggiatura e girato il video di “Falso movimento”, del cantautore messinese Tony Canto in cui vi è anche la partecipazione del cantante e autore Mario Venuti, e di “Poco poco” nel 2013. Per due anni di seguito con i suoi scatti è arrivato in semifinale al concorso fotografico bandito da National Geographic Italia. Ha collaborato con il magazine Marcopolo, con la pubblicazione di foto e servizi; altre sue foto sono state pubblicate su riviste quali: Dove, F, Donna Magazine, I grandi vini, I love Sicilia, Diari di viaggio, Alice Cucina etc. Alla fine del 2013 è stato scelto dal Consorzio Tutela dei vini Soave DOC, Soave (Vr), per una campagna pubblicitaria e un calendario. Ad oggi opera come freelance in qualsiasi campo della fotografia, sia che si tratti di natura e paesaggio, spettacoli teatrali, matrimoni, conceptual art, reportages, still life, fotografia glamour etc., purché possa esprimere la sua anima. Inoltre innamorato com’è del suo lavoro cerca di trasmettere il suo sapere e sentimento verso la fotografia, anche agli altri, con attività didattiche, corsi di fotografia, escursioni fotografiche e naturalistiche. Ha allestito molte mostre personali di grande successo in tutta Italia e nel mondo; da Galati Mamertino ed i vari paesi nebroidei al Friuli, dal Portogallo a Singapore, passando per le Antille e New York, sono solo alcuni dei luoghi incantati dal fascino degli scatti di Fazio; sempre cercando di comunicare allo spettatore l’essenza scorta nei luoghi, nelle persone e nelle cose che non tutti a volte riescono a comprendere, cercando di trasmettere quel particolare che fa la differenza.

Ha ricevuto diversi riconoscimenti per le sue fotografie, tra questi ad ottobre 2016 due menzioni d’onore all’IPA (International Photo Awards) per due fotografie.

Negli ultimi anni, però, oltre alle meraviglie del mondo c’è qualcosa di diverso che incontra lo sguardo del fotografo, dell’uomo, di Charley Fazio ed è la guerra, sono i volti della guerra, sono i bambini della guerra.  “Una sera guardando Tg2 Storie – racconta – ho visto un servizio su una ragazza. Una volontaria che era andata a portare beni di prima necessità in un paese colpito dalla guerra ed allora mi venne l’idea di fare un reportage. Mi misi in contatto con l’associazione, dovevo partire con loro ma per vari impegni non riuscii a farlo. Nei mesi successivi, durante una mostra in Trentino, conobbi  Feras Garabawy, responsabile dei progetti umanitari internazionali della onlus “Speranza – Hope for Children”, entrai in contatto con questa associazione e vidi che nel loro operato c’erano grande passione e vero spirito di solidarietà . Da li decisi di devolvere a loro il ricavato di quella mostra e di iniziare a collaborare attivamente con questa associazione, usando il mio lavoro  per dargli visibilità”.

“Speranza-Hope for Children” è una onlus trentina nata, nel 2014, su iniziativa di un gruppo di volontari che operavano già dal 2013 per il sostegno ai profughi siriani in Turchia e in Siria. L’Associazione di cui è presidente Gaetano Turrini ha lo scopo d’intervenire in zone disagiate da conflitti e povertà, con iniziative umanitarie in favore delle famiglie ed in particolare dei bambini, che soffrono per fame, malnutrizione, malattie, assenza di cure mediche e istruzione di base. Ciò avviene con viaggi, dove i volontari, portano un concreto supporto etico e materiale, a queste popolazioni.

Il territorio dove operano è quello ai confini con la Siria, stato afflitto da una guerra iniziata, come rivoluzione pacifica, nel marzo del 2011. I siriani erano scesi nelle piazze di Homs, Hama, Aleppo e Damasco per chiedere libertà e democrazia. Ma la repressione da parte dell’esercito regolare e delle milizie filo governative del Presidente Bashar al Assad è stata dura ed ha mutato la natura della Thawra da “rivoluzione pacifica” a guerra civile.

Il popolo siriano martoriato dalla guerra fugge e si rifugia in Turchia a Kilis, sul confine, qui sono milioni i profughi che vivono in tendopoli e alloggi di fortuna e decine di migliaia sono minori. Minori che vivono per strada, tra le tendopoli, senza la possibilità di andare a scuola e senza la possibilità di vivere la loro infanzia spensierata e felice. L’impegno dell’associazione “Speranza – Hope for children” è verso loro ed è per restituire ai bambini il sorriso e dare loro un futuro, una speranza.

L’Associazione opera grazie alle donazioni di aziende o privati, le somme raccolte vengono usate per acquistare in loco beni di prima necessità: alimenti, abbigliamento, coperte ed aiutare le famiglie a pagare l’affitto, perché la maggior parte di loro non vuole andar via e quindi nasce l’esigenza di assicurargli una casa, se pur fatiscente.

Fazio abbraccia la causa dell’Associazione e collaborando con essa cerca di far conoscere i progetti attivi in un territorio molto difficile. Tra questi ci sono le “Scuole della Speranza”, in collaborazione con Syrian Team of Progress and Prosperity, per il sostegno finanziario per 5 scuole, con 20 classi, circa 650 alunni a Hurtain, a pochi chilometri a nord di Aleppo. “L’importanza dell’istruzione – afferma Fazio – è indiscutibile come base per un futuro migliore per questo popolo; è necessario promuovere la cultura di questi bambini”. Il progetto il “Pane della Speranza” è rivolto al sostegno finanziario per la fornitura, per sempre, di 2 chili di pane al giorno alle famiglie composte da vedove con bambini, in media 5, ad Hurtain. C’è anche il progetto rivolto al completo sostegno per il funzionamento ad Hurtain, Aleppo, della Clinica specializzata per la Leishmaniosi, malattia parassitaria fatale se non viene curata. Questa clinica cura circa 600 casi di Leishmaniosi al mese. In collaborazione con la Onlus “Una mano per un Sorriso – For Children” portano avanti il progetto umanitario “One Hand For One Life – Una Mano per Una Vita”, finalizzato al  sostegno alimentare e cure mediche per gli ultimi tre mesi di gravidanza per le donne, che altrimenti a causa della malnutrizione rischiano di partorire figli sotto peso con difficoltà di sopravvivere o con ritardi nella crescita. Altro progetto è la gestione della Clinica Pediatrica all’interno del campo profughi siriano di Bab Al Salam, campo che accoglie più di 25 mila persone, la metà sono bambini, e questa è l’unica clinica pediatrica presente.

Charley Fazio avvicinatosi a “Speranza – Hope for children onlus” ha conosciuto questo mondo e si è innamorato di questa gente, di questi bambini. È partito diverse volte, l’ultimo viaggio è stato durante le ultime festività natalizie. È andato a Kilis e attraverso il suo obiettivo racconta cosa succede laggiù; racconta i volti della guerra, racconta i volti dei bambini che si trovavo a vivere quell’orrore, cercando di dare voce ad un popolo dimenticato da tutti.

Da questi scatti è nato un videoracconto “Città di polvere”, che insieme ad un altro documentario sta portando in giro per la Sicilia. L’azione di Fazio è volta a creare una rete a sostegno di queste popolazioni con serate finalizzate alla sensibilizzazione e alla raccolta fondi. è già stato a  Palermo, Milazzo, San Salvatore di Fitalia e Galati Mamertino. Il documentario “Città di polvere” è fatto con le fotografie che ritraggono i bambini di Kilis ed è impreziosito dalla voce narrante di Giancarlo Cattaneo e dalle musiche originali del maestro Antonio Vasta.  Fazio descrive così di questo progetto: “Ogni essere umano dovrebbe conoscere il mondo che abbiamo dietro l’angolo, quello inimmaginabile e buio che non vogliamo ci appartenga, che osserviamo e subito dimentichiamo. E viviamo, intanto viviamo le nostre vite come se nulla fosse, come fossimo abitanti di un altro universo, spettatori del loro da dietro una scrivania o una finestra appannata di egoismo. “Città di polvere – I bambini di Kilis” è un video racconto che parla di un viaggio in un mondo che ci appare molto lontano pur non essendo tale. Un viaggio di uomini tra le vittime dell’uomo stesso, tra anime smarrite, tra meravigliosi bambini innocenti e poco consapevoli della tragedia che stanno vivendo. Un viaggio, in qualche modo tuttora in corso grazie all’impegno di “Speranza – Hope for children Onlus”.

In questi luoghi la povertà si tocca con mano, insieme alle malattie, alla malnutrizione e all’annientamento umano ed i bambini sono quelli che pagano il prezzo più alto. Fazio infatti, dalle pagine del suo diario durante uno di questi viaggio, racconta “A Kilis i bambini trascorrono il loro tempo in un “far niente” che non è per nulla dolce. Lo è talvolta, o lo è stato, ma non lo è più. Arriva l’inverno, e se prima si poteva gironzolare nei dintorni della propria casa per evadere un po’ dalle quattro mura domestiche, a breve si dovrà stare rintanati in casa per il freddo, evitando le strade fangose, il vento gelido e i pericoli quotidiani del vivere in un luogo che non è tuo e non lo sarà mai. Mesi e mesi di “clausura”, di non interazione, di involontaria costrizione per un’infanzia inesistente non potranno che avere effetti devastanti sulla psiche di questi bambini che non comprendono ancora il perché di tutto questo, di un disagio inaspettato, mai immaginato. La nostra missione è alleviare il peso imbarazzante di una realtà meschina e vile, portare sorrisi e riceverne altrettanti ma anche creare qualcosa di buono, non solo beni effimeri ma durevoli. Dopo sforzi immani è nato un asilo ma costa mantenerlo e la capacità ricettiva è limitata mentre i bambini a Kilis sono migliaia. Servono scuole per garantire istruzione ed allontanare la malvagità insita nell’uomo che è pronto a rubare coscienze, identità, anime. Serve restituire a questi bambini innocenti la loro vita, la loro sacra e unica vita che hanno da vivere in questo mondo di merda. Insieme ce la faremo.”

E proprio dal contatto diretto con questi bambini nasce l’idea di un progetto che si è concluso in quest’ultimo viaggio natalizio. Il progetto “Shot fot Hope” vede i bambini protagonisti dall’altra parte della macchina fotografica, sono loro che attraverso l’obiettivo catturano le immagini. “Ho affidato ai bambini una macchina fotografica, una polaroid – racconta – ed ho chiesto loro di fotografare la bellezza, cos’è per loro la bellezza. Quello che è venuto fuori è qualcosa di forte e scioccante, uno di loro ad esempio ha fotografato le mura di casa, perché per loro poter avere una casa corrisponde già ad un sogno a qualcosa di bello. Su queste foto farò compiere uno studio psicologico e insieme alle mie foto, fatte in questi luoghi, verranno esposte prossimamente in una mostra”.

Fra gli oggetti che è possibile acquistare per sostenere l’Associazione e suoi progetti c’è anche un simpatico pupazzetto Hope; un orsetto, che è stato cucito dalle donne, dalle madri, di Aleppo. Si tratta di un peluque speciale, il cui nome vuol dire per l’appunto speranza, come la speranza che tramite esso viene distribuita simbolicamente, per ricavare fondi da investire la dove serve. In quei luoghi dove speranza significa istruzione, cibo e salute.

 

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