Combattere la crisi delle imprese siciliane: l’antidoto è soltanto uno…

di Redazione
13/10/2017

Nonostante l’ottimismo per il futuro, il presente delle aziende siciliane racconta di una realtà che fa molta fatica ad uscire dalla crisi economica. Il principale motivo è certamente legato al cronico ritardato pagamento dei debiti da parte della Pubblica amministrazione siciliana. Secondo quanto raccolto da Confartigianato Sicilia, infatti, nell’isola sono infatti oltre 46mila le imprese di diverse dimensioni che vantano un credito nei confronti della pubblica amministrazione con una cifra complessiva miliardaria.

A subirne, principalmente, le piccole imprese artigiane che devono rivolgersi al sistema creditizio, sostenendo i noti ed elevati costi che questo comporta, costretti in diversi casi a fallimenti ed alle difficoltà che ne derivano. Inoltre, nei primi tre mesi del 2016, in Sicilia sono scomparse dal tessuto produttivo locale 23.294 aziende, mentre le aperture sono state 3.716. Le imprese attive sono 259.348, su un totale di 279.107 aziende operanti nell’Isola.

Da gennaio a marzo sono state avviate 208 procedure di fallimento; mentre le chiusure hanno interessato perlopiù i marchi storici e le imprese artigiane, con un’incidenza maggiore rispetto ad altri settori di attività: nei primi tre mesi dell’anno, infatti, hanno già chiuso 778 aziende artigiane. Secondo Confimprese Italia, in Sicilia si registra un’impennata del fenomeno dell’ambulantato: nel 2015 gli ambulanti sono aumentati di 2.834 unità (+76,2% rispetto al 2014) e il numero dei commercianti, che non esercitano la propria attività in un luogo stabile, risulta pari a 20.412. Tra le province siciliane è Palermo con 7.020 aziende ambulanti a registrare l’aumento più significativo su scala regionale.

Come uscire da questa crisi?

La chiave principale per abbandonare la crisi economica è aprire le porte alla digitalizzazione, che rappresenta una leva essenziale per accrescere la capacità delle imprese di giocare un ruolo crescente sui mercati internazionali e le modalità per realizzarla sono molteplici.

L’utilizzo delle nuove tecnologie nella gestione di un’azienda, infatti, non si applica solo alla comunicazione e al marketing, ma anche ad esempio alla produzione, alla vendita, al modello di business, alle modalità di apprendimento, all’interazione con i clienti, all’accesso al mercato e nelle attività.

Con la digitalizzazione cambia radicalmente il modo di produrre e di comunicare di un’impresa. Con la trasformazione digitale, inoltre, si ha un risparmio del fatturato, semplificazione dell’accesso alle informazioni, miglioramento dei processi di business e rafforzamento del vantaggio competitivo. Inoltre, vi è una stretta correlazione tra digitalizzazione e internazionalizzazione: infatti è emerso da una recente ricerca condotta da Doxa per conto di Google che le imprese che hanno fatto un uso maggiore di strumenti digitali (ad es: rete internet, e-fax o software di gestione) per il proprio business contemporaneamente hanno visto anche aumentare il volume delle loro esportazioni.

Insomma, rimandare il processo di digitalizzazione di un’impresa significa limitarne gli strumenti a disposizione per il suo business e non poterle permettere di sfruttare appieno tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. La trasformazione digitale è un processo articolato che richiede anche competenze manageriali, ma non si tratta solo di una fatica innovativa: questa trasformazione comporta benefici dal punto di vista dei costi e della gestione dei processi. Più efficacia, maggiore efficienza, nonché una gamma di servizi decisamente migliori da poter offrire ai propri clienti e fornitori.

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